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Rifiorire dopo il Covid: come riprenderci la nostra vita dopo la pandemia

La campagna vaccinale sta procedendo in maniera spedita, nei paesi dove si è raggiunta l’immunità di gregge la vita sta lentamente tornando alla normalità. È arrivato il momento di iniziare a rifiorire dopo la pandemia. Come fare ce lo spiegano gli psicologi Roberto Cattiveli e Anna Guerrini Usubini.
Intervista a Dott. Roberto Cattivelli e Anna Guerrini Usubini
Psicologi presso l'Istituto Auxologico Italiano
A cura di Francesca Parlato
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Stiamo iniziando a vedere la luce in fondo al tunnel. Nei paesi come Gran Bretagna e Israele, la vita sta lentamente ritornando alla normalità, come nell'era pre Coronavirus, in Italia il 30% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e in questi giorni il Presidente del Consiglio Draghi dovrebbe annunciare delle nuove disposizioni (si spera meno rigide) in tema di sicurezza. Per questo è arrivato il momento di iniziare a fiorire, di prepararsi a una nuova primavera e di essere pronti ad accogliere questa fase che sta per cominciare e di abbandonare quello stato d'animo che il sociologo americano dell'Emory College, Corey Lee M. Keyes ha definito languishing ovvero languire. Languire non vuol dire essere clinicamente depressi, vuol dire ristagnare, galleggiare nella vita in attesa che qualcosa accada, senza alcuna spinta o desiderio di uscire da questo impasse. "Quest'ultimo anno è stato come star fermi a un semaforo rosso, in attesa del verde. Molti hanno sperimentato la frustrazione di questa situazione – spiega a Fanpage.it il dottor Roberto Cattivelli, psicologo dell'Istituto Auxologico ItalianoAbbiamo vissuto mettendo in pausa tanti aspetti del nostro quotidiano, senza sapere quando tutto questo finirà. E questo ha procurato in molti un senso di totale smarrimento".

Cosa vuol dire languishing 

Non provare gioia, essere indifferenti a ciò che di bello o brutto accade intorno, provare quella sensazione di ristagnare. Quanti di noi provano almeno uno di questi sintomi? Quanti avvertono quella sensazione di immobilità, di non andare avanti, di essere cristallizzati in momento che è sempre uguale a sé stesso? Languire vuol dire tutto questo. "Siamo tutti in attesa di una ripartenza – continua Cattivelli – Lavorativa, affettiva, relazionale, sociale". Uno stato d'animo che va a braccetto con la pandemic fatigue che ci ha lasciato sintomi come stress, difficoltà di concentrazione, paura. E poi languire vuol dire non riuscire a essere felici neanche per le cose che un tempo ci procuravano benessere o serenità. "Può accadere in alcuni momenti della vita, e ultimamente accade sempre più spesso, che a un certo punto si smetta di provare piacere per delle cose che invece si sono sempre amate".

Non negare le proprie emozioni

Magari non abbiamo avuto un contatto diretto con il Covid, non abbiamo avuto esperienze di parenti o amici che hanno avuto conseguenze gravi dalla pandemia, eppure proviamo lo stesso questa sensazione di languire, e ci sentiamo in colpa per questo stato d'animo che ci attanaglia. "È importante invece imparare a riconoscere questo senso di smarrimento, di incertezza. Non dobbiamo pensare di non dover provarlo. Sentirsi così è assolutamente normale". Concediamoci dunque questo momento, non rifiutiamo quest'emozione anche se negativa o perché ci sentiamo in colpa perché siamo fortunati a essere in buona salute. "Tutte le volte che rifiutiamo un'emozione questa assume più potere dentro di noi. Per questo stiamo attenti a non cacciare le emozioni in maniera disfunzionale. Accogliamole e proviamo poi a mettere in atto dei comportamenti per migliorare la nostra quotidianità".

L'attivazione comportamentale per rifiorire

Quando non abbiamo voglia di fare nulla, quando anche attività che prima amavamo fare, dallo shopping alla corsa, dal cucinare al dipingere, non ci danno più alcun stimolo, anziché continuare a languire è utile provare a fare un piccolo sforzo su sé stessi. "In questo caso è consigliabile quella che in terapia si chiama attivazione comportamentale. – continua Cattivelli – Si tratta di un approccio che viene utilizzato per il trattamento della depressione, ma che può essere efficace anche in questa situazione". Per rimettersi in pista e cominciare a fiorire possiamo quindi provare a strutturare una nuova routine nella quale inserire in maniera graduale quelle attività che un tempo ci davano piacere. "Non bisogna essere estremi. Non diamoci degli obiettivi irraggiungibili come "Da oggi andrò a correre 7 giorni su 7″. Cerchiamo di inserire queste attività nella nostra vita nel modo più naturale e spontaneo possibile". All'inizio sarà comunque uno sforzo e non è detto che proveremo davvero gioia. "Sembrerà strano programmare anche il tempo libero e gli hobby, ma piano piano fare le cose che ci piacevano ci porterà a provare di nuovo piacere. Ci vorrà qualche settimana. All'inizio non ci daranno alcuna soddisfazione, poi proveremo gioia nel farle ma non avremo voglia di metterle in atto. E poi andrà sempre meglio. Il recupero di solito è quasi sempre pieno, al netto ovviamente di altri stati clinici".

L'importanza delle piccole cose

"Non dobbiamo riconfigurare completamente la nostra vita e le nostre giornate – chiarisce la dottoressa Anna Guerrini Usubini psicologa dell'Istituto Auxologico Italiano – Anziché fare grandi proclami o aspirare a chissà quali cambiamenti, proviamo a ricavare nella nostra giornata un'ora, o anche meno (soprattutto all'inizio), in cui dedicarci a un'attività che ci fa stare bene. I cambiamenti, i miglioramenti, arrivano quando si costruiscono giorno per giorno, con delle piccole azioni, dei piccoli comportamenti". Ma attenzione a scegliere anche il tipo di attività che vogliamo inserire nella nostra vita: "Devono essere rilassanti, devono aiutare a spegnere la macchina dei pensieri – continua la psicologa – Si tratta di momenti in cui non si deve pensare alle incombenze quotidiane o all'ansia del Covid". 

"Ne usciremo migliori"

Ce lo siamo detti e ripetuti da quando è iniziata la pandemia: "Ne usciremo migliori". Ma per migliorare davvero bisogna fare uno sforzo. "La nostra vita prima del Covid era inficiata da ritmi frenetici, stress, preoccupazioni. – spiega la dottoressa Guerrini – Con la pandemia abbiamo avuto la possibilità di riappropriarci in qualche modo del nostro tempo. Abbiamo riscoperto il contatto con noi stessi, con il nostro corpo. Proviamo a trarne vantaggio". Fiorire non vuol dire ritornare alla vita prima del Covid, quella altamente stressante che conducevamo saltando da un impegno all'altro. "La strategia dovrebbe essere proprio questa: portare nella nostra vita passioni, hobby, interessi che prima per un motivo o per un altro non riuscivamo ad incastrare nella nostra quotidianità. Ora che la situazione sembra lentamente migliorare cerchiamo di adottare quest'abitudine".

Il bicchiere mezzo pieno

Fiorire non è un processo veloce. Ci può volere tempo per rimettersi in sesto, per cominciare a essere di nuovo parte attiva della nostra vita. E il consiglio è cercare di non concentrarci sugli aspetti del nostro quotidiano in cui ci sentiamo manchevoli. Se non raggiungiamo un obiettivo che ci eravamo prefissati non facciamoci abbattere. "Non dobbiamo scoraggiarci. Se ci eravamo prefissati di andare andare a correre tre volte a settimana e ci siamo andati soltanto due volte, non focalizziamo la nostra attenzione su quest'episodio. Guardiamo quello che di buono abbiamo fatto e poi facciamo un bilancio. Gli scivoloni sono normali, è importante in questo caso guardare al futuro e decidere di non mancare allo stesso appuntamento della settimana successiva. Questo modo ci aiuterà ad andare avanti e a non farci scoraggiare".

Aprirsi a nuove esperienze e ristabilire i contatti sociali

Funzionale alla fioritura e a una ripartenza ottimale è anche aprirsi a nuove esperienze. "Pianifichiamo visite guidate, gite fuori porta, ma stiamo attenti ad avere una disponibilità emotiva e psicologica vera e concreta. Se non siamo davvero pronti non riusciremo mai a beneficiare delle nuove esperienze. Apriamoci alla vita, facciamo una riflessione su noi stessi e cerchiamo di essere pronti ad accogliere in maniera funzionale questi stimoli". Altrettanto indispensabile, vista la solitudine che ha caratterizzato tutti questi mesi, è ricominciare ad avere dei contatti sociali, pur nel rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza. "Riprendere le amicizie e le relazioni serve proprio per affrontare quello che stiamo vivendo. Recuperiamo i contatti autentici, abbiamo sempre dato per scontato la nostra vita sociale ma condividere con i nostri amici o con le persone che ci sono più care questo particolare momento e il nostro stato d'animo, servirà ad alleggerire le paure e ad affrontare insieme la ripartenza".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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