Le donne diventano ‘corpi con vagine’: il tentativo di inclusione diventa un’ondata di polemiche
Si fa presto a dire inclusività: il rischio di cadere in errore è dietro l’angolo, anche quando si parte con le premesse migliori. È questo il caso della nota rivista scientifica The Lancet, che ha dedicato un articolo a una mostra del Vagina Museum di Londra, conclusasi lo scorso 19 settembre (Periods: A Brief History). La struttura ospitava nelle sue sale un percorso interamente dedicato alle mestruazioni, al modo in cui sono state raccontate e spiegate nel corso della storia, a tutti i tabù che ancora le circondano e che spesso inibiscono le donne nel viverle in modo sereno.
Nel descrivere l'allestimento, però, la rivista è caduta in uno scivolone che le è costato carissimo. Molti abbonati hanno addirittura fatto un passo indietro nelle iscrizioni, col desiderio di prendere le distanze dalla pubblicazione, in seguito alla polemica scaturita dall’articolo incriminato (opera di Sophia Davis). Nel titolo, riportato a caratteri cubitali anche in copertina, si legge: "Storicamente, l’anatomia e la fisiologia dei corpi con le vagine sono state trascurate". Ebbene sì: le donne vengono definite ‘corpi con vagine‘.
Siamo donne, oltre la vagina c'è di più
Donna: essere umano adulto di sesso femminile. Questa è pressappoco la definizione di qualunque vocabolario, che riporta come sinonimi termini come signora o femmina. Il sinonimo proposto da The Lancet non si era mai visto. In un recente articolo la rivista si è lanciata nell’espressione: ‘corpi con vagine', messo addirittura in copertina. La volontà non era tanto quella di non ripetere la parola ‘donne’, che certo viene abbondantemente usata nell’articolo incriminato, quanto quella di usare un linguaggio inclusivo. Eppure, le polemiche si sono abbattute fortissime sulla rivista, accusata invece di sessismo da attivisti e non solo, offesi da quelle parole.
Susan Dalgety su Twitter ha immediatamente esposto il suo pensiero in modo deciso: "Davvero per i medici noi donne siamo solo corpi con la vagina?". Le femministe del gruppo Women Make Glasgow hanno definito ‘disumanizzante’ il linguaggio adoperato e hanno promesso un reclamo formale. Anche i giornalisti hanno preso posizione, da Dennis Kavanagh di Lesbian & Gay News a Calvin Robinson di Telegraph e Daily Mail a Janice Turner di The Times: tutti d’accordo nel ritenere umiliante una simile uscita messa tra l'altro proprio in copertina.
Il caporedattore della rivista medico-scientifica Richard Horton si è sentito in dovere di placare gli animi e rispondere personalmente alle accuse ricevute, che si sono tramutate anche in una cancellazione degli abbonamenti da parte dei più affezionati lettori. Sul sito e su twitter ha condiviso una sua dichiarazione in merito.
Abbiamo trasmesso l'impressione di aver disumanizzato ed emarginato le donne. Coloro che leggono The Lancet regolarmente capiranno che questa non è mai stata la nostra intenzione. Mi scuso con i nostri lettori che sono stati offesi dalla citazione di copertina e dall'uso di quelle stesse parole nella recensione. Allo stesso tempo, voglio sottolineare che la salute transgender è una dimensione importante dell'assistenza sanitaria moderna, ma che rimane trascurata.
Horton ha spiegato che l'espressione è stata usata per dimostrare sostegno a una comunità che viene regolarmente esclusa e discriminata, che proprio a causa di questa emarginazione rimane poco tutelata anche dal punto di vista della salute. Le persone trans hanno un accesso più difficile a cure sanitarie adeguate e in questo modo la rivista voleva invitare a prestare attenzione anche alle persone transessuali, non binarie e intersessuali, oltre che alla questione della povertà mestruale.
Incoraggiamo le persone a leggere la recensione completa e a sostenere un movimento in crescita contro la vergogna mestruale e la povertà mestruale.
In effetti, una persona che sta affrontando la transizione, perché non si riconosce come donna, è un uomo pur avendo una vagina e pur avendo le mestruazioni. Ma non è una donna. Da qui l'utilizzo di ‘corpi con vagina', per affrontare un più ampio discorso su discriminazioni e stigmatizzazioni. Un tentativo, visti i risultati, piuttosto maldestro.