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Come cambieranno i centri estetici dopo il Coronavirus: il rischio maggiore è l’abusivismo

La riapertura dei centri estetici è attesa con ansia da tutti coloro che, in questo periodo di quarantena, hanno litigato con lime per unghie e pinzette. Ma cosa accadrà quando le estetiste potranno finalmente tornare a svolgere la loro attività? Cambierà sicuramente il modo di lavorare, ma non il costo dei servizi. A spiegare come sarà il mestiere è Valerio Galeotti, responsabile su Roma del settore benessere della Cna.
A cura di Beatrice Barbato
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Le nostre unghie e le nostre sopracciglia invocano aiuto. In tempi di Coronavirus e con la chiusura dei centri estetici, c'è chi ha deciso di non aspettare la fine del lockdown ma si è voluto cimentare con tinture, pinzette, frese per unghie e cerette fai da te in casa. Ma la mancanza di una professionista del mestiere si sente, eccome e si attende con ansia il momento in cui potremo finalmente farvi ritorno. Ci si chiede, però, cosa succederà quando i centri estetici potranno riaprire. Come accadrà per molti altri settori, anche il mondo estetico subirà, infatti, dei cambiamenti. A spiegare a Fanpage.it come muterà il mestiere è Valerio Galeotti, responsabile su Roma del settore benessere della Cna, Confederazione nazionale dell'artigianato.

Come cambieranno i centri estetici

Come per i parrucchieri, anche nel caso dei centri estetici ancora non si parla di riapertura per il prossimo 4 maggio. Per date sicure bisognerà attendere le indicazioni ufficiali che arriveranno da parte del consiglio tecnico e del Governo. Ma una cosa è certa, le professioniste del settore sono già abituate a preoccuparsi della sicurezza dei loro clienti. «Toccando la pelle già normalmente, nei centri estetici il personale è abituato ad aver cura del proprio cliente e a metterlo in sicurezza – spiega Galeotti – È chiaro che a oggi noi abbiamo sempre gli stessi dispositivi ufficiali, cioè mascherine e guanti, disinfettanti per le mani, alcol e cloro tra un cliente e l’altro, la distanza e l'assenza di assembramenti. Dobbiamo attendere le disposizioni ufficiali in merito al tema delle sanificazioni degli ambienti e di tutti i dispositivi monouso che ne verranno». Bisognerà ovviamente evitare sale d'attesa affollate, prediligere appuntamenti precisi, che il cliente sarà tenuto necessariamente a rispettare, e gestire al meglio i flussi in entrata e in uscita. Per quanto riguarda gli strumenti e gli attrezzi utilizzati, gli sterilizzatori che già si adoperavano nei centri estetici restano adeguati. «In fase di riapertura è vero che ci sarà un contatto ravvicinato, ma le estetiste sono anche tra le più abituate a mantenere alto il livello di sicurezza. Nell’opinione pubblica si rischia di fare confusione: si tiene solo conto del contatto ravvicinato, ma non si prende in considerazione l'idea che siamo già preparati da tempo a tutto questo».

I servizi offerti, cosa si può e cosa non si può fare

La domanda che ci si pone, in attesa di leggere documenti ufficiali che ne parlino, è se, una volta riaperti i centri, sarà possibile rispondere a tutte le esigenze dei clienti, incluse quelle che implicano una vicinanza diretta con il cliente, come la depilazione ai baffetti e alle sopracciglia o i trattamenti specifici come la pulizia del viso. «È chiaro che il contatto con la pelle sarà gestito con i guanti, ma lo si fa da sempre, a tutela del cliente ma anche del lavoratore. Non va mai dimenticato che il rischio è per entrambi e c'è tutto l’interesse per chi lavora nel mantenere il giusto equilibrio per una sicurezza propria e di chi vi si affida. Staremo a vedere le indicazioni ufficiali. Bisogna fornire una buona dose di fiducia per poter tornare a svolgere determinate pratiche. È chiaro che ci sono elementi che saranno più graduali, ma dobbiamo attendere il comitato tecnico scientifico». Bisogna adottare delle accortezze, però, anche per quei sevizi durante i quali entrambi, sia professionista che cliente, possono continuare a indossare la mascherina. La ceretta è uno di questi. «In fase di valutazione si deciderà anche ciò, ma è normale che nel momento in cui si dovrà utilizzare lo stesso prodotto, come per il barattolo di cera, ci si organizzerà con monodosi, in maniera tale che non ci sia nessuna contaminazione».

Nessun costo aggiuntivo per i clienti ma i professionisti non saranno lasciati soli

Come per pieghe, tinture e tagli, anche nel caso di manicure, pedicure e depilazioni varie non ci saranno costi aggiuntivi a cui dovranno far fronte i clienti. Ma è anche vero che nessun professionista sarà abbandonato. «Stiamo chiedendo la liquidità immediata agevolata, la riduzione burocratica sul fisco e sul lavoro, la sospensione di pagamenti tributari, contributivi, locali. Un supporto alla cassa integrazione, che molti tra l'altro stanno utilizzando per garantire e tutelare i loro dipendenti, e poi incentivi per la sicurezza. È un altro dei temi su cui ci stiamo battendo molto. Se da un lato dobbiamo adeguarci a delle nuove procedure, è pur vero che ci saranno nuovi costi. Quello che stiamo chiedendo a gran voce è che queste spese siano supportate, anche nella riapertura e nello svolgimento che ne conseguirà. Altrimenti ci saranno solo ulteriori oneri per i nostri artigiani. In questa fase, se non ci sbrighiamo con l’immissione concreta sull’economia reale, andiamo incontro a un rischio usura enorme. Se non troviamo risorse adeguate su cui contare, il pericolo è che qualcuno possa fare una scelta sbagliata».

Il rischio maggiore adesso è l'abusivismo

Ma un rischio, però, c'è e può mettere in crisi una situazione già precaria e difficile: l'abusivismo. Tante persone, piegate economicamente dal lockdown e dalla chiusura delle attività, si recano nelle case dei propri clienti per fare pedicure, manicure o messe in pieghe a domicilio. «Questo non è solo un danno potenziale per la salute, ma anche un danno economico, perché si tratta di una concorrenza sleale. Le nostre attività sono state chiuse per legge. Però malgrado questo, molti continuano a fare e farsi fare capelli e massaggi in condizioni di poca sicurezza». Il Cna, come lo stesso Valerio Galeotti ha precisato, ha preso provvedimenti in merito a ciò, chiedendo al Governo di intervenire per far rispettare le leggi a tutti, per il bene dei clienti e di quanti con difficoltà e le lacrime agli occhi hanno dovuto chiudere le saracinesche dei propri locali. «Ciò che conterà sempre di più sarà la qualità. E la qualità è determinata da igiene e sicurezza, da capacità e tecnica, da imprenditorialità. L’invito da rivolgere ai clienti è quello di prendere scelte adeguate e di non cadere nella trappola dell'abusivismo, che oltre a essere illegale, è dannoso per le persone».

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