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Sindrome dello specchio: quando il controllo per il proprio aspetto diventa un’ossessione

Approfittare di ogni specchio per controllare il proprio aspetto è indice di insicurezza o vanità? Alla psicologa e psicoterapeuta Elisa Marcheselli abbiamo chiesto perché alcune persone sono così tanto ossessionate dalla loro immagine e quando la mania di specchiarsi può diventare una vera e propria sindrome.
Intervista a Dott.ssa Elisa Marcheselli
Psicologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Immagine

Solo un'occhiata prima di uscire di casa, velocemente nello specchietto retrovisore di un'automobile, nella vetrina di un negozio, a volte anche con la fotocamera dello smartphone se non c'è altro a disposizione. Per alcune persone lo specchio è un'ossessione. Cercano il proprio riflesso di continuo, in qualunque superficie che lo consenta, per avere una conferma del loro aspetto, per essere sicuri di essere impeccabili (o quanto meno presentabili) agli occhi di chi li vedrà. "Osservare, analizzare il proprio aspetto in maniera ripetitiva, controllare di continuo il proprio corpo sono tutti sintomi di quella che si definisce ‘Sindrome dello specchio' – ha spiegato a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Elisa Marcheselli, esperta in disturbi della personalità e web reputation – E certo la nostra società altamente digitalizzata, dove c'è un utilizzo costante della propria immagine, dove lo specchio può essere anche una foto da mostrare online, ha contribuito al diffondersi di questa che in alcuni casi può essere una vera e propria mania".

Mania del controllo o vanità?

Nel nostro immaginario la rappresentazione della vanità è abbinata sempre a uno specchio. Il vanitoso si guarda in continuazione per godere della propria bellezza. Ma davvero chi cerca di sfuggita la propria immagine anche nel riflesso di uno specchio stradale è soltanto un narciso? "Da un lato la ricerca del proprio riflesso è piuttosto indice di una mania del controllo. In termini clinici questo tipo di mania è connesso con il disturbo ossessivo compulsivo, uno dei più diffusi. E in alcuni casi è relativa proprio all'immagine di sé, di essere assolutamente perfetti nel proprio ideale di sé. Un'ossessione che può sfociare anche in particolari abitudini alimentari, stile di vita, eccesso di attenzione all'attività sportiva". Poi c'è il fattore insicurezza: "Molte persone si controllano per sapere che aspetto hanno, se sono pronti a incontrare altre persone, oppure se la vogliamo declinare dal punto di vista social, se sono pronti per una videochiamata o per un selfie". Per altri invece, e parliamo dei narcisi, lo specchio è un fattore in grado di alimentare la propria autostima. "Osservare la propria immagine serve per aumentare la propria conoscenza di sé e si specchiano in maniera incontrollata anche in una vetrina. Il limite tra il normale e il patologico in questo caso è molto labile. È interessante anche osservare che mentre in passato questa era una mania decisamente femminile, oggi sono tanti gli uomini ossessionati dalla propria immagine".

Piacersi e compiacere: perché ci guardiamo allo specchio

Ci si specchia per sé stessi o per qualcun altro? La ricerca continua della propria immagine serve a dare una conferma a noi stessi o in fondo quello che cerchiamo è il gradimento altrui? "Purtroppo molte persone non hanno l'abitudine a fare qualcosa semplicemente per sé stesse. Cercano di compiacere gli altri, aderendo a delle regole sociali, che le portano a distogliere la concentrazione da sé stesse". Il rischio è quando si alza l'asticella, quando si cerca di aderire a uno stereotipo ideale. "Nel mio lavoro capita spesso di dover insegnare alle persone l'importanza di compiacere sé stesse. Bisogna allontanare gli stereotipi: il rischio è restare infelici e insoddisfatti".

Effetto Zoom

Un effetto collaterale della pandemia è stato l'utilizzo h24 di Zoom e app di videocall. Programmi che ci mettono a confronto continuamente con la nostra immagine, dove possiamo guardarci e capire come appariamo agli occhi degli altri durante una riunione di lavoro. "C'è stato sicuramente un peggioramento durante la pandemia. Ma in generale sono stati i social a far sì che le nostre immagini venissero messe in maniera continuativa online, creando così un'ossessione per il nostro modo di apparire".

L'ossessione per l'immagine

Attribuire neutralità al corpo, spogliarlo di tutta l'importanza che gli viene data è un traguardo difficile da raggiungere ma al quale, passo dopo passo, grazie al movimento per la body positivity, ci stiamo avvicinando. "In quest'epoca è fondamentale parlare di educazione all'immagine. Bisogna essere attivamente coscienti di ciò che siamo e di come siamo, ma dobbiamo stare attenti a non farci trascinare dall'ossessione. Essere consapevoli che se vogliamo possiamo anche intervenire sul nostro aspetto ma l'importante è non farci trascinare alla ricerca di ideali di bellezza, tendenzialmente quasi irraggiungibili". Il rischio di diventare schiavi dello specchio è andare incontro a patologie come la dismorfofobia o anche disturbi alimentari come anoressia o bulimia. "E c'è anche un altro rischio – conclude la dottoressa – E si chiama spettrofobia: la paura degli specchi. Sono tantissime le persone che preoccupate dal loro aspetto, di non piacere o non piacersi, provano una paura persistente e irrazionale di vedere la propria immagine riflessa". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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