Boooom! Alketa Vejsiu, biondissima, arriva sul palco dell’Ariston con un abito lungo rosa, trasparente, con inserti argento, scollatura ampia, firmato Dolce & Gabbana. E basta poco per investire la platea, i telespettatori e Amadeus stesso con la sua incontenibile parlantina e vitalità. “Ti amo Italia” urlato verso le telecamere, un palco che per lei deve rappresentare tanto, il palco di quel Paese che lei stessa ha definito “l’ombelico del mondo”. Giornalista, presentatrice, ex wedding planner, dall’Albania ha guardato spesso al nostro Paese, come tanti suoi concittadini. E il suo italiano è impeccabile, tanto che nonostante parli ad una velocità che provoca ilarità persino nel conduttore, non fa un errore.
Quel ringraziamento di troppo al padrone di casa
Certo, è evidente che quest’entusiasmo le abbia dato un po’ alla testa quando ha ringraziato Amadeus perché “grazie a lui le donne hanno vinto”. Ecco, va bene la presenza scenica, il suo brio, ma ora non esageriamo. Alketa, in piena polemica post conferenza stampa, aveva già da subito difeso Amadeus. Secondo lei infatti quest’edizione sarebbe stata la prima con questo numero così alto di donne sul palco, dunque Amadeus “deve essere assolutamente applaudito”. Poco importa che le donne, ancora una volta, non abbiano ruoli di primo piano, che vengano messe come contorno del padrone di casa, che non abbiano nessun potere sulla parte decisionale, secondo Alketa evviva Amadeus a prescindere. Il resto nascondiamolo sotto al tappeto. Lei stessa si è definita, in conferenza stampa, la sostituta di Fiorello per una sera, quindi la sua incontenibilità da palcoscenico resta comunque una costante che fa tenere gli occhi incollati allo schermo.
Il palco dell'Ariston, simbolo del sogno italiano
In fondo, come ha raccontato lei stessa prima di essere sul palco dell’Ariston, Sanremo per il suo popolo ha sempre rappresentato il sogno. Quel sogno che l'America ha rappresentato nella fantasia della maggior parte delle persone, per gli albanesi è sempre stato incarnato dall'Italia. Ce lo dice nel suo monologo finale, quando l'Albania sotto dittatura continuava a sperare guardandoci da lontano e sognando con noi.
Grazie Italia, perché ci hai illuminato il cammino con la tua bellezza. Grazie Sanremo perché ti abbiamo sognato al di là del mare. Un esempio di integrazione per un giovane sbarcato in questo paese che ha realizzato i propri sogni è Ermal Meta, vincitore su questo palco. Noi tifiamo sempre per tutto quello che vi appartiene. La musica cancella i confini tra i popli, la musica non ha bisogno di visti o passaporti. Ci insegna ad amare e volare.
È il sogno di chi ci guarda al di là di quello scampolo di mare che ci separa dai Balcani. E il fatto che lei lo abbia realizzato, nella kermesse più tradizionale che ci sia, la rende così esplosiva, una donna che dà il meglio di sé per dimostrare che se lo sia meritato. E se per farlo bisogna mostrare un po' di accondiscendenza verso il padrone di casa, Alketa lo fa con disinvoltura. Occupa senza colpo ferire ogni centimetro del palco, offuscando anche il padrone di casa che si ammutolisce davanti a tanta incontentabilità. Evviva, dunque, la vitalità di Alketa Vejsiu e chissà se un domani non tornerà su quel palco al fianco di una direttrice artistica donna. Senza dover accondiscendere proprio nessuno.