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Abitudini più regolari e meno stress: perché la quarantena ha fatto bene al nostro organismo

Anche se sembra incredibile forse grazie al lockdown siamo riusciti a migliorare il nostro orologio biologico. Il professor Roberto Manfredini, docente di Medicina Interna all’Università di Ferrara, spiega perché è importante rispettare i ritmi circadiani e in quale modo ne può beneficiare il nostro organismo.
Intervista a Prof. Roberto Manfredini
Docente di Medicina Interna all’Università di Ferrara
A cura di Francesca Parlato
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Forse è possibile trovare una nota positiva in tutti questi mesi che siamo stati costretti a passare in casa in reclusione forzata. I nostri ritmi lavorativi-familiari-sociali sono stati stravolti ma i nostri ritmi circadiani, quelli che non tengono conto dell'orario di ingresso e di uscita da lavoro, ma soltanto del nostro orologio biologico, forse ne hanno tratto un beneficio, migliorando la nostra salute e il nostro stato di benessere generale. "Nel momento in cui è stato congelato il paese – ha spiegato a Fanpage.it il professor Roberto Manfredini professore ordinario di Medicina Interna all’Università di Ferrara e pioniere in Italia della cronobiologia – una parte della popolazione ha sicuramente avvertito dei disagi, una sensazione di spaesamento. Ma allo stesso tempo la reclusione è stata un'opportunità per riavvicinarsi a una giornata scandita non più dai ritmi frenetici del lavoro, per assecondare solo ed esclusivamente la produttività, ma dai ritmi circadiani". I ritmi circadiani, il cui studio è valso il Nobel per la medicina nel 2017 a tre scienziati statunitensi, regolano ogni funzione biologica del nostro organismo: "Tre miliardi di anni fa i primi batteri che hanno partecipato a rendere la Terra così come oggi la conosciamo, erano già regolati dai ritmi circadiani. Evidentemente c'è un vantaggio biologico, per l'uomo, per le piante, per tutti gli essere viventi. E uno su tutti è proprio la capacità di poterli anticipare: conosco i ritmi, posso prevederli e posso organizzarmi per assecondarli, traendo tutti i vantaggi possibili". 

Smartworking: i vantaggi per il nostro metabolismo

Non essere condizionati dalla sveglia, avere la possibilità di dormire un'ora in più al mattino prima di iniziare la giornata lavorativa, fare pasti completi a un orario più regolare: abitudini che all'inizio ci parevano del tutto estranee, sono state un toccasana per il nostro organismo. "Lo smartworking ad esempio è stato importante per riavvicinare le persone a dei ritmi decisamente più salutari: dormire di più non vuol dire soltanto avere a disposizione un periodo di riposo più lungo ma anche tutelare la salute del metabolismo e dell'organismo. Evitare snack veloci tra una riunione e l'altra, mangiare quindi in maniera più completa e a orari più regolari è un'altra buona abitudine che dovremmo portare con noi anche ora che la quarantena è finita". 

Gli orari migliori per lavorare, riposare e fare sport

A causa (o forse potremmo dire grazie) della reclusione forse qualcuno si sarà accorto che la produttività ne ha tratto giovamento. "Nella fascia oraria che va dalle 8 alle 13 si è più precisi, attenti e la capacità intellettuale e cognitiva raggiunge il picco. Quindi gli orari di lavoro degli adulti in smartworking e quelli dei bambini che studiavano da casa, erano effettivamente in linea con i ritmi biologici". Oltretutto al netto dello stress dovuto al traffico o all'affollamento della metropolitana e degli autobus per recarsi in ufficio. Un'altra fascia oraria perfetta per il lavoro è quella del primo pomeriggio, attenzione non quella dell'ora di pranzo, perché (dalle 13 alle 15) anche mangiando un pasto leggero si verifica comunque un down dei ritmi circadiani, mentre dalle 15 alle 16 si verifica una risalita dell'adrenalina: "In quella fascia vediamo anche un grande miglioramento della memoria a lungo termine". Chi ha scaricato applicazioni per fare sport, guardato tutorial su YouTube e dedicato del tempo all'attività fisica dopo il lavoro, si sarà accorto che raggiungere i risultati sperati non era poi così complicato: "Tra le 18 e le 20 infatti il corpo raggiunge il picco di temperatura ed è al suo massimo per quanto riguarda forza muscolare e mobilità". 

Attenzione a computer e smartphone

Durante l'emergenza Covid sono tantissime le persone che hanno accusato dei disturbi del sonno, proprio a causa del cambio di routine. "Le persone che sono riuscite a mantenere inalterato il ritmo sonno-veglia, non hanno avuto grandi difficoltà. Ma pensiamo ad esempio agli anziani, che non avendo molti impegni o attività da svolgere in casa, magari facevano qualche riposino in più durante la giornata, un'abitudine che non può non inficiare il riposo notturno". Chi invece era abituato a restare alzato fino a tarda sera ha avuto forse qualche beneficio dalla quarantena: "Il cronotipo gufo, che tira tardi la notte, non avendo più l'incombenza di una sveglia al mattino presto, ha sicuramente tratto giovamento dalla reclusione, perché ha avuto la possibilità di recuperare qualche ora di sonno rubata alla notte, al mattino presto. Mentre le allodole, i mattinieri, non potendo uscire a fare una corsa al mattino o a fare due passi, sono quelli che ne hanno maggiormente risentito". Tra le cause dei disturbi del sonno però c'è anche anche l'abuso di computer e smartphone: "Chi resta a lavorare fino a tarda sera davanti al computer oppure sta con gli occhi incollati al cellulare va più facilmente incontro all'insonnia: la luce blu dei dispositivi è un inibitore di melatonina ed è anche dose dipendente, ovvero più ore si passano davanti alla luce blu maggiore sarà l'inibizione". Per questo il consiglio è smettere di lavorare e di stare davanti al computer al calare della luce del sole. "E poi può essere utile anche applicare la regola del 20 20 20: ovvero ogni 20 minuti staccare gli occhi dal monitor, e focalizzare l'attenzione su altro, un oggetto oppure qualcosa fuori dalla finestra, a distanza di circa 20 metri, per 20 secondi". 

Ritmi circadiani: questione di buon senso

Se queste fasce orarie, se queste abitudini vi sembrano quelle che avrebbero consigliato anche i nostri nonni, non siete poi così lontani dalla realtà. "I ritmi circadiani, la giusta alternanza e il giusto equilibrio tra ore di luce, di sonno e di attività fisica, sono gestibili anche facendo ricorso al buon senso. Pensiamo all'alimentazione, non conta soltanto evitare di mangiare junk food, ma è importante anche non mangiare troppo tardi la sera o peggio ancora mangiare di notte". A lungo andare fare pasti a orari irregolari può provocare la comparsa di alcune patologie soprattutto legate al metabolismo. "Basti pensare alla Spagna, dove secondo alcuni studi, negli ultimi anni si è registrata un'impennata di casi di obesità infantile, tra le cause c'è sicuramente il fatto che si pranza e si cena davvero molto tardi". Non ributtiamoci subito nel trantran quotidiano, nella frenesia del lavoro e della vita sociale e proviamo, anche ora che la quarantena è finita, a rispettare e assecondare i nostri ritmi circadiani: vuoi vedere che forse un vantaggio dalla pandemia riusciamo a tirarlo fuori?

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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