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Rawdah Mohamed debutta come fashion editor: la modella si batte per il diritto di indossare il velo

Per la modella somalo-norvegese Rawdah Mohamed, una delle poche nel settore a indossare il velo, comincia una nuova avventura, ma non in passerella. È stata scelta come fashion editor per Vogue Scandinavia, che debutterà questa estate. Oltre a sfilare lei è anche un’attivista: si batte contro le leggi che puntano a vietare alle donne musulmane di indossare l’hijab, andando così a limitare il loro diritto a manifestare liberamente la propria religione.
A cura di Giusy Dente
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Rawdah Mohamed
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Rawdah Mohamed è nera e musulmana, metà somala e metà norvegese. A 16 anni si è sentita dire che il suo hijab spaventava i clienti e per questo non è stata assunta in negozio. Nel tempo ha purtroppo continuato a sperimentare sulla propria pelle i pregiudizi nei confronti della sua religione e del suo abbigliamento, di quel velo che lei porta fieramente sul capo e per cui oggi si batte senza tregua, anche sui social. In un post su Instagram ha scritto, ricordando i tempi della scuola: "Mi aggredivano e mi toglievano l'hijab così spesso che dovevo portarne uno in più per le volte in cui i ragazzi lo prendevano e si rifiutavano di restituirlo. Un'altra volta il mio insegnante me lo ha confiscato, perché disturbava la lezione. I ragazzi continuavano a togliermelo di dosso e a lanciarlo tra di loro come fosse una palla". Quando poi è diventata una modella non è stato semplice farlo accettare in passerella: "Ho perso il conto delle tante volte in cui sono stata rifiutata a causa del mio hijab". L’industria della moda in questo senso è solo di recente che si è maggiormente aperta alle diversità, distaccandosi un po’ da quei canoni prestabiliti che per anni sono stati inattaccabili e indistruttibili. Per lei adesso comincia una nuova avventura, sempre nel mondo della moda, ma non in passerella: è la fashion editor di Vogue Scandinavia.

Una fashion editor col velo

Questa estate Vogue lancerà la sua 28esima edizione internazionale, quella scandinava, diretta dalla svedese Martina Bonnier con redattori in Norvegia, Svezia e Danimarca. La rivista si concentrerà soprattutto su pubblicazioni online, con edizioni cartacee disponibili solo su richiesta e realizzate in un packaging completamente riciclabile e plastic-free: parola chiave "sostenibilità" insomma. Il primo numero dovrebbe arrivare ad agosto. Del team farà parte anche Rawdah Mohamed: per la prima volta l'industria delle riviste occidentali si affida a un fashion editor che indossa l'hijab. Il compito che le è stato affidato è quello di promuovere storie inedite e raccontare la moda in chiave inclusiva, per mettere in luce una nuova normalità del settore, la sua nuova impronta meno elitaria e più vicina al sociale. Rawdah rappresenta per molti versi la democratizzazione della moda, di quel mondo che è sempre stato percepito come distante, per pochi e che invece si sta aprendo sempre di più.

Rawdah Mohamed
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La direttrice di moda Ida Eide Einarsdóttir è rimasta molto colpita dalla sua personalità. A NRK ha detto: "Si tratta di avere uno stile unico e un occhio per la moda che l'hanno resa un'icona di stile internazionale in tempi record. Ha anche una voce unica e non ha paura di usarla. E questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nel settore della moda ora". Dal canto suo, la modella si è detta entusiasta di questo ruolo che le è stato affidato: "Voglio dare voce a coloro che di solito non sono autorizzati a farsi avanti per raccontare le loro storie e mostrare la loro forma di espressione. Questo è forse ciò che conta di più per me di questa nuova posizione. Sono onorata di questo ruolo. H0 superato molti colloqui di lavoro prima di ottenere la posizione di fashion editor per lo staff editoriale di Vogue. La parte difficile del lavoro inizia adesso, perché ora devo dimostrare di meritarmelo".

Rawdah Mohamed
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La battaglia social "Giù le mani dal mio hijab"

Rawdah Mohamed non è solo un'icona fashion, ma anche un'attivista per i diritti delle donne musulmane. Sui social sono in tantissimi a seguirla e ad appoggiarla nelle sue battaglie di sensibilizzazione. L'ultima a cui ha aderito ha avuto un'enorme risonanza mediatica. Tutto è cominciato ad aprile, quando con un lungo post su Instagram si è a chiare lettere espressa contro un progetto di legge in discussione al Senato francese che punta a vietare l'uso di simboli religiosi tra i giovani e nelle scuole, tra cui anche il copricapo islamico. Il suo post ha contribuito a dare visibilità a una causa abbracciata da moltissime donne in tutto il mondo al grido di "Giù le mani dal mio hijab", un hashtag diventata virale per protestare contro il divieto del velo e ripreso a livello internazionale da migliaia di donne. Tra coloro che si sono esposte in prima fila anche Ibtihaj Muhammad, atleta statunitense che è solita gareggiare sempre (Olimpiadi comprese) indossando l'hijab.

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