Sharbanoo Sadat, la giovane regista afghana contro gli stereotipi
Shahrbanoo Sadat di professione fa la regista e ha presentato il suo nuovo ultimo film, Wolf and Sheep, allo scorso Festival di Cannes. Ha 26 anni e un'origine che racconta molto sulla sua personalità e sul suo lavoro: Shahrbanoo viene dall'Afghanistan.
Nel suo film è proprio della sua vita che vuole parlare, del mondo in cui vede il suo paese. Da Teheran, dove si era rifugiata con la sua famiglia, è stata costretta a trasferirsi in un piccolo villaggio nel centro dell'Afghanistan dopo l'11 settembre, in cui ha vissuto una realtà che sul grande schermo non riesce a vedere. In molte occasioni ha sottolineato di odiare l'idea che il cinema generalmente ne esprime, e poco cambia se a farlo siano registi stranieri o suoi compaesani. Guerra, terrorismo, diritti negati. Sembra che nessuno riesca a vedere altro, mentre lei ha fatto una scelta diversa, vuole raccontare le tante storie che compongono un contesto tanto complesso, una società fatta di contraddizioni e sorprese, di piccole cose destinate a finire risucchiate nella visione stereotipata dominante.
In Wolf and Sheep c'è solo un paesino perso tra i monti afghani e ragazzini che portano le pecore al pascolo. Tra i maschi che imparano a difendere il gregge dai lupi e le femmine che passano la giornata a chiacchierare, la distanza è e deve essere massima. A rompere il tabù Qodrat e Sediqa, entrambi emarginati dai pregiudizi del villaggio, che trovano il coraggio di avvicinarsi. Una storia che mostra un paese inedito, una realtà drammatica e genuina, senza bombe, senza terrorismo.
Pur non tacendo le tante difficoltà incontrate, il tormento di dover girare le riprese con il burqa, i problemi nel costruirsi la sua credibilità, il disappunto dei suoi stessi genitori, ha scelto di andare avanti e di battersi per una visione diversa. Per lei, unica regista donna, raccontare la verità, dare voce a quei capitoli della storia che non ne hanno, è una vera missione.