Cos’è il catcalling e perché questa molestia non è un reato in Italia
Il confine tra complimento e molestia non è affatto labile. Una donna sa perfettamente quando certi apprezzamenti sono bene accetti e quando, invece, sfociano in una violenza vera e propria, per nulla gradita. E dire violenza non è eccessivo, perché questa parola non va a identificare solo ciò che viene compiuto fisicamente e che lascia segni sulla pelle. È tale anche quella verbale, anche quella psicologica, che ugualmente hanno conseguenze su chi le subisce. Le vittime di violenza verbale non sono solo quelle che le devono sopportare dentro le mura domestiche, magari a opera dei partner. Sono infatti all'ordine del giorno anche i fenomeni di catcalling, le cosiddette "molestie di strada": perfetti sconosciuti che si rivolgono con intollerabile maleducazione alle donne di passaggio, rivolgendo loro commenti per nulla piacevoli che generano nient'altro che rabbia e disagio. Aurora Ramazzotti proprio sul catcalling ha voluto dire la sua, stanca di sentirsi rivolgere fischi o i commenti sessisti ogni volta che passeggia in minigonna o, semplicemente, fa sport all'aperto.
Cos'è il catcalling
Il catcalling (letteralmente cat + calling, chiamare il gatto) comprende i fischi e i commenti che molto spesso vengono rivolti alle donne mentre sono tranquillamente per conto loro in strada. Non sono affatto complimenti né apprezzamenti, perché nulla hanno di gradito, anzi. Le donne li percepiscono come qualcosa di umiliante e sgradevole: si tratta di una vera e propria molestia verbale, che mette al centro il loro abbigliamento o la loro fisicità, rendendole insicure e giudicate da un occhio indagatore che le scruta in modo tossico. Molti uomini sono soliti suonare il clacson, altri si spingono al palpeggiamento o all'inseguimento: insomma, sono diversi i modi con cui viene manifesta il catcalling, non solo espressioni verbali e fischi. Sono comportamenti molesti da cui le donne si sentono minacciate, che le fanno sentire spesso in pericolo, proprio perché non è raro che sfocino in qualcosa di grave, che va ben oltre le parole, come la cronaca ci insegna. Non è affatto piacevole sentirsi un oggetto sessuale, un corpo squadrato e commentato alla pari di un qualunque cimelio. Difatti dal catcalling scaturiscono sentimenti di imbarazzo, vergogna, senso di colpa.
Il catcalling in Italia non è un reato
In alcuni Paesi il catcalling (o street harassment) è severamente punito. In Francia, per esempio, rivolgere a una donna complimenti sgraditi per strada o sui mezzi pubblici è un reato: il molestatore viene multato. Lo stesso avviene per esempio nelle Filippine, dove nel 2019 è diventato legge il Safe Spaces Act, che punisce anche il catcalling con pene che vanno dalla multa alla reclusione, come fosse stalking. E anche in alcuni Stati degli USA ci sono leggi ad hoc. La situazione in Italia è purtroppo diversa. Il catcalling nel nostro Paese non è un reato e ha un difficile inquadramento giuridico. Chi lo compie è considerato niente più che un corteggiatore respinto che nulla ha fatto di male, nel cercare di conquistare una donna o di relazionarsi con lei. Al danno arrecato alla vittima, viene anteposta la libertà di espressione del molestatore. Di base c'è una cultura patriarcale che non si preoccupa della violazione della dignità femminile, che ne oggettivizza e sessualizza il corpo e lo considera solo in relazione al soddisfacimento del desiderio maschile. Chi fa catcalling vuole imporre la propria presenza, vuole mettersi in posizione dominante ed esercitare comunque un controllo sull'altra persone, che quei commenti non li ha cercati né si è resa disponibile ad accogliere di buon grado. Perché, appunto, i complimenti sono altra cosa e una donna lo sa. Quando si decideranno a capirlo anche gli uomini?
La denuncia di Aurora Ramazzotti
Stavolta è successo ad Aurora Ramazzotti, che ha avuto il coraggio di indignarsi pubblicamente: ma quante volte le donne sono rimaste in silenzio di fronte ai commenti offensivi, alle battute maschiliste, alle espressioni sessiste, ai fischi a loro rivolti per strada? Il fenomeno mette in luce una totale assenza di rispetto nei confronti della donna, trattata come un qualunque oggetto messo in vetrina, esposto alla mercé di chiunque sia di passaggio e voglia dire la propria nel modo più becero. A tutte queste persone che ancora nel 2021 si sentono in diritto di mettere le donne al centro di commenti indesiderati sul loro abbigliamento e sul loro aspetto fisico, mentre tranquillamente passeggiano per strada, fanno jogging o fumano una sigaretta alla fermata del bus, la figlia di Michelle Hunziker si è rivolta esplicitamente. Nelle sue Instagram Stories ha detto in modo chiaro e diretto: "Se sei una persona che lo fa e stai vedendo questa storia, sappi che fai schifo".