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Carlotta (pelosa e orgogliosa) dice addio alla depilazione: “I peli non hanno un genere”

Carlotta in seguito alla maternità ha cominciato a guardare il suo corpo e a pensare ad esso in modo diverso. Dopo 34 anni trascorsi schiava della ceretta e del rasoio ha deciso di liberarsene e di vivere in modo più sereno il rapporto con la propria immagine, slegandola dagli stereotipi sociali e dalle aspettative altrui. Ha smesso di depilarsi e sui social porta avanti l’hashtag #pelosaeorgogliosa. A Fanpage.it ha spiegato perché.
A cura di Giusy Dente
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Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence
Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence

Da Hannah May Lou a Joanna Kenny, sui social diverse donne stanno portando avanti una vera e propria rivoluzione di immagine che sfida gli stereotipi legati al corpo femminile, per normalizzarlo anche in quegli aspetti che la società ci ha insegnato a guardare con occhio critico. La prima ha sdoganato i peli, invitando le donne a sentirsi libere e in pace con se stesse, piuttosto che imprigionate nelle catene imposte da certi canoni di bellezza restrittivi. La seconda è diventata virale sui social quando ha cominciato a enfatizzare la peluria del labbro superiore colorandola col mascara, in barba (e mai espressione fu più appropriata) alle convenzioni. In Italia non sono molte a esporsi in questo senso. Accorgendosi di questo vuoto informativo, di questa finestra chiusa su una realtà diversa da quella che si ritiene l'unica giusta e possibile, Carlotta ha deciso di metterci la faccia e sui social porta avanti l'hashtag #pelosaeorgogliosa. A Fanpage.it ha spiegato il percorso che l'ha portata a questa decisione.

Carlotta, pelosa e orgogliosa

Carlotta sui social porta avanti l'hashtag #pelosaeorgogliosa e lo fa mettendoci non solo la faccia, ma anche le ascelle e le gambe: pelose, ovviamente. La sua avventura social è iniziata di recente: "Mi è sembrato di vedere un vuoto italiano. C'è tanto in inglese e spagnolo, quel femminismo è molto potente e anche gli studi sono più avanti, così in italiano si tende a utilizzare il loro vocabolario. In italiano certe parole disturbano . Dire ‘pelosa' mette a disagio". Alla decisione di dire addio a ceretta e rasoio ci è arrivata con un percorso tutt'altro che immediato. La scelta di non depilarsi si è concretizzata dopo la maternità, quando sono scaturite in lei nuove consapevolezze sul proprio corpo. A Fanpage.it ha raccontato: "Diventare madre ha cambiato tante dinamiche, mi ha fatto sentire più forte stereotipi di genere e discriminazioni. Questo mi ha portato a fare un percorso nel femminismo che mi ha portato a questo, complice anche la pandemia. Non mi è mai piaciuto depilarmi, l'ho sempre trovato doloroso, dispendioso a livello di tempo, scomodo. In pandemia non dovendo dimostrare niente a nessuno, non ci ho neanche pensato".

Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence
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Convenzioni e stereotipi: quanto ci influenzano?

Prenotare la ceretta era una sorta di dovere sociale per Carlotta, lo faceva per assecondare una radicata convenzione culturale: "La questione del piacersi era riferita allo sguardo degli altri, non al mio. Ma se non piaci qual è il problema? Non mi pongo più il problema ora". Il giudizio altrui ha molto peso sulle decisioni del singolo, che subisce inevitabilmente l'influenza degli stereotipi: "Le prime volte che ho deciso di uscire coi peli ho proprio annunciato agli amici: ho smesso di depilarmi! Era anche un modo per proteggermi da eventuali sguardi indiscreti, domande inappropriate. Per quanto tu possa essere forte e convinta, per quanto tu possa aver decostruito gli stereotipi, non si può vivere al di fuori della realtà. Lo sguardo degli altri condiziona, è un dato di fatto, non si può prescindere da questo". Nella sua specifica esperienza ha trovato apertura, ma anche alcune barriere, più che altro nel contesto lavorativo.

Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence
Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence

Lavorando nel settore artistico, come cantante e organizzatrice di eventi, è consapevole di quanta rilevanza abbia l'estetica: "Il canone di bellezza anche per la musica è abbastanza pressante. Ho la fortuna di vivere circondata da persone che non mi hanno creato problemi, ma ci sono stati episodi in cui le paure interiorizzate degli altri circa i canoni estetici vigenti, quindi come si deve essere in un ambiente formale (matrimoni, eventi istituzionali) ha creato dubbi". Carlotta invece dubbi non ne ha, è convinta della sua scelta: lo fa unicamente per se stessa e finalmente ha trovato armonia col suo corpo. Non vuole imporre a nessuno la sua visione, ma reclama il diritto a poterla portare avanti: "Una volta una persona mi ha detto: ok fallo ma perché mostrarlo? Beh, perché non mostrarlo? Uscire dai condizionamenti culturali è difficile. Ci sono corpi femminili coi peli nelle serie tv? No. Nelle pubblicità le donne che si depilano sono già senza peli! Non solo se vuoi essere accettata ti devi depilare, ma il pelo non deve proprio esistere. I peli sono sbagliati sulle donne, l'espressione della femminilità non è possibile con i peli".

Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence
Carlotta, foto via Instagram @carlotta_asingerinflorence

Autodeterminarsi oltre le imposizioni sociali

Carlotta non si definisce coraggiosa: "Lo so che è un complimento, ma coraggio è il contrario di paura. Perché il mio corpo dovrebbe fare paura? Perché dovrebbe essere un ostacolo?". Lei si definisce piuttosto una privilegiata, perché è consapevole di rientrare in qualche modo in quelli che per la società occidentale sono i canoni estetici della bellezza predominanti: bianca, normopeso, con un lavoro, abile. "Se non lo faccio io chi lo fa? Non è coraggioso quello che faccio, ma quello che rappresenta e cioè: i peli non hanno un genere. Togliere il genere dalle cose è coraggioso" ha detto. Al momento non ha intenzione di tornare sui propri passi, perché finalmente si è liberata di qualcosa che ha sempre vissuto con costrizione, come un obbligo. Portare sui social quello che innanzitutto ha trovato spazio nella sua quotidiana realtà è stato un modo per colmare un vuoto informativo, per dare visibilità a qualcosa che invece ancora si tende a nascondere: "Se non c'è rappresentazione non puoi sapere cosa ti piace e cosa no". Per questo la domanda è: se le donne non fossero schiave di certi stereotipi, se venisse loro data la libertà di scegliere e potessero realmente autodeterminarsi oltre ogni apparenza, senza paura del giudizio altrui, cosa sceglierebbero?

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