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Donne vittime di violenza psicologica: perché non uccidono soltanto gli schiaffi e le botte

L’abuso emotivo all’interno di una relazione è una forma di violenza a tutti gli effetti. Ne abbiamo parlato, in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con la psicologa Erica Pugliese.
Intervista a Dott.ssa Erica Pugliese
Psicologa, psicoterapeuta, presidente dell'Associazione Millemé che offre supporto alle vittime di violenza di genere e dipendenze affettive
A cura di Francesca Parlato
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È più subdola, meno riconoscibile e a volte anche le vittime fanno fatica a rendersi conto che quella che stanno subendo è una forma di violenza. L'abuso emotivo è una forma di violenza a tutti gli effetti. Non lascia lividi, non lascia segni evidenti e per questo è difficile da raccontare e a volte anche da provare. Per capire quanto è frequente basta guardare gli ultimi dati dell'ISTAT: nel 2020 le chiamate al 1522 il numero dedicato alle donne che subiscono violenza e stalking sono state 15.128 (quasi il doppio rispetto all'anno precedente) la maggior parte delle vittime ha dichiarato di aver subito una violenza di tipo fisico (47,9%) ma quasi tutte hanno raccontato di aver subito diverse forme di violenza. Quella più comune? L'abuso psicologico (50,5%).

Che cosa è la violenza psicologica

"La violenza psicologica è una forma di manipolazione e discolpa – spiega a Fanpage.it Erica Pugliese, psicologa, psicoterapeuta, presidente dell'Associazione Millemé che offre supporto alle vittime di violenza di genere e dipendenze affettive – La vittima tende a sentirsi responsabile anche del comportamento altrui. Si sente sempre sbagliata, crede di aver causato la reazione sbagliata dell'altro. Viene manipolata e distrutta. Tutte le sue sicurezze vengono minate". Chi subisce questo tipo di abuso perde dignità, sente di non valere nulla, il manipolatore tende sempre a umiliare la sua vittima per minare la sua autostima. "Si sente poco amabile: il manipolatore le dirà "Non vali niente, sei fortunata ad avere una persona come me accanto", la minaccerà ad esempio di toglierle i figli, le farà credere di non avere nessuna possibilità di esistere al di fuori della coppia". Una delle serie più popolari in questo periodo su Netflix è "Maid" che racconta la storia di una giovane donna con una figlia di 3 anni che subisce regolarmente violenza psicologica dal compagno: lui le sequestra la carta di credito, si ubriaca, è violento (ma mai nei suoi confronti o nei confronti della figlia), le fa credere di non valere nulla. "Nella serie viene raccontata e messa in luce proprio questo tipo di abuso. La vittima inizialmente non si rivolge a un centro antiviolenza perché non riesce a riconoscere quello che subisce come una violenza a tutti gli effetti". 

I diversi tipi di abuso emotivo

Gli strumenti del manipolatore sono sempre due: controllo e potere. "Il controllo si può esercitare in diversi modi: pensiamo alla violenza economica, al partner che decide di togliere la possibilità di accesso al denaro alla compagna, minando così la sua indipendenza. Poi c'è il controllo fisico o del telefono: il manipolatore deve conoscere ogni spostamento della sua vittima, deve sapere in ogni momento dove si trova e con chi è. Sono entrambi casi in cui non c'è una violenza fisica, ma c'è sempre una minaccia che pende sulla testa della vittima". Un'altra delle più diffuse forme di violenza psicologica è il gaslighting. "Si tratta di un tipo di manipolazione che può spingere anche la persona al suicidio" avverte la dottoressa Pugliese. Il nome viene da un film degli anni '50 "Gaslight" in cui il protagonista mette in atto una serie di comportamenti che inducono sua moglie (interpretata da Ingrid Bergman) a credere di essere pazza. "Il manipolatore mette in discussione il piano di realtà della sua vittima. La vittima inizia a dubitare di sé stessa, di quello che succede intorno a lei. Nel film ad esempio il manipolatore sposta i quadri di casa facendole credere che erano sempre stati in una posizione diversa". Il piano della realtà viene completamente sballato e la vittima non trova alcuna sponda e comincia a dubitare di sé stessa. "Il manipolatore è quasi sempre una persona piacevole e amabile agli occhi degli altri, per cui è più facile credere a lui che alla vittima. La sua versione è sempre più convincente. Il gaslighting poi avviene quasi sempre in un contesto molto privato e difficile da provare". 

I segnali dell'abuso emotivo

I segnali di un abuso emotivo o fisico sono uguali. L'incipit della storia non cambia, si passa sempre dalla favola all'incubo. "Il funzionamento della violenza di tipo psicologico si manifesta con delle dinamiche piuttosto chiare: all'inizio il partner è il principe azzurro, perfetto, gentile, amorevole. Il rapporto, come ogni rapporto d'amore, per i primi mesi è intenso, si sta insieme il più possibile". Poi nei rapporti sani c'è un classico e naturale distacco, ci si cerca, c'è la voglia di stare insieme, ma con tempi e modalità più diluite. "Nelle relazioni abusanti dall'intensità si passa al controllo, resta la simbiosi, che mano a mano si trasforma in violenza". La vittima inizia a provare sentimenti contrastanti. "Prova una sensazione conflittuale: sente di non essere al sicuro, sente il malessere, ma non riesce a lasciare il partner. Ed è un atteggiamento anche tipico della dipendenza affettiva: sto male con lui ma sto male anche senza di lui e quindi scelgo di restare".

Cosa fare se si è vittima di una violenza psicologica

Quando non c'è un segnale fisico a provarlo, riconoscersi vittima può essere ancora più difficile. "Molto spesso le persone che subiscono questo tipo di abuso arrivano a chiedere aiuto a uno psicologo perché vogliono imparare a essere meno disponibili, vogliono imparare a esprimere i loro bisogni, perché sentono di essere poco assertive. Sta al professionista capire se la paziente è vittima di un manipolatore perverso e violento. In tal caso non c'è bisogno di intervenire sull'anassertività ma si deve lavorare sulla relazione. L'obiettivo terapeutico non sarà più renderla capace di esprimere sé stessa ma valutare l'allontanamento e la chiusura del rapporto". Nel momento in cui ci si rende conto di essere in una relazione tossica, quando si avverte di stare scomodi in quella relazione, il primo modo per iniziare a uscirne è parlare. "Rivolgersi a un amico, un parente, una persona di fiducia. E quando si capisce che si è troppo invischiate per uscirne, perché magari è anche in corso la dipendenza affettiva è bene subito rivolgersi a un professionista". Una violenza psicologica può avere anche delle ripercussioni a livello fisico. "Le donne vittime di abusi possono andare incontro a problematiche cardiache, a crolli delle difese immunitarie". E poi non dimentichiamoci delle vittime indirette. "Una relazione abusante ha un impatto anche sui figli che potrebbero in futuro diventare vittime o anche manipolatori". Chiedere aiuto a un amico, chiamare i numeri dedicati come il 1522 è il primo passo per uscire da una relazione abusante. "Le ferite psicologiche possono portare all'annullamento e all'autodistruzione. Non uccidono soltanto i lividi e le botte: un abuso psicologico può portare a livelli depressivi tali da scegliere di togliersi la vita. Anche se la donna non è vittima di femminicidio perché non è stata ammazzata dal suo manipolatore, può arrivare anche a scegliere di suicidarsi a causa della violenza psicologica subita".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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