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Il 2020 ci ha insegnato a non dare le cose per scontate (e a fare la tinta da sole)

Vi siete mai chiesti come sia “sopravvissuta” una donna in quarantena senza parrucchiere ed estetista? Ve lo racconto io, alla prese con la tinta fai da te e una manicure da sistemare. Questo 2020 ci ha messo a dura prova, e non di certo perchè non potevamo farci coccolare con i nostri trattamenti beauty preferiti: è stato un anno che ci ha insegnato a non dare le cose per scontato. Cerchiamo di fare tesoro delle piccole cose che abbiamo imparato quest’anno: in fondo è dai momenti difficili che si imparano le cose più belle.
A cura di Federica Ambrogio
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Questo 2020 che sta per terminare è stato un anno strano: è stato l'anno in cui abbiamo capito quanto sia importante l'appuntamento periodico dall'estetista, che fare da sé spesso porta a un risultato diverso da quello che ci aspettavamo, dove abbiamo cercato di capire la differenza tra una lima 100 e una 240 e di destreggiarci davanti a una cartella colori per capire quale tinta fosse più adatta per i nostri capelli. E chi è sopravvissuta senza ritrovarsi con i capelli effetto paglia, le sopracciglia diverse una dall'altra e le unghie distrutte, merita un premio di consolazione.

Quando siamo state costrette ad abbandonare la nostra quotidianità abbiamo capito l'importanza di tante cose che davamo per scontate. Tipo la tinta dal parrucchiere: quell'appuntamento sacrosanto con cadenza mensile dove per un paio d'ore stacchi il cervello e ti fai coccolare tra la scelta del colore perfetto, quattro chiacchiere e massaggi alla cute. La realtà della tinta a casa è tutta un'altra storia: per prima cosa individuare il colore giusto tra una miriade di codici, poi trovare ciotolina, pennello e pinze (che sembra una passeggiata, ma in un momento storico in cui tutte le donne, T-U-T-T-E, sono alle prese con il ritocco della tinta a casa non è così semplice). E poi arriva il momento di mettersi all'opera. Io quella mattina me la ricorderò per sempre: ho indossato la comodissima mantellina di plastica che ad ogni movimento si sposta, mi sono armata di pazienza e ho iniziato a miscelare sulla bilancina i colori che mi servivano (la mia parrucchiera, santa donna, mi aveva dato indicazioni precise su colori e grammatura onde evitare che i miei capelli castani si trasformassero in un verde acido). Il mio gatto mi guardava perplesso neanche fossi la nuova protagonista di Breaking Bad e stessi producendo anfetamine. Ma il bello doveva ancora arrivare. Tutto pronto, colore miscelato, mi siedo davanti allo specchio e inizio a separare le ciocche come la parrucchiera, sempre quella santa di prima, mi aveva spiegato. E finché sono rimasta nella parte frontale per coprire la ricrescita è stato (quasi) semplice, ma quando sono arrivata nella parte posteriore dove per ovvie ragioni non vedevo, ho iniziato a pennellare i miei capelli come se fossi Picasso. Il risultato, non chiedetemi come, non era neanche poi così terribile, ma appena ho potuto sono corsa in salone perchè il mio appuntamento periodico dal parrucchiere non me lo leva nessuno.

E cosa dire poi di quel giorno in cui ho dovuto smontarmi il gel della ricostruzione unghie? Poco prima del lockdown la mia onicotecnica aveva creato una micro french blu elettrico con un dettaglio glitter, per non farci mancare niente. Io che mi occupo quotidianamente di rendere belle le donne con il make up, sono totalmente incapace nel campo della manicure. Ho scoperto che le lime non sono tutte uguali e che se una serve per accorciare, l'altra serve per ridurre lo spessore del gel e che non è così consigliato fare l'opposto. Ho capito che la polvere che si crea limando il gel si infila ovunque, e che quando ti sembrerà di aver ottenuto un risultato accettabile ti laverai le mani e vedrai che in realtà le unghie sono tutt'altro che levigate e omogenee ma che al contrario ricordano più una strada piena di dossi e buche. Quando a fine Maggio sono tornata dalla mia onicotecnica lei, carina, mi ha sorriso dicendo che le mie unghie non erano così disastrate: le ho sorriso anche io mentre nella mia testa pregavo di non doverlo fare mai più (spoiler, l'ho dovuto rifare).

Scherzi a parte, questo 2020 ci ha messo a dura prova, e non di certo per una tinta da fare a casa o per una manicure da sistemare. È stato un anno di tensioni e incertezze che hanno reso difficile e complicato affrontare un momento che nessuno si aspettava di vivere, e soprattutto non così a lungo. Il 2020 ci ha insegnato a non dare le cose per scontato, che le piccole abitudini sono quelle che mancano di più quando siamo costretti in casa, anche quelle che possono sembrare superficiali. Abbiamo imparato a dare valore al lavoro dei professionisti perché abbiamo capito che non sempre fare da sole è la soluzione migliore. Abbiamo compreso che la frenesia alla quale eravamo, e siamo ancora, abituati porta con sè un carico eccessivo di stress, e che rallentare i ritmi porta benefici che neanche immaginavamo. Il 2020 ci ha insegnato a capire a cosa siamo legati per davvero, cosa amiamo, e anche le cose di cui possiamo fare a meno. Cerchiamo di fare tesoro delle piccole cose che abbiamo imparato quest'anno: in fondo è dai momenti difficili che si imparano le cose più belle.

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