Caterina da Cremona, modella di Leonardo quando le donne non potevano ambire a fare le artiste
Una vita di misteri, quella di Leonardo Da Vinci, che affascina e incuriosisce e su cui c'è sempre qualcosa in più da scoprire. Definirlo artista sarebbe riduttivo: è stato un vero e proprio genio, in tanti ambiti del sapere. Ma è stato anche una figura controversa sotto diversi punti di vista, su cui circolano tante leggende che hanno contribuito alla creazione di questa figura così iconica e mitica. Le accuse di stregoneria, l'omosessualità, la prigione, la dissezione dei cadaveri per studiare anatomia: ha certamente avuto un'esistenza anche molto movimentata. La fiction Rai (in onda dal 23 marzo per quattro serate) a lui dedicata la romanza ulteriormente, ma attingendo a una molteplicità di fonti, biografie e documenti, così da tracciare un ritratto veritiero, molto umano, ma con una venatura crime-mistery. Di mezzo, infatti, c'è un omicidio (invenzione degli sceneggiatori): quello di Caterina da Cremona, interpretata da Matilda De Angelis. L'attrice (che è un'icona body positive) è reduce dal successo di The Undoing e dall'esperienza di co-conduttrice al Festival di Sanremo. In Leonardo interpreta una modella e amica dell'artista (che ha il volto di Aidan Turner) realmente esistita, ma alla cui storia sono stati aggiunti molti elementi di finzione. Il personaggio è stato creato ispirandosi alla modella del capolavoro andato perduto Leda col cigno. La sua figura incarna comunque una realtà: a quei tempi una donna non poteva ambire a fare la pittrice ed erano tantissimi gli artisti che si circondavano di donne da cui farsi ispirare.
Le muse dei grandi artisti
Dietro i ritratti di grandi artisti si celano persone realmente esistite: donne, il più delle volte, che sono state vere e proprie muse più che semplici modelle. Leonardo Da Vinci non è certo il solo a essersi circondato di queste figure ispiratrici. Lo fu Marguerite Matisse per suo padre Henri, lo fu Simonetta Cattaneo per Botticelli, lo fu Costanza Bonarelli per il Bernini (e di lui fu anche amante). Ma molte donne ambivano a tutt'altra carriera, una carriera a loro preclusa solo in quanto donne. Josephine Verstille Nivison rinunciò alle sue ambizioni di pittrice, accontentandosi di fare la modella per il marito Edward Hopper. Stessa storia anche per Gabriele Münter, la fidanzata di Kandinskji. E che dire di Walter Keane, che si appropriò indebitamente delle opere di sua moglie Margaret Keane, spacciandole per proprie. Molte artiste sono ad oggi ancora sconosciute o non hanno mai avuto il giusto tributo, perché tenute in ombra dai loro maestri o compagni dal nome magari più altisonante e ingombrante.
Donne che hanno fatto la storia dell'arte
Ovviamente la storia dell'arte non è del tutto monopolizzata dagli uomini, benché le artiste siano meno e meno conosciute. Le donne, anche in questo ambito, hanno dovuto lottare molto di più per imporsi, per vedere riconosciuto il loro talento: sicuramente si sono trovate di fronte più ostacoli, più sfide. Era impensabile che le donne facessero le artiste: sin dall'antichità sono sempre state sempre e solo soggetto raffigurato. Artemisia Gentileschi è stata una delle prime a scardinare questo concetto andato avanti per secoli e a entrare di prepotenza nella storia. La figlia di Orazio Gentileschi fu la prima donna ammessa all'Accademia di Arte del disegno a Firenze: troppo grande il suo talento, d’ispirazione caravaggesca. Lei tra l’altro fu vittima di violenza sessuale, da parte di un pittore amico di suo padre, difatti la sua arte è spesso carica di sentimenti negativi, di rabbia e risentimento. Ebbe il coraggio e la forza di denunciare il suo aggressore, ma l'umiliazione e la vergogna successive al processo la costrinsero ad abbandonare la sua città. La strada aperta da Artemisia nel Cinquecento ha fatto sì che altre donne ambissero a seguire le sue orme. Peggy Guggenheim, Élisabeth Vigée Le Brun, Fede Galizia, Tamara de Lempicka, Lavinia Fontana sono alcune delle più famose, dal Cinquecento in poi. Il fatto che non ci sia grande spazio per loro sui libri di storia dell’arte non significa che non siano esistite, che non abbiano dato un contributo o che fossero meno brave dei loro colleghi uomini.