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Congedo mestruale, permesso retribuito alle lavoratrici con ciclo doloroso: perché in Italia non è realtà

Sulla scia degli allarmanti dati relativi alla dismenorrea in Italia, nel 2016 era stata presentata alla Camera una bozza di legge sul congedo mestruale. La discussione si è presto arenata e di questo argomento non si è più parlato. Ma invece sarebbe il momento di affrontare seriamente la questione e di passare ai fatti, proprio come hanno fatto in altre parti del mondo.
A cura di Giusy Dente
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Il congedo mestruale è un argomento che si cerca di affrontare da tempo in Italia, ma finisce sempre in fondo alla lista delle cose da fare. E lo stesso riguarda l'eliminazione, o quanto mano l'abbassamento, della tampon tax. Questo è un altro argomento molto dibattuto nel nostro Paese, ma che non trova una collocazione all'interno delle priorità. Ad oggi, gli assorbenti non sono considerati beni di prima necessità e dunque su di essi è applicata un'Iva del 22%. Ma avere le mestruazioni non è un lusso e diversi Paesi se ne stanno accorgendo. Dalla Scozia in poi, in diverse parti del mondo si è cominciato ad andare maggiormente incontro alle donne con la distribuzione gratuita di prodotti per l'igiene, anche in Nuova Zelanda per esempio. E in diverse realtà il congedo mestruale per le lavoratrici, che in Italia è ancora fantascienza, è già realtà.

Cos'è il congedo mestruale

Il congedo mestruale consentirebbe alle lavoratrici di usufruire di massimo tre giorni di permesso al mese, pagati come lavorativi. Le mestruazioni per alcune donne diventano invalidanti nei primi giorni, incompatibili col normale svolgimento delle attività quotidiane. È la cosiddetta dismenorrea. Per usufruire del congedo mestruale servirebbe appunto un certificato medico attestante questa condizione, che comprende tutta una serie di sintomi molto fastidiosi e dolorosi: crampi, emicrania, vertigini, vomito, nausea. I dolori mestruali particolarmente forti sono tipici anche di una condizione di cui fino a poco tempo fa si sapeva pochissimo: l'endometriosi. Il congedo mestruale consentirebbe alle donne con dismenorrea o endometriosi il diritto di astenersi dal lavoro nei giorni particolarmente dolorosi del loro ciclo mestruale.

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Il dibattito sul congedo mestruale

Il 27 aprile 2016 una proposta di legge è stata presentata alla Camera (dai deputati Mura, Sbrollini, Iacono e Rubinato) senza mai essere approvata; difatti da allora nulla è cambiato. La bozza partiva da alcuni dati allarmanti: una percentuale di donne compresa tra il 60% e il 90% soffre di mestruazioni dolorose, che causano tassi di assenteismo a scuola del 13%-51% e sul posto di lavoro del 5-15%. Rispetto all'Italia ci sono Paesi notevolmente più avanti su questo argomento, come Vietnam, Corea del Sud, Taiwan, Cina, Zambia e Giappone. Quest'ultimo è stato uno dei primi a introdurre il congedo mestruale, nel lontano 1947. E poi ci sono tutta una serie di misure introdotte privatamente da alcune aziende. È il caso di Nike, Coexist, Zomato. Il colosso della food economy ha riconosciuto alle proprie dipendenti il permesso retribuito per dismenorrea: 10 giorni di permesso all’anno, un numero frutto di una media che tiene conto della possibilità che le mestruazioni arrivino nei giorni festivi. Le donne non vogliono più vergognarsi di doversi assentare dal lavoro perché i crampi le tengono inchiodate al letto, non devono vivere con senso di colpa il bisogno fisiologico di una pausa. Per questo serve il congedo mestruale, una misura che tuteli le lavoratrici; per questo è il caso di riprendere in mano una discussione importante lasciata in sospeso da troppo tempo. È il momento di passare dalle parole ai fatti.

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