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Arcadia, il gruppo proprietario di Topshop, chiude 31 negozi: persi 700 posti di lavoro

La pandemia ha aggravato una crisi che Arcadia cercava di fronteggiare già da un paio d’anni. Il gruppo, proprietario di noti marchi di abbigliamento come Topshop e Topman, ha deciso di chiudere definitivamente altri 31 negozi, che non riapriranno nemmeno a emergenza sanitaria finita. Questo significa anche il taglio di circa 700 posti di lavoro.
A cura di Giusy Dente
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La pandemia ha gettato nella crisi anche i colossi della moda o ha aggravato le difficoltà già esistenti. Appena il mese scorso Arcadia, il gruppo britannico di vendita al dettaglio proprietario di noti marchi di abbigliamento come Topshop, Topman, Burton, Miss Selfridge e Wallis aveva fatto sapere di essere a un passo dal fallimento. Il gruppo, che appartiene a Philip Green, gestisce ben 444 negozi nel Regno Unito, 22 all'estero e ha circa 13.000 dipendenti. Il primo forte crollo c'era stato nel 2018, quando il gruppo aveva perso 202 milioni di euro. Poi era finito in amministrazione controllata, affidata all’azienda di revisione Deloitte. A dicembre era stata la volta della vendita del marchio plus size Evans all'azienda australiana City Chic Collective, per 23 milioni di sterline. Ma l'emergenza sanitaria ha portato a un notevole calo di vendite. Ecco perché adesso ci sono tanti posti di lavoro e negozi a rischio.

Arcadia in crisi chiude altri i negozi

Ben 31 negozi del gruppo Arcadia abbasseranno definitivamente le loro serrande con la conseguente perdita di oltre 700 posti di lavoro. Di questi, 21 sono tutti negozi Outfit come spiega The Sun. Acquisito nel 1999, non è un marchio di moda in sé, ma vende tutti quelli legati all'universo Arcadia. Resta per ora sconosciuta l'identità degli altri 11 negozi inclusi nel taglio. Attualmente sono tutti negozi già chiusi al pubblico a causa delle restrizioni messe in atto in Inghilterra, con dipendenti in congedo. Non ci sarà dunque nessuna riapertura per loro, neppure a lockdown finito. Queste 31 chiusure si aggiungono a quelle già operate dal gruppo, costretto a far fronte a una crisi che la pandemia ha accelerato e aggravato.

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