Jane Birkin raccontata dalla figlia Charlotte Gainsbourg: ritratto di una madre fragile e speciale
Su Jane Birkin – cantante, attrice e icona di stile – è stato detto e scritto praticamente tutto. Il fascino, lo stile, gli amori turbolenti, la liberazione sessuale degli anni Sessanta. Ma oggi un documentario ci regala uno sguardo nuovo sulla sua vita privata: la Jane Birkin madre, raccontata della figlia Charlotte Gainsbourg. Attrice e cantante a sua volta, Charlotte è nata nel 1970 dal grande amore con Serge Gainsbourg. A Cannes ha presentato Jane Par Charlotte, un documentario che è un dialogo tra le due donne, così diverse e in fondo così simili. I grandi amori, le dipendenze, i sensi di colpa: il film racconta il loro rapporto con grande delicatezza e profondità, lasciando spazio anche alle lacrime e agli abbracci di riconciliazione. Non più due dive, ma una madre e una figlia che si mettono a nudo e si dicono ciò che non si erano dette fino a quel momento. Sul red carpet sono arrivate insieme, abbracciate e sorridenti, in Saint Laurent.
Jane Birkin: "Ho paura di essere stata una madre infantile"
Il documentario parte da un "ritorno a casa": madre e figlia tornano insieme per la prima volta nell'appartamento di Serge Gainsbourg in rue Verneuil, dove tutto è rimasto come il giorno della sua morte. Ma anche la casa in Bretagna di Jane Birkin è piena di oggetti e di ricordi da cui non riesce a separarsi. Qui le due donne si aprono in una conversazione sincera: niente pose davanti all'obiettivo, niente trucco, niente copioni. Jane Birkin nel film si definisce "una madre infantile" e "non abbastanza responsabile". Parlando con la figlia si guarda indietro e si chiede – come tutte le madri – se ha fatto abbastanza o se avrebbe potuto fare le cose diversamente. Si parla anche delle dipendenze affrontate e superate da Jane Birkin: l'alcol e le pillole per dormire che prende da quando aveva 16 anni.
La storia d'amore tra Serge Gainsbourg e Jane Birkin
Quando Jane Birkin diede alla luce Charlotte era all'apice del successo: la bambina era la figlia del grande amore con Serge Gainsbourg. Insieme, furono una delle coppie più celebri del mondo dello spettacolo e diventarono il simbolo della rivoluzione sessuale di fine anni Sessanta. Il successo, i paparazzi e l'esposizione mediatica entrarono di prepotenza nella vita di Charlotte bambina. Jane Birkin era figlia d'arte a sua volta: figlia di un comandante di Marina e di una cantante di musical, esordì a Londra e si sposò a 19 anni. Ma è in Francia che sarebbe esplosa la sua fama: sul set del film Slogan, nel 1969, conobbe Serge Gainsbourg e il resto è storia. Chi non ricorda i gemiti di piacere di Je t'aime… moi non plus? Bellissima e con uno stile unico, legò per sempre il suo nome a uno dei simboli del lusso, la borsa Birkin di Hermès. Quella ragazza con la frangetta, gli occhioni da cerbiatta e il fisico snello diventò un'icona di stile copiatissima e citata ancora oggi. Ha avuto tre figlie dai suoi tre grandi amori: Kate, nata dal matrimonio con John Barry e morta prematuramente nel 2013, Lou, nata dalla relazione con Jacques Doillon e in mezzo Charlotte Gainsbourg.
Il film è una lettera di amore (e perdono) alla madre
Attrice e cantante a sua volta, è Charlotte oggi a offrire una nuova prospettiva sull'icona Jane Birkin: la studia e la racconta con lo sguardo di una figlia che non ha alcuna fretta di separarsi dalla madre. Apparentemente all'opposto su molte cose, eppure simili. I tabloid hanno speso fiumi di inchiostro sulle storie d'amore di Jane Birkin, mentre Charlotte sta con lo stesso uomo da decenni, in una relazione vissuta lontano dai riflettori. Tanto sensuale e sorridente la madre, quanto dark lady misteriosa la figlia. Quasi tutti gli adolescenti vogliono allontanarsi – almeno per una fase – dalle orme dei genitori: per Charlotte, figlia di due superstar, distinguersi diventò una necessità per non essere bullizzata a scuola. Ma oggi dedica alla madre parole piene di amore: il film è un modo per tornare bambina, protetta dall'abbraccio della mamma Jane: "Non capisco perché impariamo a vivere senza le nostre madri? – si chiede nel film – Io non voglio farlo".