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I 5 paesi europei da cui viene il pesce che mangiamo

Siete dal pescivendolo, individuate quello che volete mangiare. Sarà buono, ottimo. Ma sappiate che non tutto può essere italiano.
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A cura di Redazione Donna
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Pescherecci ormeggiati nel porto.
Pescherecci ormeggiati nel porto.

Nonostante l’Italia sia il paese della tavola e sia spesso associato alle campagne e alla produzione agro-alimentare, in realtà è da tempo che siamo lontani dal soddisfare il nostro fabbisogno alimentare. Certo, esportiamo, ma spesso, per farlo, dobbiamo importare. Una caratteristica, questa, che identifica i paesi economicamente avanzati, che importano materie prime, le lavorano ed esportano prodotti finiti. Verrebbe da pensare che questa tendenza non valga per il pesce, dato che è soggetto a molta meno lavorazione di altre beni alimentari e che dunque si presta poco all’esportazione di un prodotto finito. Ciononostante, come rilevato dai dati della Camera di Commercio di Milano nel 2013, l’Italia importa otto volte la quantità di pesce esportato. Vediamo quali sono alcuni dei paesi europei con cui abbiamo significativi scambi commerciali nel settore ittico.

1. Croazia: l’Adriatico è considerato il più pescoso dei mari del Mediterraneo, da cui i croati pescano specie a noi familiari (del resto condividiamo lo stesso mare), tra cui spigola (o branzino), orata, cozze, polpi, alici e sardine, triglie. Fitta anche la rete di allevamenti direttamente in mare che ne lasciano intatto il gusto. Tra le principali aziende attive tra Italia e Croazia, annoveriamo Cromaris, che si occupa di allevamento a mare di branzini, orate, ostriche piatte, dentici, ombrine boccadoro e rombi.

2. Norvegia: parte importante del pesce nordico viene dalla Norvegia (ma anche da Paesi Bassi e Russia, prima che la Federazione russa imponesse l’embargo). I più popolari sono sicuramente quelli che sul banco del pescivendolo assumono i nomi di baccalà e stoccafisso. Si tratta di metodi di conservazione di specie diverse di merluzzo nordico. Oltre a questo, arrivano in patria anche i salmoni.

3. Grecia:anche la penisola ellenica è molto generosa ed è uno dei partner commerciali da cui, nel settore ittico, importiamo di più. Tra le specie più importate in Italia ricordiamo cefali, spigole, saraghi, orate ed occhiate.

4. Spagna: il clima della penisola iberica si rivela ideale per tutte quelle specie in cerca di un mare più caldo in cui andare a deporre le uova. Anche se al momento si tratta di pesche episodiche, è proprio da quest’area geografica che passano quelle specie che nei millenni hanno contribuito alla biodiversità del Meditteraneo con accessi dall’Atlantico. Per lo più non sono “esotici” i pesci che arrivano dalla Spagna. Oltre alle specie più comuni, relativamente facili da trovare anche in Italia, il contributo spagnolo alle nostre tavole viene, tra gli altri, da tonno, rombo, sogliole, cozze.

5. Francia: il pesce proveniente dalle coste francesi per molti versi è uguale a quello importato dalla Spagna. La Francia beneficia infatti non solo – come la Spagna – di una presenza, grazie alle colonie, nell’Atlantico (in cui si pesca il merluzzo atlantico), ma anche nel Mare del nord, pur se questo pescato non rappresenta quello più consistente nei nostri scambi coi cugini francesi.

[Foto di Roger H. Goun]

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