Halima Aden dice addio alle passerelle, la moda poco inclusiva verso le modelle con hijab
Quando Halima Aden si è presentata in passerella con un hijab è stata una vera e propria rivoluzione. La modella statunitense ha origine somala è nata in Kenya. Ha vissuto per sette anni in un campo profughi e si è poi trasferita in Minnesota. È stata la prima a sfoggiare questo indumento in un concorso di bellezza, durante la partecipazione a Miss Minnesota USA 2016. Da quel momento la sua carriera è esplosa a livello internazionale. Ha sdoganato il velo sulle passerelle di Alberta Ferretti e Max Mara e sulle copertine di Sport Illustrated, Vogue, Allure, Essence. Ma tutta questa apertura da parte della moda verso il tradizionale velo musulmano che copre il capo e le spalle è reale? A quanto pare meno di quanto si potrebbe pensare visto che la modella ha deciso di sospendere la propria carriera, proprio a causa delle ancora troppe riserve nei confronti dell'indumento.
Halima Aden sceglie sé stessa
L’industria della moda si era mostrata molto inclusiva nell'accogliere Halima Aden e il suo hijab, aveva mostrato un'apertura su uno spaccato, quello della femminilità musulmana, che non era prima di quel momento stato considerato dal settore. E il velo è un indumento che genera sempre un certo dibattito. La modella lo aveva indossato sia in passerella che nei servizi fotografici, ma la verità è che non sempre è stato così facile per lei tenerlo sul capo. Lo ha raccontato sui social, annunciando anche di voler sospendere la propria carriera. La modella ha spiegato di essersi resa conto di quanto ancora il settore sia poco pronto ad accogliere realmente il suo velo. Ha scelto sé stessa, i propri valori, la propria tradizione a dispetto di quanti invece la volevano omologata ad altri stereotipi. Ha scelto di non cedere più il passo al compromesso, che la stava snaturando. A farla riflettere è stata sua madre, che le ha ricordato la sua vera essenza e l’ha invitata a liberarsi di quegli stereotipi di cui era rimasta vittima. Ora che è uscita dalla gabbia che le era stata imposta ha detto di sentirsi libera e sollevata.
«Se avessi proseguito avrei rinunciato del tutto al mio hijab»
Attraverso una carrellata di foto su Instagram Halima Aden ha raccontato la sua storia col velo, cominciando da quando era una bambina fino alle importanti sfilate della sua carriera più recente. Ha spiegato che in alcune situazioni non si sentiva a proprio agio, ma non riusciva a ribellarsi. Col passare del tempo ha capito che stava accettando dei compromessi che non la facevano stare bene e che la stavano rendendo una persona diversa: "Se avessi proseguito su questa strada avrei finito per rinunciare del tutto al mio hijab” ha detto. La nuova immagine di sé che stava prendendo il sopravvento era però creata dall'industria della moda, accusata di non essere veramente inclusiva: "Posso solo biasimarmi per essermi preoccupata di più dell'opportunità che di ciò che c'era veramente in gioco. Ciò per cui biasimo il settore invece è la mancanza di stiliste musulmane”.
«Ho perso il contatto con chi ero davvero»
La modella in passato aveva dichiarato che non avrebbe mai rinunciato al velo. Per questo nelle Instagram Stories ha detto che, guardandosi indietro, si è accorta di aver fatto proprio l'opposto: "Ovvero compromettere chi sono solo per essere accettata. Ma allora ero così disperatamente alla ricerca di una qualsiasi forma di rappresentazione che ho perso il contatto con chi ero davvero". Ora che non è più disposta a scendere a compromessi, ha invitato i brand a contattarla ad una sola condizione: che siano disposti sul serio a vestire donne con hijab. La speranza è che il settore cominci a percepire un hijab come valore aggiunto, come rappresentazione di un'identità forte, autentica da parte di chi lo indossa. La stessa modella somala ha sempre esibito il suo capo coperto con consapevolezza e vanto, senza che ne pregiudicasse in alcun modo la bellezza, l'eleganza, il portamento. Era anzi un modo per palesare anche l'esistenza di quel mondo, ugualmente degno di nota anche se "diverso": un messaggio forte di cui oggi più che mai c'è urgenza. I brand che accetteranno l'unica condizione imposta da Halima Aden sceglieranno di portare in passerella l'autentico background di chi sfila e la sua verità, non l'ennesimo corpo conformato agli standard occidentali.