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Sylvia Rivera, icona del movimento LGBT: la trans è la prima che si è ribellata alle discriminazioni

Benché esistano versioni discordanti sui moti di Stonewall del 1969, per qualcuno fu la trans Sylvia Rivera a dare avvio agli scontri, lanciando una bottiglia contro i poliziotti. Per questo l’attivista è ricordata come un’icona del Movimento di liberazione gay, simbolicamente nato proprio con le rivolte di quella notte.
A cura di Giusy Dente
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I moti di Stonewall del 1969 hanno fatto da spartiacque: c'è un prima, fatto di vergogna, sottomissione, umiliazione e c'è un dopo, fatto di rivendicazioni, di maggiore consapevolezza, rinascita e liberazione. Gay, trans, lesbiche: da quelle rivolte in poi hanno tutti reclamato con orgoglio il loro orientamento sessuale, stanchi di nascondersi e subire continuamente violenze e discriminazioni. Se oggi esiste il Pride è proprio per ricordare quanto accaduto quella fatidica notte tra il 27 e il 28 giugno, quando per l'ennesima volta la Polizia irruppe in un locale frequentato da transessuali e omosessuali. Ma a differenza delle altre retate, questa sfociò in uno scontro aperto. Grandi protagoniste di quell'episodio sono state Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera, che insieme poi hanno fondato il Gay Liberation Front e l'associazione STAR, dando avvio al Movimento di liberazione gay.

Chi è Sylvia Rivera

Non ha avuto una vita facile Sylvia Rivera. Abbandonata dal padre poco dopo la nascita, in seguito al suicidio della madre è stata cresciuta dalla nonna, che però aveva difficoltà ad accettare quelle inclinazioni femminili che per l’epoca erano qualcosa di mostruoso. Giovanissima, Sylvia ha cominciato a frequentare gli ambienti omosessuali newyorkesi, facendo anche la conoscenza di Marsha P. Johnson, una personalità fondamentale all’interno del Movimento di liberazione gay. Entrambe erano presenti la notte compresa tra 27 ed il 28 giugno 1969 allo Stonewall Inn, il locale gay di New York dove dove ha avuto luogo la famosa rivolta che ha dato avvio alla tradizione giunta fino ai giorni nostri della marcia del Pride.

Sylvia Rivera
Sylvia Rivera

La Rivera ha combattuto tante battaglie in nome dei diritti suoi e dell’intera comunità, una comunità in cui però non si sentiva pienamente accettata e rappresentata. Inizialmente infatti le persone trans erano guardate con sospetto anche dagli omosessuali stessi, che li vedevano come una minoranza e tendevano a prendere le distanze da loro, senza includerli nelle loro rivendicazioni. Queste continue discriminazioni e le tante delusioni sperimentate nella sua  vita l'hanno messa a dura prova, al punto da farle tentare il suicidio nel 1995. È poi morta a 50 anni, nel 2002 a causa di un tumore al fegato.

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Sylvia Rivera nella storia del Pride

Quello che è accaduto la notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969 è arrivato a noi in una moltitudine di versioni diverse, soprattutto in merito al coinvolgimento reale dei presenti negli scontri. Di certo c’è che quella rivolta ha dato avvio al Movimento di liberazione gay e al Pride, che difatti cade a giugno proprio in ricordo dell’evento. Le retate della polizia nei locali all'epoca erano all’ordine del giorno, ma quella notte qualcosa accese la miccia dello scontro. Per qualcuno fu la trans Sylvia Rivera la “responsabile”, scagliando una bottiglia contro un agente. Un’altra versione parla della lesbica Stormé DeLarverie, che avrebbe opposto resistenza agli agenti. Per altri l'evento scatenante fu un bicchiere (o un mattone?) lanciato dalla drag queen Marsha P. Johnson al grido di: "I got my civil rights" (Anche io ho i miei diritti civili). La Polizia usò le maniere forti quella notte: ci furono violenze e pestaggi, con diversi feriti. A uscirne indenne fu però il sentimento di orgoglio dei manifestanti, decisi più che mai a non abbassare più gli occhi davanti ai soprusi e a prendersi i loro diritti.

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