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Alle Olimpiadi niente cuffie per nuotatori con capelli afro: è questa l’inclusività dello sport?

Il mondo dello sport è inclusivo? Rispetta la diversità? La decisione presa dalla Federazione Internazionale Nuoto sembrerebbe indicare di no, visto che alle prossime Olimpiadi di Tokyo i nuotatori neri non potranno indossare cuffie specifiche progettate per i loro capelli afro. La motivazione fornita è che non si adattano a una forma di testa “naturale”.
A cura di Giusy Dente
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Alice Dearing
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A quanto pare se sei un nuotatore professionista e vuoi gareggiare alle Olimpiadi, devi avere la testa di una forma definita "naturale". Cosa voglia dire naturale, in questo contesto, appare già un po' meno chiaro, ma sicuramente ha a che fare con le teste per così dire caucasiche. La questione è stata sollevata dopo la qualificazione a Tokyo 2021 di Alice Dearing, prima nuotatrice nera a rappresentare la Gran Bretagna alle Olimpiadi. Lei come molti altri ha difficoltà a indossare le cuffie tradizionali, di cui si necessita per gareggiare in piscina, a causa dei suoi capelli, chiaramente molto più folti e voluminosi rispetto a quelli delle nuotatrici bianche. La soluzione ci sarebbe, ma a mancare è la volontà di attuarla.

Teste normali e teste diverse

Soul Cap è un'azienda che ha progettato cuffie per nuotatori neri o con capelli cosiddetti afro, che possano meglio adattarsi alla conformazione delle loro teste e alla struttura della loro chioma, difficile da comprimere in quelle tradizionali. I loro prodotti, però, non hanno ottenuto la certificazione necessaria dalla Federazione Internazionale di Nuoto (Fina) e quindi non verranno impiegati per le competizioni in programma. Questo ha sollevato una questione importante, circa il rispetto che il mondo dello sport ha nei confronti della diversità e se sia effettivamente rappresentata in modo equo. La motivazione fornita dalla Federazione, infatti, è che la dimensione delle cuffie del brand non si presta alla forma naturale della testa: anzi hanno una configurazione che nessun atleta professionista ha mai richiesto.

Alice Dearing
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Sport, tra inclusione e discriminazione

Danielle Obe, fondatrice della Black Swimming Association, ha dichiarato a The Guardian che una motivazione così formulata lancia un messaggio diseducativo e retrogrado, in relazione a un sistema immutabile e fisso che nessuno sforzo vuole muovere in nome dell'inclusione e della diversità. Anzi, evidenzia una serie di discriminazioni che da sempre vengono perpetrate, nel settore, nei confronti delle minoranze. La Obe ha spiegato che le cuffie utilizzate comunemente hanno una dimensione tale da risultare scomode per le persone nere, che hanno difficoltà a raccogliervi all'interno i capelli. Le loro chiome tendono a essere crespe, voluminose e a crescere in altezza "sfidando la gravità", ha detto. Dal canto loro, i fondatori di Soul Cap Toks Ahmed e Michael Chapman su Instagram hanno commentato l'accaduto, ribadendo quanto il loro lavoro sia fatto in nome della tutela di ogni diversità nel mondo dello sport, affinché vi sia inclusione e nessuno si senta mai escluso né senta di dover scegliere tra il nuoto e i propri capelli. Secondo Swim England al momento è bassissima la percentuale di nuotatori professionisti neri: appena il 2%. Difatti la preoccupazione dei due fondatori è che la mancanza di un cambiamento positivo inibisca le persone ad accostarsi in modo sereno e sano allo sport, vivendolo come un ambiente costrittivo e discriminatorio piuttosto che come un mondo dove crescere, dove sentirsi valorizzati e accolti.

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