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Intersessualità: cos’è e perché non è una malattia

L’intersessualità è un termine utilizzato per descrivere quelle persone che hanno cromosomi sessuali, genitali o caratteri che non possono essere definiti esclusivamente maschili o femminili. Anche se i medici tendono sempre a intervenire, questa condizione non può essere considerata una malattia.
A cura di Redazione Donna
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L'intersessualità è un termine utilizzato per descrivere quelle persone che hanno cromosomi sessuali, genitali o caratteri che non possono essere definiti esclusivamente maschili o femminili. In pratica, un intersessuale può avere caratteristiche anatomo-fisiologiche di entrambi i sessi. A provocare un fenomeno simile possono essere diversi motivi come disturbi ormonali e morfologici, cause congenite o variazioni cromosomiche. Solitamente queste variazioni non intaccano la salute fisica ma, nonostante ciò, spesso le persone vengono sottoposte a pesanti medicalizzazioni a causa delle implicazioni che la loro condizione ha sul genere sociale. A dispetto di quanto si possa pensare, si aggira tra lo 0,05% e il 1,7% la percentuale della popolazione che nasce con tratti intersessuali, praticamente 30 milioni di persone in tutto il mondo. Molti preferiscono definire l'intersessualità "disordine della differenziazione sessuale" poiché sarebbe più preciso e privo di alcuna connotazione negativa.

L’intersessualità è un orientamento sessuale?

L'intersessualità non è un orientamento sessuale. Coloro che non possono essere definiti esclusivamente maschi o femmine possono essere eterosessuali, omosessuali, bisessuali, pansessuali, monogame, poli-amorose, asessuali, queer e di  qualsiasi altro orientamento sessuale. A volte, però, i ripetuti esami e interventi medici li traumatizzano dal punto di vista intimo, proprio come se avessero subito degli abusi, ritardando il raggiungimento di una vita sessuale soddisfacente. Fin da piccoli, infatti, si viene a creare un'attenzione morbosa verso la loro identità e a la modificazione della forma dei genitali ostacola il loro percorso identitario. Come tutti, anche loro possono essere cis-gender, cioè a proprio agio con il genere che gli è stato assegnato dalla nascita, o transgender, cioè con un'identità di genere differente. Questi due possibilità, così come il proprio orientamento sessuale, sono tutte cose che non vengono infatti fissate dalla genetica in modo automatico.

L’intersessualità non è una malattia

L'intersessualità non è una malattia ma una condizione anormale di un organismo causata da alterazioni organiche o funzionali. Gli interventi medici si concentrano sugli aspetti estetici della presentazione di genere e sono dannosi solo quando vengono effettuati senza il pieno consenso dell'individuo. Avere cromosomi di un genere diverso rispetto agli altri componenti del corpo, dei genitali ambigui o delle variazioni dei caratteri sessuali non sono condizioni che devono essere curate, a patto che non siano legate a reali problematiche o a degli squilibri ormonali. I dottori, però, tendono a voler "risolvere il problema", spingendo i pazienti a eliminare gli organi sessuali che non si vogliono avere nel proprio corpo, proprio come se fosse una patologia da curare. La verità è che il più delle volte non si incorrono rischi nel mantenere l'organismo così com'è. Sophia Young, ad esempio, è una ragazza di 22 anni ed è intersessuale, nata con entrambi gli organi riproduttivi. Fin dalla nascita, il suo clitoride è sempre così grande da sembrare un pene ma ancora oggi non si è sottoposta ad alcun intervento. Di recente, ha accettato la sua diversità e ha cominciato a lavorare nel mondo della moda.

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