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Test genomici per le donne con tumore al seno: con quest’esame è possibile evitare la chemio

“Chemio, se posso la evito” è il titolo della campagna lanciata dall’organizzazione no-profit Europa Donna per far sì che i test genomici siano disponibili il prima possibile in tutta Italia. Grazie a questi test infatti è possibile stabilire l’efficacia della chemioterapia per le donne affette da tumore al seno.
A cura di Francesca Parlato
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Prima la buona notizia: con la legge di Bilancio 2021 è stato stanziato un fondo nazionale di 20 milioni di euro annui per il rimborso delle spese per l'acquisto dei test genomici. I test genomici sono importantissimi per tutte le donne colpite da tumore al seno. Grazie a questi test infatti è possibile fare una previsione circa l'aggressività del cancro allo stadio iniziale e stabilire quale vantaggio apporterebbe la chemioterapia. Molto spesso infatti nelle donne che devono fare i conti con un cancro di piccole dimensioni e pochi linfonodi coinvolti, la chemioterapia non è neanche necessaria. Ad oggi soltanto la Lombardia, la Toscana e la provincia autonoma di Bolzano prevedono la rimborsabilità di questo tipo di test. Da quest'anno invece grazie a questo fondo, in tutta Italia sarà possibile accedere a questo tipo di analisi. È vero però che prima che questi test diventino effettivamente disponibili c'è ancora della strada da fare: è necessaria infatti da parte del Ministero della Salute l'emanazione di un decreto attuativo e un successivo passaggio delle Regioni che dovranno distribuire le risorse a tutte le strutture del territorio. Per questo motivo l'associazione Europa Donna, organizzazione no-profit che dal 1994 si occupa di sensibilizzare l'opinione pubblica sul tumore al seno e di promuovere prevenzione, trattamento e ricerca su questa patologia, ha dato il via alla campagna "Chemio, se posso la evito" che prevede una raccolta firme e una social challenge per far sì che tali test diventino disponibili il prima possibile per tutte le donne.

Test genomici: a cosa servono

La genomica (a differenza della genetica che si occupa di studiare i singoli geni, le loro alterazioni e la trasmissione da una generazione all'altra) si occupa di gruppi di geni, di come funzionano e interagiscono tra loro e di come questi si esprimono in uno specifica parte del corpo o in particolare tessuto. Questo si traduce nella possibilità concreta per i medici di comprendere più a fondo la natura e le caratteristiche del tumore e di fare una previsione circa le probabilità di crescita e di risposta alle terapie. Si tratta di uno strumento ulteriore, che non sostituisce l'esame istologico, ma che consente agli oncologi di avere ulteriori informazioni a disposizione.

Evitare la chemioterapia grazie al test genomico

Per quanto di fondamentale importanza la chemioterapia porta con sé diversi e vari effetti collaterali: dalla stanchezza, alla perdita di capelli, alle nausee e sappiamo anche che, oltre a essere tossica per le cellule tumorali, lo è anche per le cellule sane. Si tratta di effetti temporanei che spariscono al termine del trattamento e a fronte dei benefici che questo tipo di terapia porta, sono assolutamente sostenibili. Ma la letteratura scientifica ci dice che soltanto una paziente su dieci che soffre di un tumore al seno che cresce sotto stimolo ormonale, trae un effettivo beneficio dalla chemioterapia. In questi casi, se il tumore è di piccole dimensioni e se la quantità di linfonodi coinvolti è limitata, il trattamento chemioterapico, e tutti gli effetti collaterali che questo comporta, può essere evitato. Per fare questo tipo di valutazione però è necessario eseguire il test genomico che fornisce all'oncologo tutte le informazioni circa la natura del carcinoma.

Chi può fare il test genomico

Come si legge dal sito dell'associazione Europa Donna, il test genomico può essere fatto dalle pazienti che hanno un tumore al seno con determinate caratteristiche: il tumore non deve essere superiore a 5 centimetri, non devono essere più di tre i linfonodi coinvolti e infine la tipologia, il tumore deve essere del tipo HR+ o HER2. Questo tipo di analisi viene eseguita sul tumore asportato subito dopo l'intervento chirurgico, dall'anatomopatologo. Risultati alla mano, un'équipe multidisciplinare valuterà il tipo di percorso più adatto per la paziente e l'opportunità o meno di svolgere la chemioterapia.

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