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Palatoschisi: come si cura la patologia che colpisce ogni anno in Italia 600 bambini

Conosciuta anche come labbro leporino, la labiopalatoschisi, oltre a causare una malformazione di bocca, palato e gengive, può avere conseguenze su diversi aspetti della vita dei piccoli pazienti. Il professor Mario Zama, chirurgo maxillo facciale dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, ci spiega come si affronta questa patologia.
Intervista a Prof. Mario Zama
Responsabile del reparto di Chirurgia Plastica e Maxillo Facciale dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma
A cura di Francesca Parlato
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Ogni anno in Italia circa 600 bambini nascono affetti da una labiopalatoschisi (conosciuta anche come labbro leporino): una malformazione congenita caratterizzata dalla mancata fusione del labbro, della gengiva, del palato duro e molle su un lato o tutti e due i lati del volto. "Le varianti di questa patologia sono tante – ha spiegato a Fanpage.it il professor Mario Zama, responsabile della Chirurgia Plastica e Maxillo Facciale dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma – Ci può essere una semplice schisi del labbro, senza coinvolgimento della gengiva o del palato, o altre forme in cui è coinvolto soltanto il palato posteriore".

La diagnosi e le cause

In alcuni casi la presenza di una patologia come questa si può diagnosticare già in epoca prenatale con l'ecografia: "Solitamente se sono coinvolte labbra e gengive, è possibile vederlo già con l'ecografia morfologica. Diverso è invece il caso in cui sia coinvolto soltanto il palato. In quel caso accorgersene prima del parto è più difficile". Non esiste un causa specifica di questa patologia: "Per questo motivo viene definita una patologia multifattoriale – spiega il professore – L'incidenza nei paesi europei è di 1 bambino su 700/750 nati vivi (in Italia si stima che ne nascano ogni anno circa 600)".

Come affrontare la labiopalatoschisi

La labiopalatoschisi e la palatoschisi possono avere delle ripercussioni su diversi aspetti della vita del bambino e non soltanto quelli estetici."Problemi di linguaggio, di udito, di respirazione e anche psicologici, possono insorgere nel corso degli anni" avverte il professor Zama. Il coinvolgimento della famiglia nell'affrontare questa patologia inizia da subito: "I genitori sono immediatamente edotti su quello che sarà il percorso da seguire. Purtroppo si tratta di una malattia che inizia da prima ancora della nascita e che termina a 18 anni. Il paziente dovrà affrontare interventi chirurgici e controlli durante a crescita". I protocolli d'intervento possono essere diversi: "Al Bambin Gesù nel caso di palatoschisi si procede con una ricostruzione del palato a sei mesi, quando il bambino sta iniziando a parlare, in modo da garantirgli la possibilità di sviluppare il linguaggio. Se invece è coinvolto soltanto il labbro, l'intervento potrà essere anticipato anche a tre mesi. Nel caso invece siano coinvolti labbro e palato, la ricostruzione avviene in due tempi, a distanza di circa tre mesi, e un ulteriore intervento avverrà tra i 7 e i 9 anni. Solitamente i bambini nati con questa patologia quando diventano più grandi chiedono anche un intervento al naso che quasi sempre si sviluppa in maniera anomala". Indispensabile sarà sicuramente anche fare logopedia: "La maggior parte dei bambini dovrà fare un training rieducativo del linguaggio e per impostare correttamente i movimenti della bocca".

L’importanza di un’équipe multidisciplinare

La resa ottimale dell'intervento chirurgico è fondamentale per la guarigione, ma è altrettanto indispensabile garantire ai bambini un'infanzia e un'adolescenza serena: "Il nostro lavoro è non solo curare ma anche prevenire l'insorgere di alcune problematiche legate alla labiopalatoschisi, come ad esempio quelle psicologiche. L'obiettivo è arrivare a fine crescita con un risultato ottimale che comprende l'aspetto fisico, il linguaggio e l'occlusione, con uno sviluppo psicomotorio e un inserimento felice nella vita sociale e lavorativa". E visto che questa patologia abbraccia tanti aspetti della vita del paziente è fondamentale scegliere accuratamente i professionisti a cui rivolgersi: "Io consiglio di affidarsi sempre a centri specializzati, dove a seguire i pazienti non ci sia solo un chirurgo, ma un'équipe multidisciplinare di esperti (pediatrici) in grado di curare e valutare ogni bisogno del paziente".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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