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Donne sempre più colte e competitive: gli uomini sono ancora il “sesso forte”?

Gli uomini sono sempre stati considerati i rappresentanti del “sesso forte”, ma i tempi stanno cominciando a cambiare. Le donne infatti sono più colte, più tenaci e soprattutto più competitive. Bruciano le tappe ed in poco tempo sono capaci di raggiungere risultati brillanti sia a livello scolastico che professionale.
A cura di Valeria Paglionico
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A prima vista il patriarcato sembra essere ancora fiorente. Più del 90% dei presidenti e dei primi ministri sono maschi, così come lo sono quasi tutti i grandi capi aziendali. Gli uomini sembrano dominare la finanza, la tecnologia, lo sport e qualsiasi altro settore, ma questa tendenza sta cominciando a cambiare. A rivelarlo è il settimanale inglese Economist, che ha piazzato in copertina un uomo medio letteralmente schiacciato dalla forza degli eventi. Il motivo? I maschi stanno diventando il sesso debole poiché travolti da un senso di inadeguatezza sia professionale che esistenziale.

Le donne, giorno dopo giorno, dimostrano di essere più colte, più preparate, più determinate, più tenaci e soprattutto più competitive. L’Economist profetizza che nel giro di 10 anni molte professioni tipicamente maschili, basate sulla forza fisica, scompariranno con l’avvento delle nuove tecnologie, relegando così in secondo piano nel mondo del lavoro il sesso maschile. Non si tratta dunque di una semplice guerra dei generi, ma di un probabile sorpasso storico. Le donne “bruciano le tappe”, raggiungendo in pochissimo tempo risultati brillanti sia a livello scolastico che professionale.

La distinzione tra sesso debole e sesso forte appartiene alla generazione precedente, ormai non esistono differenze e discriminazioni nell’accesso alle professioni, negli studi o nelle relazioni. Addirittura, sono sempre di più le donne che rifiutano il cognome del marito anche dopo il matrimonio. Il sessismo arriva solo quando si parla di stipendi. In Italia, a parità di titoli e ruoli, gli uomini vengono pagati il 7,3% in più di una donna, nonostante si contino 2 milioni e 400mila donne-capofamiglia, cioè uniche portatrici di reddito. L’Economist suggerisce quindi di raggiungere un reale equilibrio tra i generi, non tanto per superare ogni forma di discriminazione, ma piuttosto per il fatto che i maschi nel giro di qualche anno resteranno indietro, “incapaci di allinearsi al mondo che cambia”.

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