Centosessanta caratteri che fanno ben sperare, un tweet del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che potrebbe cambiare il destino dei tanti, troppi orfani cosiddetti “speciali” che per anni sono rimasti senza alcuna tutela da parte dello Stato. Sabato scorso, mentre le piazze di Roma si riempivano delle migliaia di donne stanche della violenza quotidiana a cui sono sottoposte, il ministro ha promesso che da oggi le cose cambieranno. Sì, perché finalmente è pronto il decreto ministeriale a tutela degli orfani di femminicidio, colpevolmente tenuto in un cassetto per la mancanza dei decreti attuativi e che proprio oggi, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, dovrebbe vedere la luce. Sono dodici i milioni di euro messi a disposizione dalla legge di bilancio del 2018 e incrementati con quella del 2019.
La legge a tutela degli orfani di femminicidio
Era il 21 dicembre 2017 quando il Senato dava il via libera con 165 sì, 5 no e 1 astenuto alla legge a tutela degli orfani di femminicidio. Da quella data, il silenzio. Sì, perché nonostante una legge approvata dal Parlamento e i fondi messi a disposizione estendendo il Fondo per le vittime di mafia, usura e reati intenzionali violenti, mancavano i decreti attuativi. Uno stallo imbarazzante durato quasi due anni, dove quei figli hanno continuato a non avere nessun supporto economico e tantomeno psicologico. Nella sostanza, questa legge sospende il diritto alla pensione di reversibilità da parte del marito assassino e prevede il pignoramento della casa coniugale. Ma, soprattutto, lo Stato italiano si fa carico di tutte le spese legali, di assistenza medica, di inserimento nel lavoro e nel percorso scolastico degli orfani speciali.
Un colpevole vuoto legislativo durato anni
Negli ultimi dieci anni sono più di 1.600 quei bambini che sono rimasti, a un tratto, orfani. Sono considerati orfani speciali perché una madre non ce l’hanno più, ma un padre esiste. Ed è un assassino. Già, perché la piaga più grande che porta con sé un femminicidio è il figlio che resta senza la mamma e con un padre che è la causa di quella perdita. Una delle prime orfane speciali è stata Vanessa Mele, aveva sei anni quando nella stanza accanto alla sua il padre ammazzò con un colpo di pistola alla testa la madre Annamaria. Sono passati ormai più di vent’anni da quella tragedia. Quella casa lei non l’ha più rivista, ma ha visto spezzarsi davanti agli occhi la sua famiglia e qualsiasi riferimento affettivo.
Fino ad oggi, a persone come Vanessa nulla era dovuto, anzi. Per il grave vuoto legislativo della giurisprudenza italiana un uomo che aveva ammazzato la sua coniuge, una volta scontata la pena detentiva, poteva ancora usufruire della pensione di reversibilità della moglie, così come aveva la possibilità di tornare nella sua abitazione come se nulla fosse accaduto. Il calvario che un bimbo doveva affrontare è stato sempre, per troppi anni, solamente a carico dei familiari rimasti, in primis i nonni. Sono proprio loro che nella stragrande maggioranza dei casi hanno dovuto assistere economicamente e psicologicamente quei nipoti vittime di quella barbarie familiare, senza alcun aiuto. Quei nonni, quei figli rimasti tutto a un tratto senza genitori, da oggi potranno finalmente avere un supporto dallo Stato.