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Olimpiadi Tokyo 2020

Olimpiadi di Tokyo: Masomah Ali Zada pedala per le donne che nel suo Paese non possono andare in bici

In Afghanistan una donna che pedala è inaccettabile. Masomah Ali Zada ha subito ogni tipo di insulto e violenza, fisica e verbale, per aver scelto il ciclismo. Ha dovuto affrontare tante difficoltà, ma è arrivata a Tokyo 2020. Qui sulla sua bicicletta rappresenta la lotta delle donne afghane per i diritti e la libertà.
A cura di Giusy Dente
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Masomah Ali Zada, Tokyo 2020
Masomah Ali Zada, Tokyo 2020
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Per qualcuno lo sport è una passione, per qualcuno una missione, per qualcuno è un lavoro o una responsabilità. C'è chi lo mette al primo posto, chi è pronto a ogni rinuncia e ogni tipo di sacrificio in nome di una disciplina. Per la 24enne Masomah Ali Zada il ciclismo è un riscatto non solo personale: con la sua presenza alle Olimpiadi vuole dare speranza a tutte le donne afghane come lei, che lottano per conquistare diritti e libertà.

Masomah Ali Zada pedala per la libertà

Dall'Afghanistan a Tokyo: Masomah Ali Zada è arrivata ai Giochi dopo aver lasciato il suo Paese e chiesto asilo in Francia. Gareggia nel Refugee Olympic Team (la squadra dei rifugiati). L'ala conservatrice del Paese e i talebani non concepiscono l'istruzione femminile né l'accesso al mondo del lavoro, figuriamoci allo sport, men che meno quello ‘da uomini'. Le cicliste devono scontrarsi con una concezione patriarcale e sessista della società, che impedisce loro di vivere con serenità la loro passione e soprattutto di raggiungere alti livelli e competizioni di rilievo. Masomah Ali Zada ha raccontato di essere stata pesantemente insultata e aggredita, non solo verbalmente ma anche fisicamente, per il solo fatto di svolgere un'attività non consona a una donna: "Gli uomini, specialmente quelli che ci vedevano per la prima volta, ci lanciavano pietre. I negozianti locali ci lanciavano le verdure: sono stata colpita da patate, mele e qualunque cosa avessero in mano da lanciarci. E usavano parole molto offensive per noi, molto imbarazzanti". Lei dalla sua parte ha sempre avuto la famiglia, in primis suo padre, che l'ha spronata ad andare avanti e non mollare, ma non è stato affatto semplice. Per questo le Olimpiadi hanno assunto un significato così grande per lei. Alla cronometro individuale femminile è arrivata ultima, ma la sua vittoria è un'altra. Zahla Sarmat, membro della divisione femminile della Federazione ciclistica afghana, ha commentato entusiasta: "Sono davvero orgoglioso di lei. Una delle cose davvero cruciali che rappresenta è l'emancipazione delle donne in Afghanistan. L'ho vista affrontare così tante difficoltà come ciclista, solo perché è una donna". Oltre a praticare il ciclismo lei sta studiando per diventare dentista e ha anche fondato un club ciclistico per sole donne. Il suo sogno è ovviamente un Paese libero, dove si possa andare in bici e pedalare senza essere picchiate e minacciate.

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