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Respect, la vita di Aretha Franklin in un film: la cantante raccontata attraverso i suoi abiti

Dal coro gospel della Chiesa ai palcoscenici più prestigiosi di tutto il mondo: “Respect” racconta l’ascesa di Aretha Franklin nel mondo della musica. Il film si sofferma sulla carriera straordinaria della cantante, ma anche sulle sue dolorose esperienze umane, il tutto con un’attenzione particolare allo stile della donna. Al culmine della fama la Franklin era un’icona del mondo della moda: i suoi look vistosi tutto lustrini e pellicce sono diventati leggendari.
A cura di Giusy Dente
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Aretha Franklin non ha fatto in tempo a vedere la trasposizione della sua vita sul grande schermo: è venuta a mancare nel 2018. Però quando il progetto era nell'aria aveva personalmente scelto Jennifer Hudson, a cui era legata da una profonda amicizia: voleva che fosse lei a interpretarla. E così è stato. La cantante e attrice vincitrice dell'Oscar per Dreamgirls ha dato voce e corpo al suo idolo in Respect, diretta da Liesl Tommy.

Il biopic ripercorre vita privata e carriera della regina del soul nell'arco di un trentennio. Il film si apre quando bambina stupiva tutti con la sua voce adulta cantando alle feste del sabato sera organizzate nel salotto di casa dal papà; si chiude nel momento di massima fama, dopo molteplici delusioni personali e lavorative, quando incide il suo disco di maggiore successo Amazing Grace. I tre decenni seguono anche l'evoluzione stilistica dell'artista, diventata una leggenda oltre che per la voce per gli iconici e lussuosi abiti. Sul palcoscenico amava esagerare e abbondare, voleva risplendere nelle esibizioni: pellicce, gioielli, paillettes, rouches, frange, piume, pellicce. Il tutto è stato ricostruito con estrema precisione dal costumista Clint Ramos, che ha studiato la Franklin come donna e come cantante, per restituirla agli spettatori anche attraverso i suoi abiti.

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I costumi di Respect ci raccontano Aretha Franklin

A trasformare Jennifer Hudson nella regina del soul dal punto di vista stilistico ci ha pensato il costumista Clint Ramos. A lui il compito di rendere sullo schermo la potenza della figura della Franklin nel panorama della moda, dove si è imposta con abiti al tempo stesso incantevoli e stravaganti, che l'hanno consegnata alla leggenda. "Molte persone hanno lavorato a questo film. Avevamo centinaia di persone nel reparto costumi tra Atlanta, New York e Los Angeles" ha raccontato a T&C, spiegando che c'è stato un approfondito lavoro di ricerca dietro. Il film, infatti, attraversa tre decenni, va dai primi anni Cinquanta ai primi anni Settanta, dall'infanzia all'età adulta della cantante: ne ripercorre le esperienze personali (in particolare i rapporti complessi con gli uomini della sua vita) e la carriera.

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Nel tempo anche gli outfit si sono evoluti. Da un abbigliamento poco appariscente è passata poi a frange, piume, pellicce, lustrini, rouches e gioielli vistosi, al culmine della sua fama. Gli esordi sono stati in una chiesa afroamericana e da lì è partito anche Ramos: "Non c'erano molte fotografie da bambina o da adolescente, quindi ho pensato a cosa potesse indossare questa particolare ragazza afroamericana, cresciuta in una sorta di famiglia benestante con un padre predicatore rockstar. Sono andato nelle chiese e ho chiesto di vedere le fotografie d'archivio degli anni '50 e '60".

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I look della seconda parte del film sono quelli che hanno richiesto più lavoro, in primis quello che indossa per la locandina del film: "Lo adoro. Lo indossa quando è ad Amsterdam al suo concerto. È il mio preferito e anche il più pesante, perché è completamente bordato a mano. Pesa circa 22 Kg". Più facile è stato ricreare gli abiti di cui esistono testimonianze video e foto, per esempio quello indossato in occasione della registrazione dell'album Amazing Grace, con cui la pellicola si chiude. "Avevo bisogno di assicurarmi che il pubblico potesse identificarlo. Ho modificato il colore e disegnato una mia stampa per quel caftano".

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Per i look da giorno la scelta è caduta prevalentemente su spezzati e cappotti, alcuni vintage e altri ricreati appositamente per adattasi alla fisicità della Hudson, molto alta. L'attrice indossa nel film un totale di 85 costumi: "Mi hanno insegnato su Miss Franklin più i cambi d'abito che le ricerche fatte su di lei. Mi hanno insegnato della sua persona, della sua personalità. Capisco perché era una regina con questi abiti addosso". E a proposito dei capelli e del trucco: "Possono insegnarti qualcosa di lei, del personaggio. Quando il Movimento ha iniziato a manifestarsi il suo afro è diventato più naturale e si è accettata di più come una bella donna di colore". Per tutta la durata del film rimane sullo sfondo il tema della fede, così come la questione razziale: la Franklin era figlia di un attivista, di un noto pastore battista amico di Martin Luther King. Lei stessa per tutta la sua vita è stata una sostenitrice delle minoranze afroamericane, dei movimenti femministi e di quelli per i diritti civili. E alla fine proprio le sue origini e il mondo della chiesa si rivelano la sua salvezza. E lì che ritorna per abbracciare la serenità, per ritrovare se stessa, per dare nuovo slancio a una carriera solo in apparenza finita, dopo diverse delusioni anche sul fronte personale. "La musica ti salverà" le avevano detto da bambina: e così è stato.

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