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Naomi Campbell denuncia il razzismo in passerella (VIDEO)

Mentre gli occhi del fashion system sono puntati sulle passerelle newyorchesi, si torna a parlare della scottante questione del razzismo in passerella. Naomi Campbell e l’ex modella Imam raccontano la propria esperienza a Good Morning America.
A cura di Marco Casola
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Mentre gli occhi del fashion system sono puntati sulle passerelle newyorchesi, si torna a parlare della scottante questione del razzismo in passerella. A dare testimonianza di una situazione purtroppo reale la top Naomi Campbell e l'ex modella Imam, oggi schierata in prima linea per combattere le disccriminazioni nel mondo della moda. Dopo aver sfilato per Diane von Furstenberg, la Venere Nera ha voluto partecipato alla trasmissione televisiva Good Morning America per offrire al pubblico il prorpio punto di vista e raccontare la propria esperienza. «Le statistiche sono scioccanti – afferma la Campbell – È davvero sconfortante. Dovrebbe essere una questione di bellezza, non di colore della pelle. Se una ragazza ha il talento necessario, dovrebbe avere l'opportunità di fare questo lavoro».

A sostenere le tesi di Naomi anche Imam, che da anni combatte per difendere i diritti delle modelle di colore lanciando una serie di iniziative tra cui la Balance Diversity, supportata da una lettera inviata al CFDA, al British Fashion Council, alla Camera Nazionale della Moda e alla Fédération Française de la Couture a Parigi. Quella di Imam appare come una richiesta necessaria, come un bisogno di portare alla luce un problema reale, di cui è fondamentale parlare soprattutto durante il periodo delle fashion week di tutto il mondo. «C'erano più modelle di colore negli anni Settanta che nel 2013 – ha aggiunto Iman – Arriva un momento in cui il silenzio non più accettabile. E se la conversazione non può essere pubblica nel nostro settore, allora vuol dire che c'è qualcosa di intrinsecamente sbagliato in questa industria. Il cambiamento non avviene facilmente, ma di iniziare una discussione franca su queste questioni è certamente il primo passo. Noi non vogliamo puntare il dito contro nessuno. Nessuno ha detto che gli stilisti sono razzisti, è l'atto in sé ad essere razzista».

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