Nella Preistoria le donne cacciavano al pari degli uomini, lo dice la scienza
A dare il colpo definitivo per far cadere tutti gli stereotipi che riguardano le donne, e per mettere a tacere chi ancora parla di sesso debole, arrivano le cacciatrici preistoriche. No, non si tratta di super eroine, ma di donne che 9000 anni fa non si limitavano, come si è sempre creduto, al raccolto e alla crescita di bambini, ma erano anche in prima linea per le battute di caccia. A rivelarlo è una ricerca pubblicata poche settimane fa sulla rivista scientifica Science Advances, realizzata dall'archeologo Randall Haas, dell’Università della California a Davis. Durante una campagna di scavi sulle Ande in Perù, Haas con la sua squadra di ricercatori ha iniziato a lavorare ai resti di una tomba, all'interno della quale erano conservati alcuni strumenti di cui si servivano i cacciatori – si tratta di un'usanza tipica delle popolazioni del Neolitico seppellire il morto con i suoi attrezzi da lavoro – e per questo gli studi sono proseguiti nella convinzione che i resti ossei appartenessero a un uomo. Ma a un'analisi fisiologica più accurata e grazie a una proteina dello smalto dentale, tutte le supposizioni sono saltate. Quella tomba infatti apparteneva non ad un maschio, ma ad una cacciatrice femmina.
Cacciatrici preistoriche e amazzoni
"Possiamo dire che si tratta di un ritorno delle amazzoni – ha spiegato a Fanpage.it la professoressa Laura Faranda, docente di Antropologia culturale presso l'Università Sapienza di Roma – Il mito maschera sempre la storia". Questa scoperta (il ritrovamento è avvenuto nel 2018, ma l'identificazione è molto recente) fa saltare gli schemi con i quali eravamo abituati a immaginare i popoli primitivi. "Anche se la prevalenza maschile è sicuramente ineludibile, oggi sappiamo che anche in queste società parassitarie (quelle che cioè vivevano di caccia, pesca e raccolto) le donne cacciavano". Alcuni indizi però già erano venuti fuori, anche prima degli studi di Haas: "In qualche modo sapevamo già che esistevano delle donne cacciatrici e con questo studio ne abbiamo la certezza, ma direi che siamo davanti a una ricerca esaltante ma non così strabiliante. Ritorno sulle amazzoni di cui parlarono Erodoto, Plutarco e Strabone, delle figure mitiche ma che erano ispirate alle donne che formavano le comunità ginecocratiche, delle comunità di sole donne, che ovviamente vivevano anche di caccia".
Come cambiano le comunità di cacciatori
Alla luce di questa scoperta, eliminati quindi tutti i preconcetti circa il fatto che essere cacciatori volesse dire essere uomini, Haas e il suo gruppo di ricerca hanno deciso di riesaminare altri siti di sepoltura, scoprendo che di 27 individui sepolti accanto a strumenti di caccia, 16 erano maschi e 11 femmine. Secondo Haas dunque è necessario ripensare completamente la struttura organizzativa basilare di queste comunità e uscire dal binario donna raccoglitrice, uomo cacciatore. "C'è un elemento importante però da considerare e cioè che la divisione dei ruoli si enfatizza e si sclerotizza nelle comunità sedentarie. Finché le comunità erano nomadi e vivevano soltanto di caccia e pesca, il ruolo della donna era più fluido, poteva essere cacciatrice o occuparsi del raccolto o portare avanti le gravidanze o crescere i bambini. Il passaggio a una comunità sedentaria, con la terra da lavorare, ha portato a una divisione dei ruoli e dei generi più netta". Alla base del cambio di ruolo c'è probabilmente l'istinto di autoconservazione: "Il fatto che all'interno delle comunità sedentarie le donne si occupassero meno della caccia e più della raccolta è una sorta di intuizione legata al principio di sopravvivenza. Sollevare le donne dalla caccia, in una comunità di cacciatori, significava anche preservare la specie".