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Kamala Harris dalla parte dei più deboli: “Il pregiudizio razziale nel sistema giudiziario esiste”

Kamala Harris, primo vicepresidente donna degli USA, si racconta nell’autobiografia “Le nostre verità”. Tanti i temi affrontati tra cui le disparità razziali nel sistema giudiziario, quelle diseguaglianze viste nei tanti anni trascorsi in tribunale in qualità di procuratore e che hanno fatto maturare in lei l’esigenza di un cambiamento profondo.
A cura di Giusy Dente
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Oggi è per il mondo intero la vicepresidente degli Stati Uniti d'America, prima donna a ricoprire questa carica. Kamala Harris è entrata nella storia e questo traguardo è stato raggiunto dopo anni trascorsi nei tribunali in nome dei più deboli, in quelle aule di giustizia dove invece tante volte si è dovuta scontrare con un sistema tutt'altro che equo, bensì ricco di diseguaglianze. La sua carriera giudiziaria comincia nell’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Alameda e prosegue prima in qualità di procuratore distrettuale di San Francisco e poi di procuratore generale della California. I temi particolarmente a lei cari erano l'istruzione infantile, le disparità razziali nel sistema giudiziario penale, i diritti calpestati degli ultimi, come immigrati e rifugiati. Dedica ampio spazio a questi argomenti anche nella sua autobiografia Le nostre verità.

Kamala Harris, una vita accanto agli ultimi

Nomen omen si suol dire: nel nome è racchiuso un intero presagio di vita, il destino di una persona. Ed è proprio questo il caso di Kamala Harris. Nel suo libro di prossima uscita Le nostre verità (La nave di Teseo) spiega il significato del proprio nome, scelto dai genitori affinché fosse di buon auspicio: un augurio di riuscire a fare grandi cose nella vita. E così è stato in effetti.

Il mio nome significa fiore di loto, che è un simbolo importante nella cultura indiana. Il loto cresce sott’acqua e il suo fiore fuoriesce dalla superficie quando le radici sono ben piantate nel fondale del fiume.

Kamala Harris è riuscita in un'impresa senza precedenti nella storia della Casa Bianca. Ma prima di quest'avventura presidenziale ci sono stati anni di carriera giudiziaria, portata avanti in nome degli ultimi della società, degli emarginati, dei discriminati. Perché anche se i tribunali dovrebbero essere i luoghi dove si fa la giustizia, non è sempre così.

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Un mondo migliore è quello dove tutti hanno gli stessi diritti

Chi compie un reato va certamente punito, ma nel suo libro Kamala Harris solleva una questione: la differenza tra gli effetti e le cause dei crimini.

Come sostituto procuratore, il mio lavoro era far condannare coloro che violavano le leggi. Ma parte della responsabilità non ricadeva forse anche sul sistema e sulle comunità di origine? […] I responsabili meritano di andare incontro a gravi conseguenze. Ma non tutti meritano di essere puniti e ciò di cui molti hanno bisogno è aiuto.

Nei tanti anni trascorsi nelle aule di tribunale la Harris ha maturato l'esigenza di un cambiamento nel sistema giudiziario, viziato alla base da pregiudizi.

Dobbiamo affrontare il pregiudizio razziale presente nel nostro sistema di giustizia penale. E questo sforzo inizia affermando che le vite delle persone di colore contano. I fatti parlano chiaro […] Gli automobilisti neri hanno l'85% di probabilità in più di essere fermati dalla polizia stradale rispetto ai bianchi. In tutta la nazione i neri fanno uso di droghe tanto quanto i bianchi, ma vengono arrestati il doppio delle volte […] Al momento della sentenza i neri subiscono condanne di circa il 20% più lunghe di quelle inflitte ai bianchi.

E la parola giustizia è stata pronunciata anche nel fatidico momento del giuramento all'Inauguration Day, in cui Kamala Harris e il presidente Joe Biden hanno promesso di costruire un Paese uguale e libero per tutti, in nome della democrazia, della verità e del rinnovamento.

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