Donne, giornaliste notissime di Rai 1: sul palco dell’Ariston Emma D’Aquino e Laura Chimenti portano due monologhi che raccontano due delle mille sfaccettature dell’animo femminile. C’è la donna professionista, che osserva e denuncia, e c’è la giornalista che è anche madre, e scrive una lettera alle proprie figlie per aiutarle ad andare lontano.
La fragile libertà di stampa nel monologo di Emma D’Aquino
Ottanta giornalisti l’anno uccisi, negli ultimi vent’anni. Lontano da noi è il Messico, ma c’è anche un Paese europeo per eccellenza: Malta, con l’uccisione vigliacca di Dafne Caruana Galicia, fatta saltare nella sua auto dopo aver denunciato la corruzione al Governo del suo Paese. È Emma D’Aquino, in questa seconda serata del Festival di Sanremo, a fare luce sulla situazione della stampa e dell’informazione nel mondo. Tira fuori i dati, senza indietreggiare di un millimetro. Sicura come solo la scuola del Tg ammiraglia insegna. E ci racconta che sono 400 i reporter dietro le sbarre, solo “per aver tenuto la testa alta, per aver cercato la verità”.
Vorrei poi citare l’Iran. Mi ha colpito molto come donna e come giornalista la decisione di tre colleghe di rassegnare le dimissioni dopo anni di bugie del regime. Io non so se avrei avuto quel coraggio”.
D’Aquino però non fa sconti neanche al nostro Paese, raccontando alla platea che l’Italia, nella graduatoria mondiale per la libertà di stampa è al 38esimo posto, un gradino sopra al Botswana. 433 giornalisti in Italia hanno subito minacce, diciannove vivono sotto scorta. Ma quello che Emma D’Aquino ci tiene a sottolineare, con coraggio, sono i moltissimi i giornalisti italiani colpiti dalle querele temerarie.
Sono quelle querele che cercano di indurti al silenzio, ma meno del 10 per cento hanno seguito giudiziario. La querela facile serve per zittire il cronista petulante e ostinato per fermarlo, per non far conoscere al pubblico ciò che accade. Perché piace il buio.
Coraggiosa D’Aquino sì, perché spesso le querele temerarie sono portate avanti proprio dai potenti, da quelli che tentano di comprare il silenzio, e quando non ci riescono ti trascinano in un’aula di tribunale o nelle lunghissime trafile di avvocati. Un monologo che convince non solo perché un mestiere bistrattato come il giornalista (che troppo spesso diventa “giornalaio” nelle battute da campetto sportivo) ha una dignità che spesso va ricordata, ma perché illumina il punto focale. L’intimidazione non dà la possibilità di avere una libera informazione, quindi nessuna possibilità di democrazia vera e che funzioni. La chiusa è semplice, ma non poteva essere altrimenti: “Non lasciateci soli”
Le parole di una madre, la lettera di Laura Chimenti alle sue figlie
Seduta sulle scale del palco dell’Ariston, si spoglia dall’aura un po’ austera da conduttrice del Tg1 e guarda dritta in camera, legge un foglio, ma parla alla sua famiglia. Alle sue tre figlie.
Nella vostra unicità sta la vostra bellezza, l’amore che vi lega sarà la vostra forza. Siete tre sorelle unite e quella è la cosa che più conta. Se domani dovrete affrontare momenti bui, quella sarà la vostra forza.
Laura Chimenti sottolinea che la bellezza non sta nello stereotipo, che forse solo più avanti capiranno che la diversità, l’unicità, le renderanno belle davvero.
Fidatevi di vostra madre, che vi renderà donne libere. Quando vi spinge a leggere un libro. Quando andrete avanti da sole ricordatevi di guardare indietro, perché è dalle radici del vostro passato che ci sarà il vostro futuro, che germoglierà un albero bellissimo.
Due interventi che potrebbero essere uno solo: per spiegare ancora, in un Paese che fa fatica ad accettarlo, quanto una donna possa essere mamma e donna, brillando in egual misura fuori e dentro casa.