Francesco Cicconetti: “Essere trans non è solo medici e ormoni, io racconto la quotidianità”
Di inclusione ormai si parla sempre più spesso e la comunità LGBTQIA+ si sta riprendendo il giusto spazio nel dibattito pubblico: sui social, nelle serie tv, nei programmi televisivi. Questo però non significa che si è raggiunta la piena accettazione, anzi. Il disegno di legge contro l'omotransfobia, il ddl Zan, è naufragato in Parlamento e la burocrazia continua a essere un ostacolo per le persone trans che non hanno ancora i documenti rettificati, all'abbonamento ai mezzi pubblici fino al Green Pass, che, seppur necessario, pone diversi problemi alle persone transgender. Per questo c'è bisogno di informazione e consapevolezza: sabato 20 novembre si celebra il Transgender Day of Remembrance, un'occasione per ricordare tutte le vittime di transfobia. Non solo chi ha perso la vita, ma chi ha abbandonato gli studi, chi subisce violenza fisica o emotiva per la propria identità di genere.
Per capire come sia oggi la quotidianità di un ragazzo trans, Fanpage.it ha intervistato Francesco Cicconetti – divulgatore per la comunità trans e vincitore dei Diversity Awards – che su Instagram racconta agli oltre centomila follower la sua vita: le operazioni, le cicatrici, ma anche gli affetti, le vacanze, l'amore. Insomma, la normalità. "Nei media c'è spesso un racconto stereotipato con un velo di pietismo, o trattato come una cosa sovrannaturale – spiega Cicconetti – ma è la quotidianità che bisogna raccontare per normalizzare un percorso di vita come quello transgender".
Francesco Cicconetti: "Racconto la quotidianità di un ragazzo trans"
Francesco Cicconetti ha iniziato a raccontarsi su Ask, social ormai defunto, quasi dieci anni fa: "Io al tempo parlavo di me come ragazza lesbica, ma in maniera normalissima, senza sensazionalismi. Nel 2012 si parlava poco di omosessualità sui social". Poi nel 2017 arriva il coming out come ragazzo trasgender. "In realtà non l'ho mai detto esplicitamente, ho solo iniziato a parlare di me al maschile", aggiunge. Quando Cicconetti è passato a Instagram con il nome di @mehths, spiega, non c'erano molte persone trans sulla scena pubblica che parlassero apertamente del loro percorso: raccontarsi con naturalezza e ironia lo ha fatto diventare un punto di riferimento per la comunità. Nel giro di dieci anni le cose sono cambiate: oggi ha 25 anni e con spontaneità, delicatezza e ironia racconta la sua vita, dalle vacanze con la fidanzata alla tanto desiderata operazione di mastectomia e top surgery per avere un petto maschile, fino alla battaglia per i documenti rettificati, con un nome che lo rappresenti e non quello che aveva all'anagrafe.
Per il suo lavoro quotidiano di divulgazione è stato premiato ai Diversity Awards, gli "Oscar dell'inclusione", nella categoria "content creator" ed è stato invitato come oratore del TEDxLuiss. Nonostante se ne parli di più, spiega Cicconetti, la rappresentazione delle persone trans sui media lascia spesso a desiderare ed è spesso fatta di stereotipi. In generale, manca il racconto della quotidianità: "Spesso ci si focalizza troppo su quelle che sono le parti mediche del percorso, si tende a dare un'immagine patologizzante e si perde l'umano – conclude – ma noi siamo persone".
"Una ragazza trans a Uomini e Donne? Un'occasione sprecata"
Lentamente, i media stanno cercando di aprirsi all'inclusività: dalla moda alle serie tv, si cerca di raccontare corpi diversi, storie diverse, esperienze di vita che vadano oltre gli stereotipi. La trasmissione Uomini e Donne, per esempio, ha incluso una tronista trans nel suo cast: una scelta che Cicconetti definisce "un'occasione sprecata". Un conto è farlo, un altro è farlo nel modo corretto. "Mi sembra un rischio, più per la persona che per la comunità, perché le reazioni non sono state proprio ottimali. La cosa è utile se poi porta a una rappresentazione forte del percorso, ma mi rendo conto che sia stato difficile per lei aprirsi in quel contesto". Alcune affermazioni della partecipante hanno creato delle fratture all'interno della comunità: "Ci ha tenuto a dire che non era una donna trans, ma una donna – spiega Cicconetti – e secondo alcuni così si crea una distinzione tra donne trans e donne ‘tm', a marchio registrato. D'altra parte non è che le possiamo dire che sempre e comunque dovrà avere donna trans scritto in fronte".
Cicconetti: "Vedo tanto odio anche tra i giovani"
Cicconetti spiega che lo scopo di fare divulgazione è uscire dalla propria "bolla sicura" e arrivare a pubblici diversi: "Io a volte mi scordo che il mondo è molto diverso dalla mia bolla, dove tutti mi accettano, ma fuori da lì trovo la desolazione, letteralmente". Molti dei commenti negativi che riceve, spiega, arrivano da suoi coetanei o da ragazzi ancora più giovani "Mi scrivono ‘sei una donna con gli ormoni', oppure screditano la mia identità chiamandomi ‘cara mia'. Ho visto tantissima rabbia e odio, anche tra le nuove generazioni: oggi i ragazzi sono sicuramente più informati, ma non direi che il sapere si trasformi automaticamente in empatia". La società, secondo lui, non è così aperta e inclusiva come alcune bolle social ci fanno pensare. Per questo non è sorpreso che il ddl Zan si sia arenato in Parlamento. "Deluso molto, ma sorpreso no. Però il fatto che se ne sia parlato, che siano nate delle proteste pacifiche in piazza ci dimostra che le cose stanno cambiando. Non cambieranno oggi, ma non si torna più indietro. Anche chi gioiva lo farà per poco".
Perché è importante il Transgender Day of Remembrance
Anche se non esiste ancora una legge che tuteli le vittime, la transfobia esiste ed è molto più sottile e insidiosa di quanto si possa pensare. Per questo, spiega Cicconetti, è importante celebrare la Giornata della memoria transgender: "Queste giornata mette il focus sulle vittime e non solo su chi ha perso la vita: anche chi abbandona la scuola per il bullismo è una vittima, chi viene attaccato dagli haters, chi viene discriminato ogni giorno – spiega Cicconetti – Questo non ce lo stiamo inventando, ci sono dei nomi dietro le violenze verbali e fisiche: non devono per forza picchiarti per strada, anche sbagliare i pronomi e strappare la nostra identità è una forma di violenza". Cicconetti ha detto di sentirsi libero da quando ha ricevuto i nuovi documenti: "Quando vado in ospedale tutti mi trattano come un ragazzo, non ci sono più domande scomode. Ora sono più sereno, meritano tutti di sentirsi così".