Marina Brunello, regina degli scacchi italiana: “Dobbiamo sempre dimostrare di essere come un uomo”
In Italia non si era mai parlato tanto di scacchi come in questo periodo. E l'attenzione verso questo gioco è l'effetto di una serie tv che sta spopolando e che, complice anche il passaparola sui social, sta riscuotendo sempre più consensi e successo. Si tratta de La regina degli scacchi, la storia di una talentuosa scacchista con alle spalle una storia di abbandono e un rapporto problematico con l'alcool, che riesce negli anni Sessanta a farsi spazio in un mondo molto maschile e maschilista. Tra giocatori che si rifiutano di stringerle la mano a fine partita e campioni che non tollerano di perdere contro di lei, Beth Harmon si impone arrivando persino a vincere in Russia, patria indiscussa degli scacchi. Questo gioco è materia di tornei in ogni parte del mondo, comprese delle Olimpiadi dedicate. In quelle del 2018 si è aggiudicata la medaglia d'oro individuale l'italiana Marina Brunello. A Fanpage.it ha dato una sua opinione sulla serie tv del momento e ha raccontato anche la sua esperienza di scacchista donna, per certi versi simile a quella di Beth Harmon, nonostante siano passati sessant'anni.
Marina Brunello, la regina degli scacchi italiana
Classe 1994, per Marina Brunello gli scacchi non sono più una passione, ma un vero e proprio lavoro a cui ha deciso di dedicarsi a tempo pieno. In realtà sono anche una sorta di talento di famiglia, che coinvolge anche suo fratello e suo sorella a loro volta scacchisti. Oltre a una serie lunghissima di medaglie, tra cui un oro individuale alle Olimpiadi di scacchi del 2018, vanta i titoli di Grande Maestro Femminile e Maestro Internazionale. Inoltre è stata la prima e unica donna a partecipare a un Campionato assoluto (non femminile).
Com'è la giornata tipo di una scacchista professionista?
Si studia diverse ore al giorno. C'è sia preparazione teorica che fisica: io vado a correre e gioco a calcetto, un minimo di attività fisica serve. C'è una vastissima letteratura scacchistica: i libri sono divisi per tipo. Ci sono quelli dove si spiega l'apertura, altri si occupano solo del finale, cioè dell'ultima fase della partita, quando restano pochi pezzi e si deve chiudere. Altri sono raccolte di partite di giocatori molto forti, non solo trascritte ma anche col commento di un giocatore che le spiega. E poi ci sono quelli sulle strutture di pedoni: una partita non si ripete mai, ma si può ripetere la stessa struttura pedonale, cioè i pedoni che si dispongono in una stessa posizione.
Quali sono le qualità indispensabili per una buona prestazione di gioco?
Sicuramente una buona preparazione tecnica: bisogna studiare molto e capire il gioco. Poi al di là del puro studio direi buoni nervi e una buona condizione fisica. Una partita di media in un torneo dura quattro ore: una partita al giorno per circa 10 giorni.
Che effetto ti ha fatto partecipare al campionato italiano assoluto, unica presenza femminile?
Sono stata la prima ragazza a giocare il campionato assoluto coi ragazzi e questo è stato difficile da affrontare a livello psicologico, soprattutto le prime partite. Il livello maschile e femminile sono diversi: la diversità è data da una questione statistica. Sono molti di più i ragazzi che giocano e quindi il loro livello è più alto.
Una giocatrice gode della stessa "considerazione" di un giocatore?
In teoria dovrebbe, ma in pratica dipende. Noi donne non siamo mai state trattate molto bene dalla società. Dobbiamo sempre dimostrare di essere "almeno" come un uomo, ma non dovrebbe essere così: siamo tutti persone prima di essere maschi e femmine. Questo anche nel mondo degli scacchi si sente. Al campionato italiano assoluto dopo una partita, mentre tornavo a casa, un uomo che era al torneo mi ha seguito e mi ha fermato per farmi i complimenti. Mi ha detto: "All'inizio del torneo pensavo che le perdessi quasi tutte, però effettivamente ti stai difendendo bene, complimenti!". Questo commento è gentile, chi lo ha fatto voleva senza dubbio fare un complimento, ma in realtà quello che pensava era: nonostante tu sia una ragazza tieni comunque testa a loro. "Nonostante" fossi una ragazza stavo giocando alla pari con gli altri insomma: ecco quello che rimane. Anche se lui era in buona fede e voleva dire una cosa carina nei miei confronti, ne sono certa, però c'è questa sfumatura che fa parte della società e non solo degli scacchi.
La protagonista della serie tv si scontra con molto maschilismo. La tua esperienza in un mondo ancora a maggioranza maschile com'è?
Adesso socialmente è più accettato che una ragazza possa giocare a scacchi, prima era una cosa assurda. Tutta la società è maschilista. Non so il numero di volte che mi son sentita dire: non puoi fare questo perché sei una femmina. Ci siamo passate tutte. Finché la società non cambia continueremo ad avere questo problema. Il problema è anche nella mentalità delle donne: se noi ragazze smettessimo di ascoltare quando ci dicono "Non puoi perché sei femmina" sarebbe diverso, ma siamo spesso noi stesse ad accettare la cosa senza dire niente e a non provare. Molte ragazze davanti allo sport o è uno sport considerato femminile, come la danza e va tutto bene, ma altrimenti neanche ci provano, perché le ragazze devono truccarsi, vestirsi bene e poi essere brave mogli e crescere i figli. Questa è la società in cui viviamo.
In Federazione c'è competizione tra ragazze?
Tra giocatrici siamo amiche, siamo circa sempre le stesse: più o meno in un torneo su 100 partecipanti maschi che non sono sempre gli stessi ci sono 3-4 ragazze e siamo sempre le stesse. Quindi ci conosciamo tutte e siamo diventate amiche. Devo dire che nel mondo degli scacchi c'è molta solidarietà, è una delle cose migliori che ho trovato. Anche tanti uomini vorrebbero vedere più ragazze che giocano, però per la società in cui siamo adesso la vedo dura una parità di genere a livello assoluto, non solo negli scacchi. ù
Ti è piaciuta la serie tv?
La serie tv è fatta abbastanza bene. Prende bene gli aspetti della vita di un giocatore: i viaggi, la difficoltà di comunicare quello che si sta facendo. Anche a me capita che quando gli amici mi chiedono cosa ho fatto la risposta è: ho studiato. Non posso dire cosa, per loro sarebbe arabo! Un'altra cosa bella è la sua preparazione per il torneo a Parigi: è andata dall'altro amico scacchista e hanno studiato insieme per settimane. Lei lì non ha bevuto, per essere in ottima forma fisica. La parte esagerata e non reale è proprio questa, sulle pillole o quando arriva ubriaca alla scacchiera: questo non succede. Se vuoi giocare bene un torneo non ti puoi ubriacare e se prendi pillole e hai la mente offuscata non giochi meglio, ma peggio.