Olimpiadi di Tokyo, Alice Bellandi rappresenta l’inclusività dello sport di cui abbiamo bisogno
Alle Olimpiadi di Tokyo 2020 il tema dell'inclusione è esploso con una certa importanza, sottolineando l'urgenza di affrontare in modo serio alcuni argomenti. Lo sport dovrebbe essere di tutti, dovrebbe generare empatia, dovrebbe essere all'insegna dell'uguaglianza e dare valore a tutti allo stesso modo, senza discriminazioni di alcun tipo. Ma non è sempre così. C'è stato il caso di Alice Dearing quest'anno: niente cuffie specifiche per nuotatori con capelli afro, chiaramente in difficoltà con quelle utilizzate dagli atleti con chiome diverse, certamente più gestibili. Si è tanto parlato anche degli atleti transessuali: la presenza di Laurel Hubbard ha sollevato la questione dell'identità di genere nel mondo sportivo. E una certa rilevanza l'ha riscossa anche il tema della sessualizzazione dei corpi femminili, con la decisione delle ginnaste tedesche di gareggiare con la tuta invece che col tradizionale body. L'italiana Alice Bellandi con orgoglio rappresenta a Tokyo la comunità LGBTQ+.
Alice Bellandi, icona di inclusione
La judoka 22enne è una dei 168 gli atleti LGBTQ+ presenti a Tokyo 2020. Quest'edizione ne conta molti di più, rispetto alle precedenti edizioni: a Rio 2016 a fare coming out erano stati appena una cinquantina di atleti. Ma oggi gli sportivi non vogliono più nascondersi, non vogliono che sia il loro orientamento sessuale a determinare il valore nelle rispettive discipline. Marty Lee, medaglia d'oro nei tuffi sincronizzati, in conferenza stampa ha apertamente parlato della sua omosessualità: "Quando ero più giovane non pensavo che avrei mai ottenuto nulla a causa di chi ero. Essere un campione olimpico ora dimostra che si può ottenere qualsiasi cosa". Certo, la quota maschile è ancora inferiore rispetto a quella femminile, come ha spiegato la stessa Alice, consapevole di quanto le cose stiano cambiando.
A Repubblica ha raccontato: "Lo sport sta perdendo anche la sua aura machista per diventare davvero un posto inclusivo, per tutti". Certo, c'è ancora molto da fare: "Nello sport l’uomo deve sempre essere muscoloso, forte, fare paura. Nel judo il contatto fisico è tutto, è uno sport basato su quello, ma mai una donna, sapendo che sono lesbica, si ritrarrebbe da una mia presa. Per gli uomini è diverso: immaginate cosa succederebbe se un ragazzo affrontasse un avversario sapendo che quello che ha di fronte è gay. Noi donne siamo più avanti". Alice è fidanzata con Chiara, ragazza che ha anche già presentato ai genitori. Da parte loro ha trovato molta apertura, nessuna difficoltà nell'accettare la sua presenza: "Non mi hanno detto nulla se non: l’amore è amore. Il mondo sta cambiando, in meglio". Alle Olimpiadi non è riuscita a conquistare il podio: si è dovuta accontentare del settimo posto nel torneo individuale di judo dei 70 Kg. Avrà occasione di rifarsi nella prova a squadre, ma certamente è una delle atlete su cui maggiormente si può puntare per mostrare il talento della nuova generazione di atleti, in prima fila anche quando si tratta di diritti.