Donne protagoniste a Tokyo 2020: le loro medaglie nascondono storie di coraggio e forza
Nella storia delle Olimpiadi la partecipazione femminile non è stata sempre come quella di Tokyo 2020. Anzi, c’è stato un tempo in cui le donne non erano neppure ammesse alle gare, perché lo sport femminile era considerato di serie B, poco interessante, di livello inferiore a quello degli uomini e antiestetico da guardare. Ci sono voluti anni per arrivare alla parità di questa edizione dei Giochi. Quest’anno alle Olimpiadi hanno preso parte oltre 11 mila atleti (11283), composti per il 48% da donne. Questa percentuale è significativa, confrontata con quella del passato. A Rio 2016 era ferma al 45% ed era ancora più inferiore negli anni precedenti: 23% a Los Angeles 1984 e 13% a Tokyo 1964. Ma i numeri sono cresciuti e con esso la considerazione dello sport femminile, che vanta nomi di altissimo livello che hanno finalmente scardinato l’idea che le donne siano meno brave, così come hanno abbattuto il pregiudizio che certi sport siano solo per uomini.
Le più belle medaglie femminili a Tokyo 2020
Per Alex Morgan, stella del calcio femminile statunitense, il rinvio delle Olimpiadi è stato decisivo. Le ha consentito di rimettersi pienamente in forma dopo la gravidanza e il parto. Lei ha scelto di avere un figlio consapevole che questo avrebbe reso più difficoltoso il suo accesso ai Giochi, dove ha anche dovuto combattere affinché le venisse permesso di portare con sé il neonato per allattarlo. La sua squadra ha portato a casa un bellissimo oro, sconfiggendo il Giappone in finale. E una bellissima storia di forza tutta femminile è anche quella della 35enne Allyson Felix, che ha conquistato la decima medaglia della sua carriera alle Olimpiadi, medaglia di bronzo che ha dedicato alla figlia Cami definendola il suo più grande successo. "Hanno detto che mi sarei ritirata, che ero troppo vecchia per competere, che non potevo rimettere in forma il mio corpo, ma Cami, eccomi qui per dimostrare loro che si sbagliavano". Entrambe hanno dimostrato che carriera (sportiva ma non solo) e maternità non sono inconciliabili, mentre troppo spesso alle donne viene ancora chiesto di scegliere.
La ginnasta Simone Biles è arrivata a Tokyo 2020 da super favorita, ma ha sbalordito tutti mostrando il lato di sé più umano: la 24enne si è ritirata da alcune gare, svelando di temere per la propria salute mentale e il proprio equilibrio e ammettendo di non riuscire più a gestire in modo ottimale la pressione. È riuscita comunque a portare a casa un bronzo nella trave: una tenacia ammirevole la sua, quella di chi però è anche disposto a fare un passo indietro per salvaguardare corpo e mente.
Le atlete italiane da medaglia d'oro
La prestazione eccellente di Valentina Rodini e Federica Cesarini ha portato l'Italia sul gradino più alto del podio nel doppio pesi leggeri di canottaggio. La loro medaglia d'oro ha un valore ancora maggiore, considerando che è il primo del canottaggio italiano femminile alle Olimpiadi. Le due atlete lombarde hanno battuto la Francia per 14 centesimi imponendosi con un tempo di tempo di 6'47″54. Il secondo oro femminile italiano è invece arrivato con Antonella Palmisano, medaglia giunta nel giorno del suo 30esimo compleanno e dopo il quarto posto di Rio 2016. Si è imposta nella marcia e anche in questo caso è una medaglia che consegna l'atleta alla storia: è la prima medaglia di sempre del canottaggio femminile azzurro.
Non hanno portato a casa l'oro ma sono state protagoniste ugualmente di gare notevoli, salendo sul podio, tante altre atlete italiane di grande talento, che hanno sbaragliato la concorrenza contribuendo a portare il medagliere olimpico italiano a quota 40 quest'anno, un vero e proprio record. Lucilla Boari cinque anni fa era stata protagonista di un increscioso episodio: la stampa italiana l'aveva definita ‘la cicciottella' di Rio 2016. Quest'anno si è presa la sua rivincita nel tiro con l'arco: ha portato a casa il bronzo. Ha anche fatto coming out, presentando con estrema naturalezza la sua ragazza, un gesto che conferma quanto queste Olimpiadi sino state caratterizzate dall'inclusività, col più alto numero di atleti della comunità LGBT+ di sempre. Entra nella storia anche la calciatrice Quinn, prima persona transgender e non binaria a portare a casa l'oro.
Dopo anni passati a rincorrere il podio olimpico Vanessa Ferrari ce l'ha fatta. La 31enne bresciana ha portato a casa una medaglia (d'argento) che nella ginnastica italiana mancava da Amsterdam 1928. In quell’occasione, però, era stata conquistata in una gara a squadre. L’atleta non si è mai arresa: ha superato il Covid, gli interventi chirurgici, le delusioni, gli infortuni che sembravano dovessero ogni volta arrestarne la carriera. E invece ha compiuto un’impresa storica, alla quinta partecipazione olimpica consecutiva, dimostrando che per una donna nulla è impossibile, quando è mossa da amore e passione.