Shamsia Hassani, street artist col velo: nei suoi disegni il grido di libertà delle donne afghane
L'arte non è solo svago, ma anche denuncia. Attraverso l'arte si è sempre parlato dei temi più disparati, per portarli all'attenzione della società, per evidenziare mancanze, per chiedere tutele maggiori. Che sia la musica o la poesia o il disegno ogni forma d'espressione può celare significati profondi andando oltre le note, le parole e i colori. Per questo quando si è trattato di mettere la propria abilità e il proprio talento al servizio delle donne afghane, Shamsia Hassani non si è tirata indietro, andando incontro a pericoli, pregiudizi e critiche per il solo fatto di essere una donna che dà voce alle altre donne e che lo fa coi pennelli e la bomboletta spray in mano.
La battaglia di Shamsia Hassani per le donne afghane
Le strade italiane non appartengono alle donne: si sentono insicure anche a uscire da sole di sera, hanno paura della violenza a cui potrebbero andare incontro. E se timori come questo riguardano il nostro Paese, immaginate cosa potrebbe voler dire aggirarsi da sola per le strade afghane con l'intento di fare graffiti. Il gesto è pericoloso e richiede una notevole dose di coraggio, visto che è considerato dai più un vero e proprio affronto. Nonostante venga ritenuta una peccatrice Shamsia Hassani continua nella sua missione: dare voce alle donne afghane attraverso la sua arte di strada. È il suo modo di contribuire al miglioramento della condizione delle donne del suo Paese, una situazione che ancora vede notevoli restrizioni e impedimenti: l'uguaglianza di genere è assolutamente un miraggio lontano. Ma lei è convinta che l'arte possa cambiare le cose, per questo non si arrende.
Street art per chiedere più diritti
La 32enne, nata in Iran da genitori afghani, vive attualmente in Afghanistan e proprio tra le strade di Kabul fa i suoi graffiti. Sono un modo per chiedere quelle tutele e quei diritti ad oggi negati alle donne del Paese. Lei è la la prima street artist donna dell’Afghanistan e alle donne rivolge la sua arte, che è insieme manifesto politico e denuncia sociale. Il soggetto dei suoi disegni è sempre una donna che messa su porte, edifici, muri e facciate ricorda alle persone di passaggio che non devono stancarsi di lottare per i loro diritti, per un Paese migliore che dia loro spazio e voce. In una vecchia intervista spiegava proprio questo:
Le donne hanno dovuto affrontare molte limitazioni, molte difficoltà. In passato venivano allontanate dalla società, si voleva che rimanessero sempre a casa, volevano dimenticarsi di loro. Ora voglio usare i miei dipinti per ricordare alle persone che le donne esistono. Voglio dimostrare che le donne sono tornate nella società afghana in una forma nuova e più forte. Non è la donna che sta a casa. È una donna nuova. Una donna piena di energia, che vuole ricominciare.
E infatti le donne dei suoi graffiti hanno forme aggraziate e delicate, portano sempre i capelli coperti e il nero non manca mai nella tavolozza dei colori. Suonano e danzano, ma hanno sempre un velo di tristezza sul viso e perennemente gli occhi chiusi. Le donne afghane gli occhi li vogliono aprire e vogliono guardare liberamente il mondo, farne parte attivamente e non con distacco: gli sforzi di Shamsia Hassani sono fatti in nome di questo.