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La mestruazione non è un’epidemia: la verità sul contagio del ciclo tra colleghe

Le donne possono sincronizzare il proprio ciclo mestruale quando si trovano a cooperare assieme? La scarsa letteratura scientifica in merito non dimostra questa possibilità.
A cura di Juanne Pili
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Le leggende sul ciclo mestruale – spesso legate a convinzioni misogine – si sprecano anche in Rete. Non è nemmeno scontato pensare che oggi sappiano tutti cosa succede realmente al corpo di una donna durante la sua età fertile. Questa è forse una delle ragioni per cui da qualche anno si sta diffondendo anche la storia del "ciclo sincronizzato".

La sincronia tra colleghe. La tesi è che le donne se si trovano a cooperare assieme, nello studio o sul lavoro, possano arrivare a sincronizzare il proprio ciclo mestruale. Si tratta di una convinzione che cominciò a diffondersi anche in ambito scientifico fin dal 1971, quando venne pubblicato su Nature uno studio firmato da Martha K. McClintock intitolato "Menstrual synchrony and suppression". Fu svolto da un team di ricercatori di Harvard e riguardava la sincronia del ciclo tra un gruppo di donne che vivevano insieme in un dormitorio universitario, secondo lo studio vennero raccolti dati che "suggerivano" come l'interazione sociale possa avere un forte effetto sul ciclo mestruale.

Come possiamo dimostrare il ciclo sincronizzato? Il problema sta nel distinguere il termine "suggerire" da "dimostrare". Ragione per cui lo studio di Harvard, per quanto sia corretto, non può essere considerato conclusivo, né pretende di dimostrare l'esistenza del fenomeno trattato. Come fanno notare anche i colleghi di Snopes, la ricerca si basava su una piccola popolazione monitorata attraverso un numero molto ristretto di cicli (circa otto). Una maggiore sincronia è stata riscontrata soprattutto su ragazze legate da una profonda amicizia. Per quanto sia radicata tutt'oggi l'idea che una sincronizzazione del ciclo sia possibile, la letteratura scientifica in merito continua ad essere caratterizzata da bias di conferma e correlazioni che non dimostrano un reale nesso causale.

Lo studio più recente è firmato dall'antropologo Alex Alvergne che pubblicò i suoi riscontri nel marzo 2017 in un blog apposito, descrivendo i dati raccolti in uno studio pilota – non ancora pubblicato in una rivista di settore, né sottoposto quindi a peer review – tutto mediante l'utilizzo di una App. L'ipotesi che un fenomeno del genere possa accadere non è stata nemmeno direttamente smontata, tuttavia la Scienza necessita di dati positivi: possiamo dimostrare l'esistenza di un fenomeno, ma non la sua inesistenza. Così prendiamo atto che la tesi del ciclo sincronizzato, così come presentata dal 1971 ad oggi, non può ritenersi ancora accertata.

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