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Fumettibrutti, dalle fiabe al ddl Zan: “Non sarà il Parlamento a salvarci, ma TikTok”

La fumettista Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, a Fanpage.it racconta i pregiudizi sul percorso di transizione, la passione per le fiabe e i suoi idoli di ieri e di oggi, dai Power Rangers a Britney Spears. Al ddl Zan riconosce un grande merito: aver finalmente aperto riportato l’omotransfobia al centro del dibattito pubblico. “Non è vero che non si può più dire nulla. Anzi, io dieci anni fa non avrei avuto voce”
A cura di Beatrice Manca
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In punta di matita ha raccontato le farfalle nello stomaco, le notti di sesso che sono sempre "l'ultima", i messaggi mai inviati o mai ricevuti, lo sguardo degli altri quando brucia addosso. Ma anche il coming out come ragazza trans, le operazioni chirurgiche, il dolore del corpo e quello dell'anima. Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, è sicuramente la rivelazione del fumetto italiano. Ventinove anni, nata a Catania, si definisce un'attivista xeno-transfemminista: intervistata da Fanpage.it spiega quali sono i grandi meriti del ddl Zan e del perché non sarà una legge a cambiare la società, ma TikTok. L'ultima fatica letteraria è una rivisitazione punk di Cenerentola, scritta e disegnata insieme all'artista Joe1. Quella delle fiabe, racconta, è una passione di lunga data, quando da piccola la portavano a sentire la Messa e lei lasciava la sua immaginazione libera di correre in giro. "A volte da piccola mi accorgevo di essere diversa. Però nessuno mi aveva detto che diverso era meglio".

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"La diversità è ricchezza"

Da piccola amava i cartoni animati in cui le protagoniste si trasformavano da liceali a eroine nello spazio di un gioco di luci, come Creamy e le Sailor Moon. "L'idea di diventare ciò che si vuole schioccando le dita mi ha sempre affascinata", conclude sorridendo. "La diversità è ricchezza, non mi stancherò mai di dirlo". Anche Josephine è diventata chi voleva essere. Non in uno schiocco di dita, però, e nemmeno per scelta. Essere trans non è mai una scelta, così come non lo è essere cisgender. Non è un gioco, non è un capriccio, non è una decisione che si può prendere a tavolino. Anche il nome, dice, non è stata una sua scelta: "Io non ho scelto Josephine Yole Signorelli, è arrivato a me. Yole secondo me era un nome da figa e Josephine il nome delle principesse. Mia madre mi aveva dato due nomi e quindi ne ho due, ma non credo si possa parlare di scelta". Non le piace quando provano ad estorcerle il deadname, cioé il nome dato alla nascita, e le piace ancor meno la parola deadname. "Mi sembra brutto chiamarlo nome morto. Io non sono morta. Sarebbe il nome che avevo prima di iniziare il percorso di transizione: ma dove inizia e dove finisce? Tutti siamo in un percorso".

Il coming out e gli stereotipi sulla transizione

Josephine ha fatto coming out pubblicamente attraverso i suoi libri, ma la sua identità di donna transgender, dice, non deve sostituirsi alla sua identità di artista. "Io ho deciso di raccontare il dolore dei miei interventi perché è stato performante per la mia identità. Ma non è giusto chiederlo a tutte le persone transgender. Sarebbe come ridurre le donne cisgender alla tassa sugli assorbenti: perché?" Crescendo, Josephine ricorda di riconoscersi soprattutto in modelli di ragazza cisgender, da Alice nel Paese delle Meraviglie e Lux delle Vergini Suicide. "Non vedevo molti modelli transgender nei media, mi ricordo una pubblicità di un programma con Vladimir Luxuria: adesso siamo amiche, ma all'epoca non sapevo nemmeno cosa significasse la parola transgender. Ma effettivamente non era un problema: non dobbiamo cadere nello stereotipo per cui tutte le donne transgender sono simili e abbiano lo stesso percorso".

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"Il nudo, il dolore, la droga: è il racconto di una vita"

La sua trilogia autobiografica di – Romanzo Esplicito, P. La mia adolescenza trans e Anestesia – l'ha fatta emergere come una delle grandi rivelazioni del fumetto italiano. Tavole crude e piene di cuore, che non risparmiano nulla al lettore: il dolore, gli amori iniziati e finiti, il sesso, le operazioni chirurgiche affrontate nel percorso di transizione. Ogni giovedì Fumettibrutti pubblica una striscia sui suoi social: un appuntamento per i suoi fan, che lei chiama ‘stelle', ragazzi e ragazze che trovano nei suoi disegni un po' di conforto, una pacca sulla spalla. L'equivalente di una birra con un'amica, ma a distanza. "La nudità, l'uso di sostanze stupefacenti, il racconto del dolore all'interno di una vita, che poi incidentalmente è la mia, credo che si sleghi molto dal discorso maschio e femmina". Per questo nelle sue tavole ha iniziato a usare lo schwa, la vocale neutra che include maschile e femminile. "Quando io racconto un pezzo della mia vita le persone possono rivedercisi a prescindere dal genere, e questa cosa mi piace: da quando uso lo schwa credo di essere anche meno fraintesa". Anche se, aggiunge, non ha alcun problema a essere fraintesa. "Quando si è consapevoli di ciò che si dice, si sente e si pensa non è più importante cosa pensino gli altri".

Josephine Signorelli, foto di Instagram
Josephine Signorelli, foto di Instagram

"L'ultimo tabù? Il poliamore"

La consapevolezza dei suoi ideali e del valore del suo lavoro non l'ha mai abbandonata: in occasione della giornata internazionale contro l'omotransfobia Fumettibrutti ha firmato una famosa copertina dell'Espresso in cui si vede un uomo trans portare avanti una gravidanza. Un'immagine potente, che ha prevedibilmente scatenato le polemiche. Josephine sulla questione genitorialità e famiglia ha le idee molto chiare. Dice che le piacerebbe poter adottare come madre single, se in Italia non fosse così complicato. "Questo è un tipo di società che mi piacerebbe vedere, accogliente verso i padri e le madri single sia cisgender che transgender. O perché no in due, tre, quattro persone insieme. Poligamia. Facciamo ancora tantissima fatica a parlarne perché continuiamo a vedere nella monogamia un valore. Non ho nulla contro la monogamia né contro la fedeltà, ma secondo me la fedeltà viene meno con le bugie e se le bugie vengono create nel momento del tradimento allora stiamo fallendo. L'abbattimento della monogamia forse è una delle grandi sfide del nuovo secolo, insieme alla questione transgender". 

"La leggerezza non è stupidità"

Disegnare, dice, a volte diventa una sofferenza. Le sue tavole sono una sorta di cognizione del dolore, la cura e il sale sulle ferite. Una sola cosa, dice, invidia e cerca negli altri: la leggerezza. "Non capisco tutte le persone che si lamentano dei programmi televisivi che sono troppo leggeri e volgari. Ma volgo significa popolo, di per sé non ha un'accezione negativa. Se tante persone guardano gli stessi programmi forse è perché hanno voglia di condividere un'esperienza più leggera. Io invidio quella leggerezza che forse non avrò mai e che sto cercando di maturare in tutti i modi". Per questo ama la cultura pop: le canzoni delle Pussycat Dolls, Britney Spears e Ariana Grande sono state il suo "manifesto" per molto tempo, il booster di energia e la consolazione. Figure che per molto tempo sono state viste come modelli negativi per le ragazze. "Vorrei che in futuro fossimo liberi di seguire quali modelli vogliamo senza pensare che una cosa stupida sia una cosa brutta. Brutto per chi? Fino a che non danneggi nessuno, se una cosa ti piace non c'è nulla di male nel farla".

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La nuova Cenerentola, ribelle e punk

Dopo la trilogia autobiografica, Josephine ha deciso di tornare a una delle sue vecchie passioni: le fiabe. Racconta che da piccola ridisegnava le storie delle principesse insieme ai fratelli, e che la madre comprava loro versioni sempre nuove e diverse dei classici. Da adulta ha riscritto la fiaba di Cenerentola insieme a Joe1, al secolo Roberta Muci, brillante fumettista classe 1993 e, dice Josephine con orgoglio, "mia migliore amica". Nel romanzo a fumetti, edito da Feltrinelli Comics, Fumettibrutti ha trasformato la principessa con la scarpetta di cristallo in una ragazza con gli anfibi, che rifiuta di sposare il principe azzurro e scappa in una comune punk. Joe1 poi ha disegnato una Cenerentola il taglio di capelli mullet di Miley Cyrus e due enormi occhi acquosi, da perdercisi dentro. Il risultato è una storia di indipendenza e autodeterminazione: Cenerentola non sposa il principe, scappa in una comune punk e salva la sorella destinata a un matrimonio senza amore per cercare una quanto mai fuori moda posizione sociale. La prossima rivisitazione in cantiere potrebbe essere quella di Pelle D'Asino, la sua fiaba preferita. "Però stavolta farei Pelle d'Asino sintetica, non me la sentirei di uccidere un mulo – scherza – più che l'amore del principe, il punto della fiaba è essere visti per ciò che si è nella propria autenticità".

Fumettibrutti e Joe1 presentano Cenerentola
Fumettibrutti e Joe1 presentano Cenerentola

"Per me anche TikTok è politica"

Il dibattito sul ddl Zan ha riacceso i riflettori sulla questione dell'identità di genere, troppo spesso causa di discriminazione anche in Italia. "Il dibattito sul dl Zan ha riportato alla luce un grande tema che era rimasto sotto il tappeto per tempo. Si sente dire che per colpa del famoso politicamente corretto non si può più parlare di nulla. Ma la verità è che io fino a una decina di anni fa non avrei avuto voce perché sarei stata troppo divisiva".  L'Italia, dice senza mezzi termini, è un Paese transfobico. "L'Italia come il resto del mondo – specifica – ma non l'abbiamo scoperto ora: abbiamo problemi di abilismo, di razzismo e di omobitransfobia. Semplicemente prima non se ne parlava". A un certo punto gli schemi di pensiero dominanti, l'etero-normativià e il binarismo di genere, sono entrati in crisi: non esiste una norma e un'eccezione, esistono pluralità di identità differenti che devono convivere. "Chi si riconosce senza problemi nei canoni potrebbe anche fare un passo indietro e lasciar parlare chi invece negli schemi non si riconosce". La società che ha vinto, dice, è quella in cui ci si interessa degli altri per dare una mano, non per "stressarli", come dice lei, né per colpevolizzarli. "Dobbiamo cambiare filosofia di pensiero, partendo soprattutto dalle teste più giovani. Io credo che non sarà il Parlamento a salvarci, ma TikTok e gli adolescenti con i reel. Riescono a dire cose tanto importanti in maniera semplice: questa è la società che avrei voluto io quando ero piccola". 

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