Stop interrupting women: il trend Twitter contro gli uomini che vogliono zittire le donne
UN Women è l'ente delle Nazioni Unite che combatte per l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne, affinché si possa avere presto un futuro equo senza distinzioni, dove tutti abbiano le stesse possibilità. Al momento non è così: che si tratti di istruzione, sanità, accesso al lavoro o retribuzione, uomini e donne non godono degli stessi diritti. Nei confronti delle seconde è in atto una preoccupante escalation di discriminazione e violenza. Quest'ultima non è solo fisica: è violenza anche quella verbale. Proprio il linguaggio è una delle armi che più di tutte viene usata contro le donne per ferirle, sminuirle, sottometterle, umiliarle. Per questo anche oggi UN Women su Twitter ne ha approfittato per un piccolo promemoria: "Stop interrupting women".
A che punto siamo con la parità di genere
La pandemia ha gravato moltissimo sulle donne. Il divario di genere si è accentuato e la parità di genere si raggiungerà tra non meno di un secolo. Il gender gap è un problema mondiale e sicuramente il mancato progresso che si è avuto fino ad oggi è dovuto anche al forte sottofinanziamento delle iniziative per l'uguaglianza di genere. Per questo al Generation Equality Forum conclusosi il 2 luglio scorso a Parigi si è deciso di fare un investimento importante: 40 milioni di dollari da destinare a iniziative volte a sostenere l'empowerment femminile e promuovere la parità di genere, affinché le donne non rimangano indietro. Oggi sono pagate di meno, hanno meno possibilità di carriera, sono vittime di stereotipi che le vogliono inadatte a certi ruoli e certe cariche. Anche per questo spesso gli uomini si sentono in diritto di sminuirle in modo molto sottile: interrompendole quando parlano, dando per scontato di saperne di più.
Mansplaining e mansplainer
Col termine mansplaining si indica quel fastidioso atteggiamento paternalistico con cui troppe volte gli uomini (i mansplainer) si rivolgono alle donne. È un modo per imporre la propria presenza attraverso la voce, dando per scontato di saperne di più e di saperlo spiegare meglio. Si tratta spesso di questioni semplici per non dire banali, che vengono però illustrate dando per scontato che l'altra persona abbia difficoltà a capire. Viceversa, se si tratta di questioni di rilievo di base c'è l'insinuazione che l'altra non ne sappia abbastanza in merito e che dunque vada istruita sulla materia, anche quando magari non è così. In entrambi i casi la donna deve mettersi da parte, zittire e stare ad ascoltare.
Smettiamola di interrompere le donne
Lo abbiamo visto in casa nostra l'anno scorso, alla finale del Premio Strega: il conduttore Giorgio Zanchini ha invitato Corrado Augias per parlare del movimento #MeToo, escludendo dalla discussione la finalista nonché unica donna in gara Valeria Parrella. Più di recente è successo ancora, nel bel mezzo di un dibattito televisivo: Mike Pence ha più volte interrotto Kamala Harris, parlandole sopra per dominare la discussione, ma lei lo ha autorevolmente zittito con un "Signor vice presidente, sto parlando io!", padroneggiando la situazione e rivendicando il diritto alla parola. Tornando più indietro nel tempo, lo stesso mansplaining si era visto ai dibattiti presidenziali del 2016, con le continue intromissioni di Donald Trump nei confronti di Hillary Clinton. Interrompere una donna che parola è un modo per sminuirne la competenza e l'autorevolezza. Oggi col suo tweet provocatorio Un Women ha voluto ricordare quanto questo sia fastidioso. Ha simbolicamente interrotto il feed con delle emoticon e il reminder grafico "Stop interrupting women" (come fatto anche altre volte in passato, anche su Facebook). Gli utenti hanno risposto raccontando le esperienze personali vissute.
Un rapporto del 2017 della Northwestern Pritzker School of Lawha ha evidenziato che i giudici maschi della Corte Suprema interrompono le loro colleghe circa tre volte più spesso, perché non le ritengono inconsciamente all'altezza. Dallo studio è emerso anche che per essere percepite meno ‘deboli' molte di loro correggevano il loro fraseggio eliminando espressioni come ‘Posso' o ‘Mi scusi': espressioni di garbo e cortesia, che però dalla controparte vengono avvertite come moventi per sovrastare e imporsi. Più che correggere il fraseggio e limitare la propria pacatezza ed educazione, per paura di risultare deboli, ciò che bisogna fare è educare all’uguaglianza e al rispetto, eliminando il pregiudizio di genere che rende le donne un bersaglio.