I giovani di oggi rifiutano le etichette maschio-femmina: la moda risponde con collezioni no gender
In principio ci aveva pensato il grande magazzino britannico Selfridge, che un po' anticipando la tendenza che sarebbe arrivata prepotente di lì a poco aveva pensato e realizzato un'ala no gender già nel 2015: abiti "neutri", realizzati per non essere catalogati né come "per uomo" né come "per donna". Dalla Gran Bretagna passiamo a New York, dove invece tra i primi a pensare a una moda non legata categoricamente al genere era stato Phluid Project, che aveva abolito dai manichini tutti gli elementi sessualizzanti, che potessero dunque fare esplicito richiamo ai due sessi. Anche Primark ha in età recente sostituito i camerini separati con un'area comune, unica. Insomma, la moda sta mostrando crescente attenzione per la rivoluzione no gender che riguarda soprattutto la cosiddetta Generazione Z, ossia i ragazzi nati dopo il 1996 (dopo i Millennials) che sentono di non voler essere etichettati sotto una definizione duale maschio-femmina.
La Generazione Z vuole uguaglianza di genere e moda fluida
I brand che stanno abbracciando la rivoluzione no gender sono tanti: basti pensare in primis a un colosso come Gucci e alle collezioni che sta proponendo Alessandro Michele, vere e proprie sfide alla società, provocazioni che vogliono però far riflettere sul concetto di genere e su quanto possa costituire una gabbia per chi invece vuole vivere il proprio corpo, il proprio essere e la propria sessualità in modo più neutro e libero da vincoli imposti. L'uguaglianza di genere e l'inclusività sono temi molto cari alla Generazione Z, che si sente chiamata in causa molto più di quelle precedenti, maggiormente "vittime" di una grande chiusura su questi argomenti. Ora c'è maggiore dialogo, grazie anche alla moda e all'inclusività portata in passerella. Secondo un sondaggio Ipsos-Mori mentre il 57% dei Millennials dichiara di acquistare capi di abbigliamento specifici per il proprio genere, la percentuale scende al 39% per la Generazione Z (ragazzi tra i 18 e i 24 anni), più orientata al gender neutral per vestiti, scarpe, profumi e capi sportivi.
I brand aperti al gender fluid
Nel quartiere londinese di Soho ha appena aperto il primo punto vendita Adidas gender neutral, che propone collezioni i cui capisaldi sono sostenibilità e inclusività. Il pubblico a cui si rivolge è quello più giovane, la cosiddetta Generazione Z, quella che meno di tutte sente il bisogno di classificazione in base al genere. Lo store non espone gli abiti in base al genere, ma per aree tematiche. La stessa filosofia di Adidas la troviamo anche nella capsule collection nata dalla collaborazione tra MM6 Maison Margiela e North Face. La linea è pensata per la stagione più fredda e tutti i piumini che ne fanno parte sono realizzati in chiave componibile. I pezzi si staccano e si combinano a seconda del clima e della propria creatività, ma soprattutto senza alcun dualismo maschile-femminile. Genderless è anche l’underwear di Kön, brand svedese di intimo che ha deciso di rivolgersi a tutti nel modo più inclusivo possibile: maschi, femmine e chi non sente il bisogno di identificazione ma vuole svincolarsi da un genere di appartenenza.