Bologna tappezzata di poster al grido di “Tette fuori”: smettiamola di sessualizzare il corpo femminile
"La sessualizzazione del seno femminile non è una verità universale": ecco, questa frase andrebbe stampata a caratteri cubitali sui muri delle città, forse in questo modo si imprimerebbe meglio nei cervelli di chi ancora porta avanti una malsana oggettivazione del corpo femminile. E in effetti è proprio questo che ha fatto il collettivo bolognese CHEAP. La nuova campagna è ben visibile per le strade della città emiliana, tappezzata di giganteschi manifesti che hanno come protagonista il seno femminile. La missione è separare questa parte del corpo dal contesto sessuale a cui sembra essere stata ormai indissolubilmente legata. Nel tempo si è sviluppata una rappresentazione del tutto distorta, anche piuttosto umiliante, che purtroppo conferisce una chiave di lettura errata anche alle cose più semplici. L'allattamento in pubblico è diventato un momento di esibizionismo, non indossare il reggiseno è diventato il voler attirare l'attenzione. Insomma, tutto ciò che riguarda il seno deve essere per forza legato al desiderio sessuale ed è una narrazione di cui le donne sono stanche, perché non le rappresenta e le chiude dentro gli stereotipi di una cultura maschilista.
Liberare il seno in nome dell'autodeterminazione
Tette fuori: è questo il titolo che CHEAP (attivo dal 2013 a Bologna) ha dato al suo nuovo progetto. Si tratta di una serie di poster che ritraggono seni femminili, affissi con la collaborazione di School of Feminism (piattaforma che si occupa di attivismo e produzione di contenuti). Ad accompagnare le foto e le immagini ci sono dei testi tratti dal libro Pechos Fuera, edito nel 2020 in Spagna da Zenith. Nel volume si esamina il seno femminile inquadrandolo nella storia dell'arte e della comunicazione visiva, mettendolo al centro di una riflessione politica, umana, sociale. Il tentativo è quello di restituire dignità a questa parte del corpo e più in generale a tutte le donne, ingabbiate negli stereotipi di una cultura impregnata di maschilismo. L'autodeterminazione ecco che passa anche attraverso l'esibizione naturale e sana del seno, una liberazione che nulla ha a che vedere con l'esibizionismo, quanto piuttosto al diritto di essere se stesse e non oggetti messi sotto esame dallo sguardo sessista.
Contro la censura sul seno
Dei capezzoli di Belén si è parlato per giorni: la showgirl argentina è finita al centro di numerose polemiche per un abito indossato in prima serata su Canale 5 senza reggiseno. Se è vero che nella nostra cultura il seno di una donna è tendenzialmente ciò che maggiormente accende la libido maschile, è vero anche che in altre culture questo avviene con le spalle o i piedi. La sessualità è qualcosa di talmente intimo e soggettivo che è vissuta in modo diverso da ciascun individuo, ancora prima che da ciascuna cultura. Non esiste qualcosa di giusto o di sbagliato. O almeno non dovrebbe, visto che invece siamo quelli che ancora si scandalizzano se una donna mostra il seno in pubblico per allattare il proprio neonato. Proprio in questi giorni Fedez ha dovuto prendere le difese di sua moglie, sulla questione, dimostrando quanto vedere una donna allattare in pubblico (o sui social) sia un tabù. Eppure così non dovrebbe essere: un gesto così naturale e vitale non dovrebbe essere guardato con occhi cattivi e maliziosi, pronti a giudicare e puntare il dito. Ciò succede perché sono occhi abituati alla cultura maschilista che nel tempo ha attribuito sempre più connotazioni sessuali, persino quando di mezzo c'è qualcosa di pulito come l'allattamento. La campagna Tette fuori invece intende finalmente sottrarre il corpo delle donne al maschilismo, per restituirlo alle donne stesse.