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Il Nobel per la Letteratura 2020 va a Louise Glück: la poetessa ha raccontato l’anoressia in versi

Il premio Nobel per la Letteratura 2020 va alla poetessa statunitense Louise Glück. La Commissione l’ha premiata «per la sua inconfondibile voce poetica che con l’austera bellezza rende universale l’esistenza individuale». Tra le tematiche a lei particolarmente care le relazioni familiari e l’anoressia, di cui aveva sofferto da adolescente.
A cura di Giusy Dente
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Il premio Nobel per la Letteratura torna a premiare la poesia femminile, con l'assegnazione del prestigioso riconoscimento alla poetessa statunitense Louise Glück. L'ultima volta era accaduto 24 anni fa: era il 1996 quando il Nobel fu assegnato alla polacca Wislawa Szymborska. Niente da fare quest'anno, dunque, per l'italiana Giovanna Giordano, che vanta comunque il merito di essere rientrata tra i candidati. Louise Glück non era nemmeno data per favorita. Nella rosa dei possibili vincitori figuravano la caraibico-americana Jamaica Kincaid, la franco-caraibica Maryse Condé e la canadese Anne Carson, anche lei poetessa. L'annuncio è stato accolto sì con sorpresa, ma anche con gioia: in rete tanti stanno esprimendo il loro entusiasmo nel vedere riconosciuto in modo così forte il talento di una scrittrice che partendo dal proprio vissuto, in particolar modo il suo tessuto familiare, ha parlato ai suoi lettori nel modo più universale possibile. La Commissione l'ha premiata col Nobel «per la sua inconfondibile voce poetica che con l'austera bellezza rende universale l'esistenza individuale».

La scrittura autobiografica di Louise Glück

Oltre ad essere poetessa e saggista, Louise Glück è docente presso l'Università di Yale e aveva già ricevuto due riconoscimenti importanti: il premio Pulitzer nel 1993 e il National Book Award nel 2003. È la sedicesima donna a vincere il Nobel per la Letteratura negli oltre cento anni di storia del premio, che l'Italia ha portato a casa solo sei volte, di cui una per merito di Grazia Deledda, unica scrittrice italiana del palmares. La Glück ha pubblicato diverse raccolte di saggi (tra cui Proofs & Theories) e una dozzina di raccolte di poesie (The House on MarshlandDescending FigureArarat, The Seven Ages) e benché porti avanti la sua attività da decenni è stata tradotta e pubblicata in Italia solo di recente. La piccola casa editrice napoletana che ha scovato questo talento oggi dunque può certamente darsi ai festeggiamenti. Attingendo alle sue origini ebraiche e ai lutti familiari (la sorella e il padre), l'autrice porta a galla soprattutto il tema delle relazioni umane e delle tragedie che si tramandano di padre in figlio. Ha affrontato spesso anche il tema dell'anoressia, vissuta in prima persona.

Il racconto dell'anoressia

Da adolescente Louise Glück ha sofferto di anoressia nervosa, una condizione che nel corso del tempo è diventata tristemente comune a sempre più giovani donne che ne portano i segni ben visibili sul corpo ma anche, più nascosti, nell'animo. La problematica ha sempre radici molto profonde, difficili da far emergere; nel caso della scrittrice, si è trattato di un famelico bisogno di controllo, accettazione e indipendenza, riversato in modo malato sul proprio corpo. A sedici anni morì quasi di fame e le sue condizioni di salute la costrinsero addirittura a ritirarsi dagli studi e a sottoporsi a sette anni di psicoterapia, che è stata per lei fondamentale. A proposito dell'anoressia ha scritto: «La vera tragedia è che l'anoressia non ha un intento autodistruttivo, sebbene il suo esito così spesso lo sia. La premessa è anzi costruttiva: costruire un sé, distinguere il sé dall'altro, che viene fatto con un atto di ripudio, separandosi dal proprio corpo». Proprio l'anoressia è stata la spinta iniziale verso la scrittura, argomento affrontato poi più e più volte, descrivendo anche in modo accurato come si manifesta questo mostro nelle vite delle donne. Nella poesia Descending Figure scrive che nelle bambine inizia tranquillamente, per poi esplodere sotto forma di ossessione verso la perfezione, da raggiungere sacrificando il proprio corpo.

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