Quando in gravidanza arrivano le “voglie”: la nutrizionista spiega cosa fare e se assecondarle
È un classico "sintomo" della dolce attesa. Comuni esattamente quanto le nausee nei primi mesi. Si tratta delle voglie. Alcune donne hanno voglia di dolci, fette di torta, pasticcini o cioccolata, altre donne invece sono tentate dai carboidrati, come pasta e pizza. "La spiegazione più accreditata a queste voglie in gravidanza – spiega la dottoressa Valentina Galiazzo, biologa e nutrizionista – é quella che il desiderio di determinati alimenti sia condizionato dalle variazioni ormonali. L'aumento di progesteroni, estrogeni e beta hCG può modificare il gusto e l'olfatto della futura mamma provocando il desiderio di particolari cibi".
Quando le voglie sono dei segnali che il corpo ci manda
Magari si tratta di alimenti che solitamente non si mangiavano volentieri, che prima della gravidanza non suscitavano particolari entusiasmi. "A volte la ricerca di alcuni cibi è anche dettata da alcune carenze nutrizionali. Ad esempio a molte donne capita di scegliere di mangiare più frequentemente il pesce e questo avviene perché magari c'è una carenza di omega 3 e il corpo in questo modo è come se inviasse un segnale per compensare questo deficit". In altri casi invece può capitare che alimenti amati da sempre diventino improvvisamente insopportabili. "In questi casi non bisogna sforzarsi. Se una donna incinta non ha voglia di mangiare qualcosa è bene non costringerla. E poi bisogna anche tenere conto che il gusto cambia durante i nove mesi, per cui non stupiamoci se abbiamo voglie e desideri diversi tra il primo, il secondo e il terzo trimestre".
Come gestire le voglie
Solitamente le voglie non riguardano cibi salutari o poco calorici. Dolci, cioccolata, pasta diventano oggetto del desiderio delle donne incinte. "A volte si è attratte verso questo tipo di alimenti anche a causa del proprio stato emotivo. La gravidanza è un periodo di stress, si temono i cambiamenti fisiologici, c'è sempre una certa preoccupazione per il bambino, e alimenti come il cioccolato e la pasta contengono il triptofano, il precursore della serotonina, ovvero l'ormone che influenza l'umore in maniera positiva e che aiuta a calmare le ansie". Quando arrivano queste voglie non bisogna sentirsi in colpa se si decide di assecondarle. "Se abbiamo il desiderio di mangiare un gelato, un pezzo di cioccolata o un piatto di pasta possiamo tranquillamente concedercelo. Il consiglio è cercare di non esagerare con le porzioni ed eventualmente compensare con il pasto successivo. Se abbiamo mangiato un gelato nel pomeriggio, ad esempio, magari a cena puntiamo su un secondo e un contorno".
In gravidanza attenzione alla qualità del cibo
Leggenda vuole che una voglia non assecondata si tramuti in una macchia sul corpo del bambino del colore dell'alimento agognato oppure in una ciocca di capelli bianchi. "Si tratta ovviamente di dicerie prive di alcun fondamento scientifico – chiarisce Galiazzo – Se la futura mamma si dovesse trattenere non succederà un bel nulla al bambino". Un'altra credenza vuole che una donna incinta debba mangiare per due. "Si tratta di un falso mito, smentito anche dalle linee guida dell'OMS. Durante la gravidanza nel primo trimestre l'apporto calorico resta invariato, durante il secondo e il terzo, deve aumentare da duecento a cinquecento calorie (praticamente uno yogurt e una fetta di pane). Quindi non si tratta di un amento così significativo". Il consiglio della nutrizionista riguarda invece la qualità del cibo che le donne incinte devono portare in tavola. "È bene stare molto attente a scegliere alimenti con basso carico glicemico (prediligere prodotti integrali) e fare scorta di frutta, verdure (basta lavarle con acqua e bicarbonato) e proteine di qualità. Durante la gravidanza è bene anche fare attenzione nella prevenzione del diabete gestazionale, che può insorgere proprio se esageriamo con zuccheri e prodotti raffinati". Concedersi un desiderio va bene, lasciarsi andare no. "In gravidanza non bisogna mangiare per due, ma fare due volte attenzione alla qualità di quello che portiamo in tavola".