È difficile dare una definizione univoca di “Giusti”. Le persone cosiddette giuste, in questo caso quelle che si sono distinte tra le altre per meriti etici, sociali e politici, sono e saranno sempre suscettibili alla morale del tempo, alla coscienza personale o a quella di una nazione. Nonostante questo, ci sono dei valori universali da cui è impossibile sottrarsi. È questo che ha fatto nascere in tutto il mondo i Giardini dei Giusti dell'Umanità. Sono come libri aperti che raccontano le storie di alcune personalità: hanno il compito di presentare all’opinione pubblica gli esempi di quanti, mettendo a rischio la vita, la carriera, le amicizie, sono stati capaci di preservare i valori umani di fronte a leggi ingiuste o all’indifferenza della società.
Il Giardino dei Giusti, da Gerusalemme al mondo
Nato a Gerusalemme, con l’obiettivo di onorare i Giusti di tutti i genocidi, nel 2003 il primo giardino italiano è nato a Milano, nel parco del Monte Stella. Quasi cento Giardini sono poi sorti negli anni in Italia e nel mondo grazie alla passione di amministratori pubblici, associazioni, insegnanti, semplici cittadini. “A Milano c’è il Giardino dei Giusti più grande d’Italia" racconta a Fanpage.it Joshua Evangelista, del Comitato per la Foresta dei Giusti-Gariwo onlus.
In sinergia con il Comune ogni anno c’è una vera e propria cerimonia dove nuove personalità, scelte da un comitato, entrano a far parte del Giardino. Dal 2012 il Parlamento Europeo ha approvato una giornata precisa per ricordare i Giusti del mondo e l’Aula italiana ha deciso di farne una giornata solenne il 6 marzo.
Le donne sono al centro di questo progetto. Le personalità scelte quest’anno hanno lottato strenuamente per i diritti del loro popolo e per una giustizia sociale in cui non hanno mai smesso di credere, anche a costo di rischiare la loro esistenza. Tutte loro, da quest’anno, avranno un posto nei Giardini dei Giusti di Milano e Roma
Lina Ben Mhenni, il volto femminile della Primavera Araba
Lina Ben Mhenni è il volto della primavera araba tunisina, di quella rivolta che ha scosso il Paese nel 2011 e ha portato alla cacciata di Ben Ali. Lina era la “Tunisian Girl”, come aveva deciso di chiamare il suo blog in cui scriveva quotidianamente quello che il suo Paese stava vivendo, con lei stessa in prima fila, e che l’aveva resa la voce celebre all’estero. Aveva documentato la rivolta a Sidi Bouzid, fotografato la violenza della polizia e, nonostante più tardi fosse già fiaccata dalla malattia, non c’è stata causa che non l’abbia vista in prima fila. Minacce, censure da parte della dittatura non l’hanno fermata mai. Macchina fotografica a tracolla e Lina non ha mai smesso di filmare la lotta, le manifestazioni, le violenza, ma anche la rinascita della Tunisia che con lo slogan “Pane, dignità e lavoro” ha visto i suoi cittadini più giovani resistere in piazza e vincere.
Hevrin Khalaf, la donna che tesseva il dialogo tra comunità
Hevrin Khalaf era un'attivista che ha dedicato la vita alla lotta per la coesistenza pacifica fra curdi, cristiano-siriaci e arabi. Si batteva per i diritti delle donne nelle comunità islamiche ed era noto il suo grande talento per la diplomazia. Segretaria generale del Partito per il Futuro della Siria, aveva affermato tra i suoi principi la laicità dello Stato, oltre che quello di una Siria "multi identitaria", della rinuncia alla violenza, dell’eguaglianza tra uomini e donne. Il 5 ottobre 2019 Hevrin Khalaf aveva parlato in pubblico per l'ultima volta ad Ankara, opponendosi all'intenzione della Turchia di occupare le terre dei curdi e rivendicando il ruolo svolto dalle forze democratiche siriane nella liberazione del Nord Est della Siria dai gruppi terroristici. Hevrin è stata trucidata il 12 ottobre dello scorso anno sull’autostrada M4, tra Manbij e Qamishlo, nelle zone dove le truppe di Ankara hanno invaso la Siria, probabilemnte da miliziani filo-turchi.
Yusra Mardini, quando nuotare salva la vita
Yusra Mardini è una nuotatrice siriana, fuggita dal suo Paese con l’avanzare della guerra insieme a sua sorella. Fuggono con un gommone che dalla Turchia avrebbe dovuto portarle a Lesbo. Ma rischiano il naufragio, nessuno sa nuotare tranne loro due. Per questo Yusra e sua sorella decidono di buttarsi in acqua e spingere il gommone per ben tre ore e mezza, salvando tutti. Dopo aver ottenuto lo status di rifugiata, Yusra torna a nuotare, e alle Olimpiadi di Rio del 2016 è tra i nove atleti della squadra dei rifugiati.
Nasrin Sotoudeh, ancora in carcere per aver difeso i diritti umani
Nasrin Sotoudeh, è una nota avvocata iraniana per i diritti umani, condannata nel 2018 a 33 anni di carcere e a 148 frustate. Le accuse contro di lei sono la conseguenza del suo pacifico lavoro in favore dei diritti umani, inclusa la sua difesa delle donne che protestano contro l’obbligo di indossare il velo in Iran e la sua pubblica opposizione alla pena di morte. Nasrin sta pagando il suo coraggio con la vita. Tante sono state le mobilitazioni a livello internazionale, ancora senza alcun esisto da parte del governo iraniano che la vuole privata di ogni libertà.
Le donne di Rosenstrasse
La rivolta di Rosenstrasse è un simbolo della resistenza femminile al tempo dell’olocausto. Dopo i massicci arresti da parte della Gestapo a partire da febbraio 1943, le mogli non ebree dei detenuti manifestarono per settimane chidendo la loro liberazione. All’inizio erano poche, ma con il passare dei giorni il numero crebbe a dismisura fino a diventare seimila, tutte fuori da un edificio di Rosenstrasse, a Berlino. Le nostre donne Giuste hanno trovato un posto dove ognuno di noi potrà conoscere la loro storia, dove non passi in silenzio la loro testimonianza e il loro impegno costante verso una realtà equa e di pace.