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Michelle Hunziker parla d’emancipazione: “Essere sensuali ogni tanto non è sinonimo di poca serietà”

A pochi giorni dalla formazione del nuovo governo (che vede una sottorappresentanza di donne ai vertici della politica) Michelle Hunzicher su Facebook ha espresso il suo pensiero sull’emancipazione femminile: “Spero di riuscire ancora a vedere in questo paese che tanto amo un giorno una prima ministra donna”.
A cura di Giusy Dente
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In passato le donne hanno vissuto in tempi in cui dalla sfera privata a quella lavorativa a quella sociale, tutto dipendeva dal sesso. Perché se eri uomo avevi la libertà di crearti una tua strada e potevi persino permetterti il lusso di avere dei sogni, delle ambizioni, dei desideri. Ma se eri donna, la tua strada era in qualche modo un binario già segnato da cui non era possibile uscire. E invece grazie a donne forti e coraggiose quei confini sono stati superati e anche se la parità dei sessi non è ancora una realtà e ancora esistono discriminazioni di genere, il ruolo della donna è certamente molto diverso. Ne ha parlato Michelle Hunziker su Facebook, dove ha condiviso un suo pensiero sull'emancipazione femminile auspicandosi che le cose in Italia possano migliorare.

L'emancipazione secondo Michelle Hunziker

Come Michelle Hunziker tante donne in passato si sono sentite dire frasi denigranti sin da bambine, quando magari tutto ciò che si voleva era fare una partita a calcio in cortile. E invece la risposta era: "Non puoi partecipare, questo non è un gioco per femmine". Andando avanti con gli anni le frasi diventavano: "Piangere è da femminuccia", "Le femmine sono deboli", "Stai zitta che ne sai, sei una femmina". Ricordando queste espressioni la showgirl ha ammesso di aver cominciato molto presto ad avvertire un senso di ingiustizia.

Già all’epoca non mi piacevano questi stupidi cliché e non mi riconoscevo in essi. Per cui ho iniziato da subito a coltivare una grande voglia di far valere i diritti delle donne nel mio piccolo. Oggi più che mai ritengo sia fondamentale non perdere la gioia di essere donne con tutte le nostre sfaccettature.

Ma sono proprio quelle sfaccettature a essere vissute ancora come un problema, come se ci fosse un certo modello di donna a cui aderire: altrimenti sei una poco di buono, o "una che se l'è cercata", o una che ostenta. Quindi o si mette a tacere la propria femminilità o ci si adegua comportandosi "da uomini". Perché si sa, sono loro quelli forti e intelligenti.

Non abbiamo più bisogno di trasformarci in maschi o emulare i loro comportamenti per essere ritenute intelligenti e per poter lavorare in ambiti poco frequentati da donne. Abbiamo preso coscienza che se desideriamo essere sensuali ogni tanto, non è sinonimo di poca serietà o superficialità. Possiamo essere molte cose perché tutto ciò non ha niente a che fare con i nostri diritti!

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La lunga strada verso l'emancipazione

Mentre negli Stati Uniti è stata eletta la prima vicepresidente donna, in Italia ci troviamo di fronte ancora una volta a un governo con una irrisoria rappresentanza femminile: 8 ministre su 23 nel governo Draghi. Questo dimostra quanta strada ancora ci sia da fare per sdoganare l'idea che certi ruoli (guarda caso quelli di prestigio e di potere) siano fatti solo per gli uomini. Anche su questo aspetto si è soffermata Michelle Hunkizer nel suo sfogo, dicendosi speranzosa che le cosa possano cambiare con la perseveranza e l'impegno.

Spero di riuscire ancora a vedere in questo paese che tanto amo un giorno una prima ministra donna. Potrebbe sorprendere tutti gli italiani e dare molte soddisfazioni anche agli uomini. Ma purtroppo qui a parte Nilde Lotti, la quale è stata la prima e l’unica donna ad aver avuto una delle tre cariche più importanti nella Repubblica italiana nel lontano 1979 (presidente della camera dei deputati per 13 anni) mai più nessuno.

Da quel 1979 sono passati tanti anni, o forse no? Forse tristemente dobbiamo ammettere che 4 decadi in Italia non sono abbastanza, per giungere a dare stessi poteri e stessa considerazione a donne e uomini. Speriamo di non dover aspettare altri 40 anni affinché si acquisisca questa consapevolezza.

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