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Opinioni

Bambini e smartphone, come guidarli verso un utilizzo adeguato? La parola alla psicologa

Da che età è giusto che i bambini inizino a usare smartphone e tablet? Qual è il tempo massimo che possono trascorrere guardando video o giocando online? Le nuove tecnologie sono un ostacolo allo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini o al contrario mettono a disposizione nuove modalità di espressione, apprendimento e comunicazione, vantaggiose allo sviluppo di conoscenze, abilità e attitudini fondamentali nell’era digitale? Ecco il parere della psicologa.
A cura di Flavia Massimo
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Da che età è giusto che i bambini inizino ad usare smartphone e tablet? Qual è il tempo massimo che possono trascorrere a guardare video o a giocare ai videogiochi? Al giorno d’oggi molti genitori si interrogano sul tema dell’utilizzo di dispositivi e dei nuovi media da parte dei propri figli  perché, come è noto, le nuove tecnologie hanno completamente capovolto il sistema globale di comunicazione e di informazione impattando sulla nostra vita quotidiana in maniera capillare ed è naturale, oltre che opportuno, che i genitori conoscano rischi e potenzialità di questi strumenti per guidare e accompagnare i propri figli verso un loro utilizzo adeguato.

Come per tutte le scelte educative, anche in questa i genitori sono coinvolti in prima persona e devono prima di tutto soffermarsi a riflettere su qual è il loro atteggiamento personale nei confronti delle nuove tecnologie, come e quanto le utilizzano, che funzione occupano nella loro vita, se l’utilizzo che ne fanno i figli desta in loro preoccupazione o al contrario lo considerano come semplici ed innocue opportunità di svago e intrattenimento. Può essere dunque utile non generalizzare, ma analizzare la situazione, valutarne rischi e opportunità tenendo conto dell’età e della maturità del bambino, e individuare una linea educativa che sia coerente con ciò che sentono e credono sia giusto per lui. Se i genitori costruiscono ed elaborano un senso dietro una loro scelta, sarà più diretto e semplice trasmetterla ai figli che a loro volta potranno attribuirgli un senso in base agli equilibri della loro crescita.

Smartphone da che età? E quale utilizzo?

I bambini di oggi, già molto piccoli (2-3 anni) sono in grado di utilizzare alcune funzioni di uno smartphone e lo utilizzano tutti i giorni, in alcuni casi più volte al giorno e per lungo tempo. Secondo il parere di molti Pediatri tutto questo è sconveniente in quanto l’uso dei cellulari si sta trasformando in un abuso e gli effetti per la salute possono essere molto nocivi“…da un utilizzo eccessivo potrebbero scaturire una perdita di concentrazione e di memoria, una minore capacità di apprendimento ed un aumento dell’aggressività e di disturbi del sonno…” (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale).  Bisogna che i genitori conoscano quali sono i rischi per la salute e che, seppur risulta difficile impedire l’avvicinamento dei bambini piccoli allo smartphone, lo facciano cercando di limitare al minimo le occasioni specialmente nei primi tre anni di vita.

Come fare?

  • Chiedersi innanzitutto qual è il nostro atteggiamento nei riguardi di questo dispositivo: che utilizzo facciamo noi genitori dello smartphone? I figli come ci vedono utilizzarlo? Siamo noi a proporlo come “riempitivo” perché temiamo si annoino o per tranquillizzare il bambino? Non si vuole generalizzare né tantomeno demonizzare  nessuna scelta ma ci sono alcune considerazioni da fare: se anche per noi, indipendentemente dal motivo (lavoro, svago ecc.), l’utilizzo dello smartphone occupa la maggior parte del nostro tempo, il bambino osserverà  e apprenderà abitudini e comportamenti da ciò che vede, da ciò che noi facciamo. Se riteniamo sia meglio che il cellulare non faccia parte della sua vita già dalla tenera età, possiamo limitare al minimo l'utilizzo del dispositivo in determinati momenti in cui trascorriamo del tempo con lui.
  • Proporgli video o giochini per “riempire” determinati momenti può essere sconveniente, per prima cosa perché la nostra percezione e lettura della realtà è molto diversa da quella di un bambino, dunque quello che per noi è interpretabile come un momento “vuoto” non corrisponde quasi mai all’interpretazione di un bambino così piccolo il cui cervello è in piena evoluzione: proporgli continuamente video e/o giochini, magari per ottenere che lui faccia quello che gli stiamo chiedendo, significa porlo in una condizione di passività cognitiva ed emotiva, togliergli l’opportunità di sperimentare la sensazione della noia e dunque di mettere a frutto la sua creatività; significa inoltre tutelarlo dalla frustrazione e dalla rabbia, sentimenti ed emozioni fondamentali per il suo sviluppo.
  • Non proporgli continuamente e ogni giorno smartphone e tablet per intrattenerlo; l’immediatezza delle immagini,  suoni e colori, influenzano la produzione di dopamina (neurotrasmettitore del nostro cervello in grado di rilasciare una sensazione di benessere e di appagamento), per cui il bambino ricercherà  più facilmente  il video per ottenere gratificazione, e farà fatica a sostituirlo con altre attività.
  • Non lasciarli mai soli per lungo tempo davanti al tablet o allo smartphone, ma supportare e instradare sempre il bambino al suo utilizzo scegliendo applicazioni e  video adatti a lui utilizzando il parental control, filtri per età e per contenuti. Così facendo, questa rientrerà nelle possibili attività da fare insieme, come leggere un libro o fare un disegno e darà al bambino l’opportunità di integrarla nel ventaglio delle scelte possibili.
  • Controllare che i bambini usando il tablet  non passino continuamente da una cosa all’altra perché questo potrebbe creargli problemi di attenzione e concentrazione; dunque proporgli un gioco e o un video scelto da voi (con l’aiuto dei filtri tarati per l’età) e lasciare che il bambino si concentri solo su quello e per un tempo non troppo lungo.
  • Osservare se il bambino ricerca continuamente l’utilizzo di smartphone e tablet anche quando è insieme agli altri o quando è impegnato in un’altra attività; in questi casi è opportuno evitare di proporglielo per qualche tempo.
  • Evitare l’utilizzo di tali dispositivi durante un impegno comune (ad esempio durante i pasti) in modo da riservarci uno spazio e un momento che sia quanto più possibile “della famiglia”. Questa piccola regola deve ovviamente essere osservata prima di tutto dai genitori altrimenti tale scelta educativa perderà certamente di credibilità agli occhi dei figli.
  • Evitare di proporre l’utilizzo di questi dispositivi mentre i bambini sono insieme ad altri bambini per non rischiare che il bambino si isoli anche in presenza degli altri, elemento molto rischioso per l’acquisizione della capacità di socializzare.

Un possibile modo per trovare un equilibrio condiviso e condivisibile è quello di introdurre le nuove tecnologie in modo graduale nella vita dei propri figli considerandone sempre l’età e la maturità, cercando, inoltre, di offrire alternative e occasioni di socializzazione diverse dal mondo virtuale, anche confrontandosi con altri adulti in modo da poter fare rete con altri genitori. Il virtuale e il reale possono coesistere, ma l’uno non può e non deve sostituire l’altro. Fare un gioco insieme ad altri e fare un gioco da soli su tablet o smartphone stimola il cervello e il corpo in modo molto diverso e, in età evolutiva, è necessario acquisire consapevolezza di sé e dell’altro e questo è possibile solo attraverso le relazioni. Infine è importante chiederci sempre: qual è il nostro atteggiamento e la nostra opinione sul tema? Quali emozioni suscita in noi l’utilizzo di questi dispositivi: è appagante? Stimolante? Possiamo farne a meno? Qual è dunque l’esempio e il sistema di valori che inviamo ogni giorno ai nostri figli attraverso cui potranno orientarsi e predisporsi alla comprensione delle immense opportunità offerte dalle nuove tecnologie.

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Flavia Massimo laureata nel 2008 in Psicologia Clinica e dello sviluppo presso la Seconda Università degli studi di Napoli e specializzata in Psicoterapia ad indirizzo sistemico relazionale. Svolge a Napoli attività clinica privata; dal 2009 ad oggi lavora nel sociale per Associazioni ONLUS dove si è occupata di inclusione sociale per minori a rischio in ambito scolastico ed extrascolastico; è Esperto Formatore per i Diritti Umani e per i diritti dei bambini e adolescenti e ha svolto attività di formazione e prevenzione in progetti di inclusione sociale a Napoli e provincia e in alcune città della Romania. Attualmente lavora in un Programma di Save The Children Onlus in ambito scolastico per il quale si occupa di sostegno alla genitorialità e di educazione ai diritti umani e presso un Ente di formazione accreditato al MIUR per il quale svolge attività di formazione sulle Soft skills e sulla prevenzione del disagio giovanile rivolta a Docenti di Scuole di ogni ordine e grado.
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