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Kinbaku: il bondage giapponese che porta al piacere

Il kinbaku è una pratica sessuale che ha come fine quello di usare corde per dare alternativamente piacere, dolore, languore e dolcezza. Scopriamo quali sono le sue regole e per quale motivo porta al piacere.
A cura di Valeria Paglionico
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Il kinbaku è una pratica sessuale che ha come fine quello di usare corde per dare alternativamente piacere, dolore, languore e dolcezza. Si ispira all’arte del bondage erotico giapponese, del hojojutsu, un tipo di arte marziale, e del nawazeme, una forma di tortura. Il hojojutsu esisteva in Giappone già in tempi antichi in forma di arte marziale e veniva praticato da pochi appassionati, mentre il nawazeme veniva usato dai samurai per far confessare il crimine al prigioniero mentre lo si teneva in posizioni scomode, legato con delle corde. Il termine kinbaku letteralmente significa “nodi stretti”, deriva dalle tradizionali cerimonie religiose che includevano funi e legamenti per simboleggiare il collegamento tra umano e divino ed ha fatto la sua prima apparizione in ambito erotico in una rivista giapponese negli anni ’50. Da allora, ha cominciato ad essere utilizzato per fare riferimento alla pratica sadomasochista di bondage nella quale, tra corde e legature, si instaura una profonda connessione emotiva tra chi lega e chi viene legato. Non deve essere confuso con lo shibari, che è il semplice bondage in stile giapponese senza la componente emotiva ed erotica.

Come si pratica il kinbaku?

Il kinbaku è una particolare forma di bondage che, come al solito, ha come obiettivo la limitazione della mobilità o dei sensi del partner. Non vengono però utilizzate manette, bende o catene, ma piuttosto corde e funi di canapa. In questo modo, il corpo viene strizzato, modellato, scolpito, dando vita ad un’esperienza erotica insolita e gratificante. Non esistono schemi, sia uomini che donne possono essere legati, l’importante è che ci sia un dominatore ed un sottomesso. Solitamente si segue uno schema fisso per realizzare le legature, ciò che cambia è la sequenza delle posizioni e delle sfide a cui viene sottoposta la persona legata. La posizione più dura è il tsurizeme, che consiste nel mantenere il corpo intero in sospensione. Non necessariamente la tensione erotica sfocia in un rapporto sessuale, visto che è la legatura a generare il piacere sia al dominatore che al sottomesso, anche se la stimolazione delle parti intime, laddove può essere messa in pratica, può rendere l'esperienza ancora più eccitante.

Perché il kinbaku fa raggiungere l'orgasmo?

Quando il corpo è sotto stress, produce infatti endorfine ed ossitocina, gli ormoni legati al benessere e all'orgasmo. Non è da sottovalutare inoltre la componente psicologica: chi è legato ripone la sua totale fiducia nell’altro, che, a sua volta prova appagamento nel condurre il partner a questo stato di grazia. La particolarità del bondage giapponese sta nel fatto che si dà molta importanza all’estetica, cercata nella bellezza del corpo che tenta di fronteggiare la sfida contro la corda. Le persone che praticano il kinbaku trovano eccitanti le conversazioni che si creano mentre chi lega aiuta chi è legato a gestire la fatica provata in quel momento. Non è un caso che spesso vengano organizzare anche delle dimostrazioni in pubblico. Non si tratta di esibizionismo, ma di voglia di dimostrare l’intimità e la connessione raggiunta con il partner. Il pubblico viene messo in secondo piano e vuole assistere agli show solo per percepire il profondo erotismo di quel rapporto. Il kinbaku viene utilizzato spesso come “terapia di coppia” da chi vuole sperimentare qualcosa di diverso per ravvivare il rapporto. Migliora infatti la comunicazione, la connessione, l’amore, a patto che entrambi i componenti siano attratti da una pratica simile.

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