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Opinioni

La battaglia contro la tassa sugli assorbenti: Firenze e altri Comuni dicono no alla tampon tax

La tassazione al 22 per cento sui tamponi esiste ancora, ma l’intenzione di abolirla sembra sparita dall’agenda politica. A poco è servito l’abbassamento dell’iva sugli assorbenti biodegradabili, da sempre troppo costosi e poco utilizzati, approvata dal ministro Gualtieri. E mentre il Governo fa melina, alcuni Comuni italiani iniziano ad organizzarsi per conto proprio.
A cura di Giulia Torlone
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Il ciclo mestruale, in Italia, continua a essere un lusso. Il problema è stato sollevato lo scorso anno, tra legittime proteste a cui sono succedute promesse poco credibili. Parliamo della famosa Tampon tax, la tassa sui tamponi, che prevede l’iva al 22 per cento e non un’aliquota ridotta come per i beni di prima necessità. Eppure, che piaccia o no, gli assorbenti sono a tutti gli effetti dei prodotti di cui ogni donna non può fare a meno.

Una battaglia finita nel dimenticatoio

La battaglia, a fine novembre dello scorso anno, si è consumata anche in Parlamento, dove il Governo giallorosso, con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la viceministra Laura Castelli  hanno rivendicato l’abbassamento al 5 per cento dell’iva sui prodotti igienici femminili. Ma nessuno ha suonato le campane a festa, anzi, questa è stata piuttosto una vittoria di Pirro. Questo 5 per cento di abbassamento dell’imposta si applica soltanto agli assorbenti biodegradabili e compostabili, che rappresentano l’1 per cento dei tamponi utilizzati. Da qui l’accusa dei collettivi femminili, tra cui Non una di Meno, di aver utilizzato un problema ambientale per farne una questione di disuguaglianza fiscale. In soldoni, la tampon tax resta invariata, dimostrando che il Governo (qualunque esso sia) non intende rinunciare a un introito sicuro come quello garantito dall’applicazione dell’iva sugli assorbenti. Dalla fine dello scorso anno, in Parlamento, è calato il silenzio sulla questione. Non è più all’ordine del giorno, non è materia di discussione: ci si è accontentati di una vittoria di Pirro, per lo più inutile, e si è passati oltre.

Quando il Governo non c'è, ci pensano le amministrazioni locali

Se il Governo nazionale sembra aver dimenticato il grosso tema di non considerare gli assorbenti come bene di prima necessità, equiparandoli ad alcol e sigarette, c’è chi prende posizione a livello locale e regionale. È il caso del comune di Firenze che all’inizio di settembre ha approvato all’unanimità lo stop all’applicazione dell’iva al 22 per cento sui tamponi. La consigliera Laura Sparavigna e prima firmataria, si era così espressa:

Si tratta di una battaglia di civiltà. Non solo di equità, non solo di pari opportunità ma proprio di civiltà. Il ciclo mestruale è una funzione naturale dell'organismo femminile e quindi è necessario l'uso dei beni igienici femminili. Non sta alla donna scegliere se e quando avere il ciclo ma sta a noi scegliere se e come tassarlo.

E da Firenze, restando in Toscana, ora è la volta di Guardistallo, in provincia di Pisa. In questo borgo, il sindaco Sandro Ceccarelli ha deciso che nella farmacia comunale gli assorbenti non avranno l’iva al 22 per cento. A far rendere conto Ceccarelli di quello che potesse significare sostenere mensilmente una spesa del genere, pare sia stata la vicesindaca Rosanna Salvatore. Ai giornali locali, il sindaco ha commentato:

Rosanna Salvatore, che ha quattro sorelle, tutte con figlie femmine, mi ha evidenziato il problema. Mi sono messo a fare quattro calcoli. Ed effettivamente, spalmata su tutto l’anno questa diventa una spesa in più ingiusta per le donne e le famiglie che vedono tassarsi un atto fisiologico come il ciclo mestruale.

Detassare gli assorbenti è questione di giustizia sociale per tutti

L’iniziativa presa a Guardistallo, che durerà fino a gennaio, è più una provocazione. Il Comune ha deciso di impugnare questo provvedimento per riportare alla ribalta un tema di cui non si discute più, con la speranza che abbia un seguito a livello regionale e poi nazionale. Non ci stancheremo di ricordare che l’Italia è uno dei pochi Paesi in cui vige ancora una tassazione di lusso su beni femminili di prima necessità. Per questa iniquità e per dar seguito a quelle 260mila firme raccolte grazie alla petizione di Onde Rosa che bisogna riportare al centro della discussione questo tema, perché resta un argomento non meramente di genere, ma che riguarda l’equità sociale. E in un Paese dove le necessità non vengono riconosciute tali, ma si pensa di poterci lucrare, non è un Paese che mette in cima alla lista i bisogni dei propri cittadini. E la battaglia per l'abolizione della tampon tax non può finire nel dimenticatoio.

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Trent’anni, giornalista professionista, si occupa di politica e questioni di genere tra web, carta stampata e tv. Aquilana di nascita, ha studiato Italianistica a Firenze con una tesi sul rapporto tra gli intellettuali e il potere negli anni duemila. Da tre anni è a Roma, dedicando anima e cuore al giornalismo. Naturalmente polemica e amante delle cose complicate, osserva e scrive per capirci di più, o per porsi ancora più domande. Profondamente convinta che le donne cambieranno il mondo. 
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