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Perché non puoi fare a meno di comprare cose di cui non hai bisogno: cosa è lo shopping compulsivo

Se nei giorni del Black Friday non puoi fare a meno di acquistare prodotti di cui non hai veramente bisogno, forse soffri di shopping compulsivo. Lo psicologo Iannone ci spiega come uscirne.
Intervista a Dott. Giuseppe Iannone
Psicologo e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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Resistere è impossibile. La tentazione di comprare, non importa cosa, un cappotto, un paio di guanti, delle presine per la cucina o degli asciugamani, è troppo forte. Gli oggetti sembrano intonare un canto come quello delle sirene di Ulisse e non ci sono tappi di cera che tengano. L'unica soluzione per farli smettere è comprare. È questo ciò che prova una persona che soffre di shopping compulsivo. "Non riesce a fare a meno di acquistare, a prescindere dai reali bisogni – ha spiegato a Fanpage.it lo psicologo e psicoterapeuta di Guidapsicologi.it Giuseppe IannoneChi soffre di shopaholism non può non comprare in maniera compulsiva e esagerata". A soffrire di questo problema sono soprattutto le donne "In particolare le donne tra i trenta e i quaranta anni, quelle che hanno maggiore disponibilità economica. Non dimentichiamo che si tratta poi di un disturbo prettamente occidentale. In altre parti del mondo, pensiamo ai paesi in via di sviluppo, lo shopping compulsivo praticamente non esiste".

Cos’è lo shopping compulsivo

Essere affetti da shopping compulsivo vuol dire soffrire di una forma di dipendenza che ha diverse analogie con la dipendenza da sostanze stupefacenti. "Lo shopping compulsivo ha due radici principali: da un lato l'acquisto può essere attivante, ovvero in grado di sopperire a stati d'animo come noia o tristezza. Oppure l'esatto contrario, ovvero deattivante: lo shopping spegne un vissuto emotivo troppo frizzante e funziona quasi come un ansiolitico". Ma lo shopping è in grado di suscitare un'ulteriore tipo di emozione, ovvero la gratificazione. "Quando compriamo qualcosa nel nostro cervello vengono coinvolte alcune regioni neurali che provocano una scarica di dopamina, l'ormone del piacere". E se pensiamo a ricorrenze come il Black Friday, oppure ai saldi, la gratificazione è doppia. "Non solo sono felice perché ho acquistato un oggetto ma anche perché ho ottenuto un vantaggio grazie all'offerta applicata". 

Quali sono le cause

Lo shopaholism nonostante sia assimilabile ad alcuni tipi di dipendenza e al disturbo da accumulo (hoarding disorder) non è classificato come patologia in nessun manuale diagnostico. "Alla base di questa tendenza a comprare ci possono essere la noia e la solitudine. Persone che hanno tanto tempo a disposizione e sono sole, possono essere più prone a questo tipo di disturbo. Una persona che abita da sola che magari si ritrova a tarda sera a scorrere i social o internet dallo smartphone è continuamente bombardata da pubblicità che possono indurla più facilmente a comprare". In altri casi invece è la ricerca di emozioni a motivare l'acquisto. "Siamo affamati di dopamina e per rilasciarla ci sono diversi modi, dal cibo al sesso fino allo shopping. E lo shopping è un'esperienza fruibile in maniera immediata. Possiamo farla dal divano. Se cercassimo la stessa emozione dal cibo dovremmo alzarci, raggiungere la cucina e preparare qualcosa. Per alcune persone lo shopping è proprio la forma più rapida per innescare il rilascio di dopamina". 

Come riconoscere lo shopping compulsivo

Soffrire di shopping compulsivo è ben diverso dall'essere spendaccioni o avere le mani bucate. "La differenza sta proprio nella compulsività. Un conto è vedere un vestito in vetrina, essere tentati dall'acquisto, ragionare sulla sua utilità e poi cedere. Un conto è invece lo shopaholic che agisce col pilota automatico e a fine giornata si ritrova con le mani piene di buste con acquisti dalla dubbia utilità, dopo avere vissuto quasi un'esperienza dissociativa". Alcuni negozi e centri commerciali contribuiscono a costruire un'esperienza di shopping così stordente che si perde la cognizione dello spazio e del tempo. "Un po' come avviene nelle sale bingo, dove le luci e la disposizione degli spazi rendono l'esperienza così immersiva da provocare quasi un distacco dalla realtà". 

L'esperienza dello shopping online

Se i centri commerciali provocano un distacco dalla realtà, lo shopping online non ci dà neanche il tempo di realizzare cosa stiamo effettivamente acquistando. "L'offerta ci arriva praticamente in casa. Non siamo noi che chiediamo o decidiamo di uscire e le proposte sono altamente personalizzate". Ma il fattore che può peggiorare ancora di più la situazione dello shopper compulsivo è la diminuita percezione di quello che si spende. "Basta un semplice clic: non vediamo quello che spendiamo, è un'esperienza decisamente meno immersiva che in negozio, ma più rapida. E la rapidità ci porta a comprare ancora più prodotti. Si perde il senso della misura e del denaro". Mentre le banconote ci danno quella sensazione fisica di spesa, di soldi che escono, la carta di credito o i metodi di pagamento online non ci fanno percepire quello che stiamo spendendo. "È da molto tempo infatti che gli esperti discutono su come l'acquisto via carta di credito sia diverso dalle banconote. Oggi ci sono metodi di pagamento che non prevedono neanche l'inserimento dei numeri della carta, e per cui basta semplicemente inserire la mail. E la percezione della spesa è sempre più bassa". 

Se lo shopping compulsivo peggiora con il black friday

E quando arrivano giornate speciale come il Black Friday le tentazioni aumentano. "In realtà però chi soffre di shopping compulsivo spende sempre, a prescindere dalla convenienza. Al massimo il senso di colpa che si prova per la spesa è leggermente più attenuato, ma i soldi risparmiati verranno quasi sicuramente spesi per comprare ancora". L'utilizzo di parole come sconto, affare, offerte attivano ancora di più i meccanismi di ricompensa che provocano il rilascio di dopamina. "Così si finisce per comprare senza tenere conto delle possibilità e delle risorse finanziarie a disposizione".

Come uscire dal disturbo dello shopping compulsivo

Uscire da un disturbo come lo shopping compulsivo non è semplice. "Il primo passo è riconoscere di avere un problema, ed è il momento più difficile visto che chi soffre di questo disturbo ragiona col pilota automatico, senza riflettere su quello che si fa e poi bisogna indagare le cause. In alcuni casi è una vera e propria dipendenza". Gruppi di sostegno, corsi di gestione o educazione finanziaria possono essere sicuramente utili per provare a guarire da questa mania. "In alcuni casi poi la psicoterapia si rivela necessaria – chiarisce Iannone – Soprattutto se la persona si accorge che spende quando si sente sola. In questi casi è bene riconoscere questa correlazione e fare in modo che la solitudine non attivi lo shopping compulsivo. Meglio attivarsi verso altre cose come uscire, invitare amici a cena, fare una passeggiata". È importante quindi che gli oggetti non sostituiscano i rapporti e le relazioni: "Le pubblicità fanno leva su basi emotive e quando si compra si crede di comprare un'esperienza emotiva, ma nessun bene è in grado di garantire la felicità nel lungo termine e per questo l'esperienza va reiterata nel tempo, e si compra di nuovo per essere di nuovo felice, attivando così un circolo vizioso. La domanda che si fa in psicoterapia è: di cosa sei affamato? E la risposta è che siamo affamati di relazioni non di oggetti e attraverso la terapia si può lavorare per far sì che la persona investa di più sulle sue relazioni che su surrogati come abiti o cappotti". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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