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Come prevenire gli attacchi di emicrania con gli anticorpi monoclonali

L’emicrania colpisce soltanto in Italia quasi 8 milioni di persone ed è tre volte più frequente nelle donne che negli uomini. Ma oggi è possibile prevenire gli attacchi attraverso delle cure preventive, ne parla il professor Piero Barbanti, Presidente dell’Associazione Italiana per la lotta contro le Cefalee.
Intervista a Prof. Piero Barbanti
Piero Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore presso l'IRCCS San Raffaele Pisana e Presidente dell'Associazione Italiana per la lotta contro le Cefalee
A cura di Francesca Parlato
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"È solo un mal di testa". Quante persone in preda a un attacco di emicrania si sono sentite dire questa frase? Come se soffrire di mal di testa non fosse poi così grave. Il disagio molto spesso inizia prima ancora che l'attacco vero e proprio scoppi: alterazioni dell'umore, irritabilità, maggiore sensibilità agli odori e in alcuni casi, in chi soffre di emicrania con aura si manifestano anche disturbi della vista (come la visione di puntini luminosi o flash) sintomi che durano dai 5 ai 60 minuti, seguiti poi dall'emicrania. Ma nonostante la diffusa tendenza a minimizzare, proprio pochi giorni fa è stato stabilito con legge che la cefalea è una malattia sociale: un sollievo per gli 8 milioni di italiani che convivono con l'emicrania cronica.  "La cefalea è sempre stata trattata come un sintomo e non una malattia – ha spiegato a Fanpage.it il professor Piero Barbanti, responsabile del Centro diagnosi e terapia della cefalea e del dolore presso l'IRCCS San Raffaele Pisana e Presidente dell'Associazione Italiana per la lotta contro le Cefalee – E il fatto che fosse un disturbo prettamente femminile, ha fatto sì che avesse sempre scarsa rilevanza. Con la legge ora si conferisce dignità a questo disturbo e saranno garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza e tutto ciò che è necessario al paziente". 

Gli anticorpi per l'emicrania

Per gli attacchi di emicrania sono disponibili ad oggi due tipi di cure, un trattamento sintomatico che ci consente di interrompere la cefalea in corso, e uno preventivo, in grado di ridurre significativamente gli attacchi di mal di testa: "Il 90% di cefalee che arrivano nei centri sono classificabili come emicranie – ha chiarito il professor Barbanti – e possono essere curate semplicemente bloccando l'attacco con dei farmaci antifiammatori o con i triptani (dei farmaci specifici). La vera rivoluzione è quella degli anticorpi monoclonali anti-cgrp: si tratta dei primi farmaci selettivi e specifici per la prevenzione dell'emicrania. Hanno un'efficacia molto elevata e una tollerabilità eccellente, praticamente senza effetti collaterali. E grazie alla nuova legge entro la fine del mese saranno anche rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale (per i soggetti che abbiano almeno 8 giorni di emicrania al mese e che abbiano fallito tre trattamenti tradizionali di prevenzione)". Le statistiche dicono che questo tipo di anticorpi è in grado di dimezzare gli attacchi di emicrania in circa il 60/70% dei pazienti: "La cura dura circa un anno: gli anticorpi si iniettano per via sottocutanea una volta al mese o ogni tre mesi, a seconda del caso. Inoltre si tratta di un farmaco multitasking, perché è in grado di agire sia sulle emicranie episodiche che su quelle croniche".

Emicrania: un disturbo al femminile

Secondo lo studio del Censis "Vivere con l'emicrania", le donne che soffrono di cefalea sono tre volte più degli uomini. "Il motivo per cui di emicrania ne soffrono principalmente le donne sta nel fatto che il cervello femminile è diverso da quello maschile. È un cervello più veloce, più complesso nelle sue connessioni e siccome le cefalee non sono causate da una disfunzione ma da una iperfunzione, ecco perché la donna ha più probabilità di svilupparle". Oltre a una motivazione anatomica esistono però anche altri due fattori scatenanti: "In primis le variazioni ormonali. Anche se gli ormoni non scatenano il mal di testa, hanno la capacità di potenziarlo – spiega Barbanti – E poi c'è lo stress: le donne con la loro capacità multitasking oltre al lavoro si occupano della casa e dei figli, purtroppo ancora oggi più degli uomini, e questo può essere un ulteriore fattore scatenante". 

Cefalea: quanto influisce lo stile di vita

Anche l'alimentazione può influire sulla comparsa della cefalea. Ma attenzione non si tratta di particolari cibi: "Un'alimentazione disordinata, dove si alternano digiuni e abbuffate, dove si mangia in maniera frugale a colazione o a pranzo (i due pasti più critici della giornata), ma si esagera con aperitivi e cene, può scatenare il mal di testa". E pure il sonno può incidere negativamente sull'emicrania: "Dormire poche ore a notte o al contrario dormire troppo, può scatenare un attacco". Ma il fattore principale è lo stress: "Per oltre l'80% dei soggetti emicranici la cefalea è procurata dallo stress. Il momento peggiore è quando si passa da situazioni fortemente stressanti allo stato di relax". Oltre i farmaci per i soggetti che hanno una predisposizione per l'emicrania, esiste allora la possibilità di contrastare il mal di testa con un corretto stile di vita: "Ritmi regolari, 60 minuti di attività aerobica 3 o 4 volte la settimana – suggerisce il professor Barbanti – e praticare mindfulness o yoga, possono aiutarci a tenere sotto controllo il dolore come se fosse un farmaco". Anche se forse è più facile a dirsi che a farsi.

 

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